Taormina è divenuta capitale degli chef stellati, ne ha ben tre: Piero D’Agostino de La Capinera, Massimo Mantarro de Il Principe Cerami ristorante del San Domenico Palace e Andreas Zangerl.
Incontriamo proprio quest’ultimo, l’austriaco innamorato della dieta mediterranea. Sorridente, alla mano e con un perfetto italiano.
Cosa le piace della Sicilia, e perché l’ha scelta come sua casa?
“Ma, in realtà è lei che ha scelto me. Ero venuto qui nel 1995 per poche settimane, dovevo dare un aiuto a dei cari amici, ma non sono mai ripartito, e conservo ancora in un cassetto, il biglietto del ritorno, che però ormai è inutilizzabile, ci dice sorridendo.
A quel tempo abitavo in Canada. Oggi il pensiero di lasciare Taormina ed il suo mare, mi fa star male. E se ho voglia di neve, com’è nel mio Tirolo, salgo sull’Etna”.
Dunque non le manca nulla…
“L’unica cosa che un po’ mi manca del mio paese è la carne. In Sicilia oltre il suino nero dei Nebrodi, o la carne modicana non c’è molto, e anche le eccellenze vengono poco valorizzate. Devono usarsi solo prodotti doc, creati nella vera zona di appartenenza”.
Ci racconti un po’ la sua cucina…
“La mia cucina, sembra paradossale, ma è tipica siciliana. Certo è rivisitata, ma gli ingredienti sono veraci. Alle volte mi arrabbio con i fornitori, perché credono che non sappia riconoscere il buon prodotto siciliano. Invece so riconoscere bene sia il buon prodotto che il buon fornitore, tant’è che cambio sempre chi cerca di prendermi in giro.
L’olio siciliano è qualcosa di eccellente, che si sposa con tutto. E poi cosa dire del pesce, qui c’è una varietà che ti consente di creare piatti gustosi ma leggeri e sempre differenti”.
Molta gente viene qui per lei. Come spiega ciò?
“Non sta a me dire se sono bravo. Sicuramente sono buono (ride ndr), intendo, faccio piatti saporiti. Certamente, essere stellato, è positivo per l’immagine. Ma ciò che noto oggi è più consapevolezza da parte del cliente. Oggi è vero che si viene al ristorante per divertirsi e non per necessità. Anche se non vi è conoscenza del settore, vi è curiosità, perciò io spiego ai miei clienti cosa mangiano.
La mia cucina, sicuramente è influenzata dalle mie esperienze estere, ma non seguo le mode, poiché ogni cibo ha una sua storia”.
Qui in Sicilia si è mai sentito trattato da straniero?
“Assolutamente no, tutt’altro. Forse sono trattato meglio degli chef italiani. Ma l’invidia è anche positiva, continua a farci avere la voglia di crescere. Poi qui mi sono anche sposato. E in fondo anche lo stesso Goethe diceva che Taormina era “un lembo di paradiso sulla terra”.
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