Ciccio Sultano: “In cucina non abbiate paura di sperimentare”


“Quando mangi un piatto devi sentire i sapori e gli odori del luogo che desidera esprimere”, questa è la filosofia di Ciccio Sultano, torinese per sbaglio, ma, come lui tiene a precisare, siciliano “sinu all’ussu”.

Il pluridecorato Chef non l’abbiamo incontrato a Ragusa Ibla, dove con Angelo Di Stefano  gestisce il Ristorante Duomo,  ma a Catania per la terza edizione di “A Cena con Lo Chef“, organizzata dal Sale Art Cafè di Andrea Graziano.

Ciccio Sultano è novità e tradizione, e chi gusta le sue creazioni, sa che assaggia un pezzo d’Isola, miscelata da colori e sapori dati dalle varietà delle popolazioni che hanno contaminato l’intera Sicilia.

Sultano però oltre ad essere uno Chef apprezzato fin oltreoceano, sa anche essere uomo di marketing. Ha ben compreso che il consumatore è attento, e che desidera un approccio non distante dal proprio mondo.

 

E nata così Q.B. la scuola di cucina che avvicina il cliente curioso alla cucina stravagante e antica dello Chef. 

Sultano, coadiuvato dal suo staff, ospita in casa propria i corsisti e spiega loro come la Sicilia diviene piatto da gustare.

“Non basta una vita da cuoco per esprimere la cucina sicula, fatta di varianti e unicità, l’alta cucina non deve spaventare o sembrare distante, da qui l’idea di creare i corsi, e ancor più di effettuarli all’interno della mia casa”.

Obiettivo di ogni corso non è solo la  preparazione di ricette, ma anche estetica dei piatti e abbinamenti vini.

Ci dice Sultano che oggi mangiare alimenti sani e comprenderli è fondamentale.

“Non bisogna aver paura di sperimentare, poiché l’innovazione di oggi è memoria per il futuro. Bisogna avere il coraggio di farlo”.

Si ferma e pensa. Poi fa una confessione.

“Nel menù questo piatto non c’è ancora – sto per conoscere un segreto della Variante Sultano – come ben si sa adoro la cucina popolare che si mescola con il baroccheggiante, e allora ho creato un piatto con il sapore che più preferisco, l’agnello. Gli ingredienti sono il polmone di agnello e la seppia, terra e mare che si sposano”.

Sorridendo, racconta che il nome è nato chiacchierando con Roy Paci davanti a un buon vino. Ovviamente non posso non chiedergli il nome di questo piatto non ancora conosciuto.

Mi risponde con naturalezza: Transomanza Marina.

Già era ovvio. Accumulazione di luoghi e materia. Tipico della cucina di Ciccio Sultano.

Ci salutiamo come vecchi amici, e io penso se i corsisti avranno mai la stessa logica stravaganza.

Articolo Precedente Il teatro in versi di Salvatore Camilleri
Articolo Successivo Premio "Ancl in Rosa" al Platamone

Scrivi un Commento

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *