Antonio Albanese è tornato in Sicilia dopo 10 anni, portando con sé i suoi “Personaggi”. Ha fatto tappa a Catania, a Ragusa e sta concludendo in questi giorni il suo tour a Palermo per partire poi alla volta della Puglia dove si concluderà una tournée teatrale durata due lustri.
Dieci anni lontano dai palcoscenici siciliani? C’è un motivo?
“Diciamo che non ho fatto solo teatro ma anche cinema. Ho girato miei film e quando fai un film tuo, la preparazione è lunga, può durare anni. E poi, dico la verità, credo sia stata anche una questione logistica: per questo spettacolo ci muoviamo in nove. Però vi assicuro che premevo molto per venire al sud. Dai, ve lo devo dire: sono veramente legato a questa terra. I miei genitori erano di Petralia. Io sono figlio dell’emigrazione. Mio padre non era notaio né intellettuale, il suo non è stato un capriccio culturale, doveva trasferirsi per lavoro. Però io sono stato tatuato dai racconti di mio padre, dall’amore per la sua terra. Ne ha sempre sofferto, ha sempre avvertito la nostalgia”.
In questo spettacolo racchiude 25 anni di carriera. Cosa c’è dentro?
“Ho scelto i personaggi più rappresentativi, ho voluto portare con me Epifanio, un ingenuo e pieno di sorprese. Anche lui, come è successo a me, lascia il suo paese. Io lasciai Lecco per studiare a Milano. Poi c’è Alex Drastico, un siciliano che non si è mai adattato. Non posso non raccontare di un nord vorace. E, ovviamente, c’è anche Cetto la qualunque, un personaggio che è sempre stato erroneamente catalogato in Calabria. Quando lo abbiamo ideato con i miei autori abbiamo semplicemente utilizzato un carattere. Ma Cetto la qualunque è ad Aosta, a Ragusa, a Verona o a Milano. È il prototipo di una politica ignorante, cattiva che, raccontata così, diventa ridicola”.
25 anni di carriera sul palco scanditi dai suoi personaggi. Sembrerebbe un bilancio. Dal momento in cui la tournèe si chiude, Antonio Albanese volta pagina?
“Che bella domanda. I miei personaggi sono un po’ come un disco. Sono raccolte di pensieri sviluppati in molto tempo. Non so se considerarlo un bilancio. Per il futuro posso dire che stiamo già lavorando sul nuovo spettacolo, ma è un percorso lento, dobbiamo individuare il tema. Non mi do fretta perché mi piace sviluppare il lavoro come dico io. Per il momento chiudiamo il tour, poi si vedrà”.
Concediamoci un po’ di sano campanilismo. Cosa le piace fare o mangiare quando è in Sicilia?
“Non ho dubbi: mangiare un arancino, anzi pranzare con due arancini e un cannolo. Qui ho degli amici che mi portano in giro. Quindi faccio un po’ anche il turista e rivedo con piacere la terra di mio padre”.
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