Si intitola “Timor Sacro” e ha tutte le carte in regola per diventare un caso editoriale, pubblicato a settembre da Bompiani è il romanzo inedito di Stefano Pirandello, figlio del premio Nobel. “E’ il romanzo di tutta una vita – afferma la studiosa Sarah Zappulla Muscarà- e già dal titolo si allude al timore reverenziale nei confronti del padre. Fortemente autobiografico, racconta la vicenda esistenziale di Simone Gei, alter ego di Stefano. Sullo sfondo il fascismo, la guerra in Albania, a ritroso anche il risorgimento italiano. Tra le pagine del libro ritroviamo Savinio, Alvaro, Bontempelli, ma anche Pasolini, Bottai, Balbo, Ciano e Interlandi e tutta la tensione politico-intellettuale tipica di quegli anni, i rapporti all’interno della famiglia Pirandello, con il padre Luigi, la madre Antonietta, i fratelli Fausto e Lietta, la moglie Olinda e i figli. Ma è soprattutto un romanzo sull’arte di scrivere un romanzo, con tutta la vanità, le incertezze, il tormento, il furore tipico dello scrittore alle prese con la sua creatura. Così Stefano Pirandello si è liberato artisticamente della figura ingombrante del padre.” Di questo evento editoriale ci parla anche Mario Andreose, Direttore editoriale della Rcs libri, uno dei personaggi più influenti nel panorama letterario italiano per aver intrattenuto collaborazioni con scrittori del calibro di Alberto Moravia, Leonardo Sciascia, Ottiero Ottieri, John Irving, Milan Kundera, Gesualdo Bufalino, e successivamente con Pier Vittorio Tondelli e Bret Easton Ellis. Ma è soprattutto con Umberto Eco che ha avuto rapporti di amicizia e di lavoro, essendo attualmente il suo editor personale. Nel 1982 quando subentrò a Raffaele Crovi nella direzione editoriale della Bompiani portò avanti una serie di importanti iniziative, tra cui la collana dei Classici. Nel giro di un anno sono previste delle pubblicazioni di prestigio per la letteratura siciliana.
Dottor Andreose, ci può dare delle anticipazioni?
“Oggi pubblicare esordienti, o quasi esordienti, o insoliti esordienti come Stefano Pirandello, rappresenta una grande scommessa per un editore come Bompiani. È innanzitutto una voce che proviene dal passato e l’esito di questa sfida dipenderà molto dalla nostra capacità di promuoverlo adeguatamente, e di farlo conoscere a chi si aspetta da Stefano Pirandello una prova insolita. Perché noi abbiamo pubblicato recentemente, con una discreta risposta del mercato, le sue opere teatrali, quindi spetta a noi creare attorno a questo evento letterario una visibilità tale in modo che il lettore se ne accorga. Certo, l’autore, ha vissuto la pesantezza di un cognome importante, anche se ho notato, leggendo una corrispondenza epistolare intercorsa tra lui e Valentino Bompiani, che gli era molto amico, come l’editore lo incoraggiasse a superare i momenti di difficoltà e a concentrarsi sulla sua attività di scrittore e autore teatrale.”
Ma questa non sarà l’unica chicca siciliana, entro un anno Bompiani pubblicherà nella collana “I Classici”, l’opera completa di Ercole Patti (sempre a cura di Sarah Zappulla Muscarà), lo scrittore catanese ingiustamente oblìato, anche se recentemente lo stesso editore ha pensato bene di riproporre nei tascabili le opere più importanti dell’autore di “Un bellissimo novembre” di cui la grande sceneggiatrice Suso Cecchi D’Amico affermava: “Patti era un vero siciliano, un signore d’altri tempi con un forte temperamento caratteriale…”.
Un’altra operazione culturale importante.
“Ci sembrava doverosa dopo la ripubblicazione delle sue opere maggiori, grazie all’interesse di Sarah Zappulla. Ercole Patti merita di essere conosciuto da un pubblico più vasto, che non sia spinto dal solito clamore provocato dall’accostamento con Vitaliano Brancati. Io stesso, per motivi anche generazionali, in passato non lo avevo preso molto in considerazione, accostandolo ad un’area regionale che per me aveva già i suoi nomi, dunque la mia percezione di Patti era quella di uno scrittore che dopo Brancati aveva colto il tipo e il paesaggio siciliano nei suoi aspetti più sensuali e passionali, senza coglierne allora la profondità, anche se mi aveva colpito. Questa sarà un’operazione di riscatto che lo riconsegnerà al grande pubblico dei lettori”.
Mario Andreose ha avuto il privilegio di lavorare a fianco di alcuni grandi scrittori, anche con i nostri Bufalino e Sciascia. Che ricordo ha di loro?
“Con Bufalino c’era un rapporto di grande intensità ed amicizia, ricordo ancora uno dei nostri primi incontri in un albergo veneziano a fianco di Elisabetta Sgarbi. Il suo spaesamento iniziale, anche se reduce dell’affermazione al Campiello, si tramutò presto in un grande rapporto di fiducia e collaborazione che culmineranno con il trionfo allo Strega con lo straordinario “Le menzogne della notte”, pubblicato da Bompiani. Quando gli capitava di venire a Milano, raramente e per problemi di salute, io ed Elisabetta rappresentavamo la sua famiglia…al di là della sua produzione letteraria ci legava una grande amicizia e stima. Chiacchierare con lui di libri e di cinema era un continuo arricchimento…”
E Leonardo Sciascia?
“Sciascia approdò da noi molto tardi, dopo un processo di avvicinamento durato molti anni. Ci fu prima un lungo dialogo intellettuale che sfociò nell’accordo con Bompiani dopo tre fatti decisivi nella vita del grande scrittore siciliano: la morte del suo agente letterario, Erich Linder, di cui si fidava ciecamente, un’importante crisi economica all’Einaudi, e l’abbandono della Sellerio. Queste tre circostanze lo fecero approdare nel nostro gruppo, e lui scelse Adelphi. Purtroppo l’inizio del nostro rapporto coincise con l’inizio della sua malattia… a lui si deve la riscoperta di Brancati e Savinio, perché Sciascia, oltre ad essere un grande scrittore, possedeva un eccezionale intuito”.
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