«Attualmente il settore della cybersecurity conta una carenza di addetti pari a circa 3,5 milioni di unità in tutto il mondo, in Italia ne mancherebbero circa 100mila».
E’ questo il dato fornito da Palo Alto Networks durante il I Cybersecurity Academy Conference tenutosi nell’Auditorium G. De Carlo del Monastero dei Benedettini di Catania.
L’evento si è svolto grazie all’impegno e all’organizzazione della Learning Academy di Catania, in collaborazione con i principali Istituti Tecnici Professionali della provincia, e l’Academy di Palo Alto Networks (USA).
Una giornata interamente dedicata agli studenti che hanno aderito con curiosità e interesse spinti dalla novità degli argomenti, dalle concrete possibilità occupazionali ma anche dal corso pomeridiano di introduzione ai concetti di Next Generation Firewalls e di Network Security.
I processi di trasformazione digitale da impiegare nel mondo della Pubblica Amministrazione e delle aziende private richiedono tantissima innovazione e garanzia di sicurezza, ma per mettere in pratica tutto questo “c’è la necessità di dotarsi di personale qualificato.
L’Academy Palo Alto (USA) forma i docenti, mette a disposizione strumenti di collaborazione, preparazione e formazione, dotando gli studenti di materiale e laboratori virtuali per sostenere il loro percorso di certificazione via via sempre più specifico.
Cybersecurity può sviluppare economia
Il Prefetto Alessandra Guidi, Vicedirettore Generale del DIS, si è rivolta agli studenti ed alle autorità presenti con un video messaggio incentrato sulla missione dell’intelligence: tutelare la sicurezza nazionale e garantire i fondamenti della democrazia del nostro Paese. Grazie a questo l’Italia può sviluppare la propria economia e tutelare i principi fondamentali della democrazia per i propri cittadini.
Per quanto attiene, in particolare, il cyberspazio, il compito dell’intelligence è quello di prevenire l’intervento di attori ostili, come l’azione di Stati che vogliono creare ingerenze nei processi democratici.
Quindi, stiamo parlando, in termini tecnici, di attività di raccolta informativa e di monitoraggio della minaccia nell’ambito della quale si sta registrando la presenza di proxy, ossia organizzazioni dietro cui si nascondono ben altre teste. Un nome su tutti può essere NoName057.
In aggiunta, il nostro Paese sta cercando anche di rafforzare la propria capacità di deterrenze nel dominio cibernetico. Al riguardo, l’ultimo strumento di cui si è dotata l’intelligence è il cosiddetto “contrattacco”.
Trattasi di una recente novella legislativa la quale attribuisce, al Presidente del Consiglio dei Ministri, il potere di autorizzare le agenzie di intelligence ad adottare misure di contrasto nel dominio cibernetico a fronte di una situazione di crisi ovvero di emergenza non fronteggiabile con la sola attività di resilienza.
L’innovazione tecnologica ha cambiato totalmente il mondo del lavoro: il 60% dei lavoratori di oggi sono impiegati in mansioni che nel 1940 non esistevano. La tecnologia ha inciso per quasi l’85% sulla crescita professionale creando benessere e opportunità, ecco perché bisogna guardare verso il futuro delle generazioni di oggi stimolando l’interesse dei giovani che diventeranno forza lavoro da domani.
Cybersecurity, gli interventi
Lo ha confermato il prof. Bernardo Palazzi, consigliere dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), nel suo intervento:
“Tutti siamo soggetti agli attacchi di cybersicurezza sia sotto il profilo professionale, ma anche nell’ambito personale, poiché tutti quanti utilizziamo dispositivi tecnologici, strumenti talmente pervasivi che ci espongono al rischio di attacchi informatici. Per questo è importante formarsi a tutti i livelli. La cybersicurezza non è solo un ambito tecnologico ma multidisciplinare. Servono ad esempio legali, esperti di comunicazione e di relazioni internazionali.
C’è una grande disponibilità di posti di lavoro in questo settore e studiare cybersecurity dà numerosi sbocchi professionali. L’Agenzia per la cybersicurezza nazionale sta collaborando con altre istituzioni italiane per sviluppare e armonizzare i programmi in cybersicurezza di ogni ordine e grado a livello nazionale”.
Ma tutta questa tecnologia ha i suoi lati negativi. Il primo a evidenziarli è stato il Magnifico Rettore dell’Università di Catania, Francesco Priolo, che ha dato il via ai lavori della giornata:
“Il tema di oggi è di fondamentale importanza perché grazie alla tecnologia viviamo un mondo sempre più interconnesso e in cui le informazioni viaggiamo velocissime. A noi, e a voi studenti, il compito di fare viaggiare le informazioni positive perché purtroppo c’è chi approfitta del web per rubare dati di ogni genere procurando ingenti danni alle persone, alle società e alle istituzioni.
Dobbiamo difendere la vita delle persone e in questo contesto Unict da anni è impegnato con i corsi di laurea in informatica e anche con dottorati e master di eccellenza nel campo digitale e della cyber sicurezza”.
Cybersecurity, i lati negativi
Lati negativi evidenziati da Marcello La Bella – Dirigente Centro Operativo Sicurezza Cibernetica Sicilia Orientale della Polizia di Stato – durante il suo intervento:
“Assistiamo a una fortissima ascesa di tutti i reati commessi online, reati il più delle volte tradizionali commessi solo tramite pc come le truffe online, il trading online, la pornografia minorile, le estorsioni. Abbiamo la necessità di formare i giovani per fargli capire che il mondo della cyber security e, per l’aspetto che riguarda la Polizia, del cybercrime ha bisogno di operatori sempre più capaci in grado di contrastare efficacemente le condotte criminali”.
Il Vaticano, nell’ambito della comunicazione digitale, si misura quotidianamente con i rischi concreti che vanno mitigati per garantire autorevolezza nella produzione dell’informazione e nella garanzia della certezza della fonte per chi ne fruisce.
A spiegarlo a pubblico e studenti c’era Stefano Carta, Responsabile Network Security, Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede.
Un settore, il suo, particolarissimo per i servizi che riguardano la comunicazione del Santo Padre (audio, video, stampa e social network), cioè l’evangelizzazione del Papa in termini telematici.
Una superficie di attacco eterogenea da proteggere, ma più in generale la necessità di una politica di Cybersecurity e di un approccio olistico.
Non è solo un tema per aziende e professionisti del settore, non è solo un problema tecnico ma anche etico.
È necessaria una cultura della Sicurezza che va disseminata a tutti i livelli, in primis agli utenti.
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