A tu per tu con Giuliana La Manna, pivot della Rainbow Catania, classe ’93, catanese doc. Campionessa d’Italia Under 15, promessa della Nazionale, rimane ferma un anno con la Lazur, per poi entrare a far parte definitivamente alla Rainbow. Solo una breve pausa nell’anno 2010/2011 per vestire la maglia in B1, dell’Olympia Reggio Calabria, ma rientra subito dopo nella città dell’elefante. La stagione 2013/2014 la vede protagonista anche in serie A2 con l’Olympia 68 Catania, anno di soddisfazioni personali e di crescita.
L’intervista a Giuliana La Manna
La Rainbow è a 16 punti con 9 partite giocate, insieme alla Viola, che ne ha giocate 10, e con lo scontro diretto contro le reggine a favore. A questo punto del campionato, visti i risultati, si può fare una prima considerazione sul cammino della Rainbow. Secondo te, quante possibilità ci sono di raggiungere gli obiettivi prefissati all’inizio del viaggio dalla società?
«Quest’anno, pur avendo all’interno della squadra meno icone di riferimento e di grande esperienza, la Rainbow a mio avviso sta facendo un percorso di crescita maggiore rispetto all’anno precedente. Partita dopo partita, giochiamo sempre più di squadra, ed ognuna di noi sta prendendo consapevolezza dell’importanza del proprio contributo all’interno del gruppo; tutte siamo importanti, tutte con l’obiettivo di migliorarci. Partendo da questa consapevolezza e voglia, le possibilità di arrivare fino alla fine e vincere sono tante. Starà a noi, se dovessimo arrivare all’ultima fase, molto più ardua per la tipologia di squadre che ci aspettano, affrontarla con più maturità ed esperienza, dopo aver sfiorato la vittoria l’anno passato».
Parliamo di Giuliana. La tua settimana tipo?
«Durante la settimana le mie giornate trascorrono tra le attenzioni per il mio cane, gli impegni universitari, quelli lavorativi e soprattutto gli allenamenti, che occupano buona parte di tutti i pomeriggi. Se decido di uscire la sera, scelgo di andare al cinema o di andare a mangiare sushi in centro. Il sabato esiste solo la partita, e la domenica, mi piace fare delle piccole gite sempre alla scoperta della mia splendida Sicilia. Sono felice di come trascorre la mia vita , dei miei interessi e delle persone che ho scelto di avere accanto e che amo».
Descriviti come giocatrice. In che ruolo giochi, quali sono i tuoi punti di forza e quali i tuoi punti deboli?
«Ho sempre giocato da 5, ma da qualche anno il mio ruolo sta diventando il 4, o meglio dovrei dire, sto cercando di diventarlo; devo migliorare il tiro e devo imparare a passare la palla con maggiore precisione, ma soprattutto, devo crescere sotto il punto di vista della mentalità: sto lavorando sulla mia intensità molto altalenante. Ho una buona visione di gioco, dei discreti movimenti sotto canestro, mi muovo bene sulla linea di fondo».
Cosa ti aspetti da questa stagione a livello personale?
«Voglio superare i miei limiti. Il mio obiettivo principale su cui lavoro ogni giorno al campo è quello di diventare una giocatrice professionale, è tutta questione di mentalità, decidiamo noi cosa o chi vogliamo essere».
Visti i tristi fatti accaduti al PalaGalermo, vittima di atti vandalici incomprensibili, quanto può influire sul rendimento di una squadra e di una società come la Rainbow, non avere il proprio campo a disposizione, la propria “casa”?
«E’ inutile negare il fatto che aver cambiato palazzetto ci abbia all’inizio spiazzati. Il PalaGalermo è sempre stato la ”casa” della Rainbow. E’ stato angosciante vederlo ridotto in quel modo questa estate ed è ancora più triste il fatto che ancora non sia stato rimesso a posto; il campo è un luogo sacro per chi pratica sport, è la seconda casa, si riconoscono le luci, gli odori e i colori.
Adesso abbiamo reso casa il Pala Catania, e non penso che aver cambiato campo possa influire sulla nostra prestazione; ma sicuramente, quello a cui auspichiamo, è avere la gestione di un palazzetto all’interno del quale potersi organizzare ed aver orari in qualsiasi momento del giorno, per gli allenamenti di tutte le categorie della società e anche e soprattutto individuali, per il miglioramento della singola giocatrice».
Scrivi un Commento