Erano i fratelli Wachowski, i famosi registi di opere di culto come il film Cloud Atlas, la serie tv Sens8, e su tutti la trilogia di Matrix. Ora sono ufficialmente le sorelle Wachowski. Il primo a cambiar sesso è stato Larry che qualche anno fa, nel 2012, annunciò di essere legalmente diventato donna e di chiamarsi a tutti gli effetti Lana. Lo ha seguito adesso Andy chiedendo di essere chiamata d’ora in poi Lilly. La regista, che ha 48 anni, lo ha annunciato in una lettera al Windy City Times di Chicago, la sua città natale, dove ha spiegato di essere apertamente una donna da
diversi anni ma di non aver ancora fatto coming out perché non si sentiva ancora printa. “Mia sorella Lana ed io abbiamo ampiamente evitato la stampa. Trovo il fatto di parlare della mia arte noioso e frustrante e parlare di me stessa un’esperienza totalmente mortificante. Sapevo che a un certo punto avrei dovuto uscire pubblicamente allo scoperto. Sapete, quando si vive apertamente come una persona transgender è…un po’ difficile nasconderlo – racconta con una certa amara ironia Lilly nella lettera- Essere transgender non è facile. Viviamo in un mondo di genere binario in cui domina la maggioranza. Questo vuol dire che quando sei transgender devi affrontare la dura realtà di vivere il resto della tua vita in un mondo che ti è apertamente ostile. Io sono una delle fortunate. Avere il sostegno della mia famiglia e i mezzi per permettermi medici e terapeuti mi ha dato la possibilità di sopravvivere a questo processo. Le persone transgender senza sostegno, mezzi e privilegi non hanno questo lusso. E molti non sopravvivono. Nel 2015, il tasso di omicidi di transgender ha raggiunto un picco massimo in questo paese. Un numero orribilmente sproporzionato di vittime erano donne trans di colore”. Dopo questi dati sconcertanti la regista continua: “Queste parole, transgender e cambiamento di sesso sono difficili per me perché hanno perso entrambe la loro complessità nella loro assimilazione nel mainstream. C’è una mancanza di sfumature nel tempo e nello spazio. Essere transgender è qualcosa di largamente compreso all’interno dei termini dogmatici di maschio e femmina. E cambiare comunica un senso di immediatezza, un prima e un dopo da un termine all’altro. Ma la realtà, la mia realtà, e che io sono cambiata e continuerò a cambiare per tutta la vita, attraverso l’infinito che esiste tra maschio e femmina, così come esiste nell’infinito del codice binario tra zero e uno. Abbiamo bisogno di elevare il dialogo al di là della semplicità binaria. Il binario è un idolo fasullo”.
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