Alessio Puleo: “L’amore oggi? Di plastica”


“È giusto credere in se stessi, ma è doveroso restare con i piedi ben saldi per terra”. Con queste parole ha inizio il nostro incontro con lo scrittore palermitano Alessio Puleo in occasione della pubblicazione del suo secondo libro, Il mio cuore ti appartiene, edito da De Agostini, patrocinato dall’A.I.D.O e con la prefazione di Federico Moccia. Reduce dal successo editoriale La mamma dei  carabinieri realizza il suo secondo lavoro, diretto principalmente ad un target giovane, sensibilizzando i lettori sul tema delicato della donazione degli organi. “Da una lettura semplice ed immediata, come può essere un romanzo, è giusto diffondere un forte messaggio educativo”.

A poco più di un anno di distanza dal primo romanzo esce il 27 settembre in tutta Italia “Il mio cuore ti appartiene”. A cosa si è ispirato per scrivere questo lavoro?

Il mio cuore ti appartiene racconta una storia particolare, che ho deciso di scrivere quattordici anni fa. Ero uno dei tanti adolescenti che aveva dei sogni nel cassetto e, come tanti, sentivo il bisogno di scrivere; il tutto è stato ovviamente rielaborato e adattato ai tempi attuali, però la mentalità dei protagonisti è rimasta legata al tempo in cui pensai di realizzare il romanzo. Non è la solita storia d’amore, perché le varie vicissitudini dei protagonisti sono descritte in modo profondo ed essendo un sostenitore della donazione degli organi ho creato un qualcosa che parlasse di questa delicata problematica”.

In Italia, e in particolar modo al sud, si parla pochissimo della donazione degli organi. Come mai?

“È vero. La donazione degli organi è stato sempre un tema trascurato; tutto ciò ha messo in moto un meccanismo di paura assurdo. La gente tende a pensare che la donazione sia qualcosa di pericoloso e che provochi dolore o, addirittura, stimoli il medico a non curare doverosamente il malato in coma. Tutto ciò è causato da una forte ignoranza. Donare gli organi è qualcosa che riguarda tutti e attraverso il mio romanzo cerco di abbattere certi pregiudizi inutili”.

Nel suo libro parla di un amore puro e coraggioso, ma oggi i ragazzi come vivono l’amore?

“Oggi tutto è vissuto con minore intensità, l’amore è vissuto in maniera molto più leggera. Molti ragazzi s’innamorano dietro una tastiera senza sapere come è fatto realmente chi è che sta scrivendo. È un amore finto, oserei dire di plastica, rispetto a ieri. Si sono persi tanti valori e non si socializza più, tutto è diventato più freddo”.

La sua prima opera letteraria “La mamma dei Carabinieri” pubblicata prima con un piccolo editore siciliano, Navarra editore, e successivamente distribuito da  Longanesi  su tutto il territorio nazionale, è stato definito un caso letterario. Molti sognano di pubblicare i propri lavori e solamente una  minima percentuale riesce a farlo. Un consiglio da un sognatore che ha varcato le porte dell’anonimato vedendo realizzati i propri progetti.

“Io sono sempre stato, e lo sono ancora oggi, una persona con i piedi per terra. Sono convinto che l’umiltà premia sempre. La mamma dei carabinieri è nata inizialmente come sceneggiatura cinematografica, ma gli elevati costi di realizzazione non permisero la creazione del progetto. Decisi, senza abbandonare l’idea, di romanzare il tutto creando un prodotto editoriale. I libri non hanno le gambe e si muovono grazie alla tenacia degli autori; dobbiamo essere noi a promuovere il libro in modo da attirare l’attenzione, così com’è stato nel mio caso. Consiglio di non sognare mai troppo in grande, di non sentirsi mai arrivati in modo da non subire delusioni. Oggi si cerca in tutti modi di diventare famosi sbagliando spesso gli obiettivi da seguire. È giusto sognare e credere in se stessi, senza farsi travolgere dalle situazioni”.

La maggioranza delle persone non legge quasi più, preferendo perdersi nella vacuità dei reality o nei programmi spazzatura che la tv spesso ci propina. Come spingere la gente a far riassaporare il piacere della lettura?

“La società è distratta da troppe cose. I ragazzi preferiscono vivere la propria vita su facebook, piuttosto che leggere. Credevo, speravo che con l’avvento degli e-Book ci fosse stato un avvicinamento alla lettura, che la novità tecnologica avesse riportato in massa le persone a leggere, purtroppo non è stato così, non è cambiato nulla. Non so come finirà in questo particolare momento storico la vita dei libri e degli scrittori. Ci sono più scrittori che lettori, perché si è aggrediti da questa voglia di notorietà senza pensare alla qualità del prodotto. Gli italiani leggono poco, troppo poco, siamo in fondo ad ogni statistica, speriamo che presto avvenga la ripresa e si capisca che solo leggendo e di conseguenza conoscendo si può migliorare la nostra società”.

Articolo Precedente Fm Story: torna la maratona radiofonica
Articolo Successivo Aumentano i reati contro le bambine. Terre des Hommes lancia "Indifesa"

Scrivi un Commento

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *