Una simpatia coinvolgente e un carattere solare ed ironico, per nulla macchiato dal successo e dalla fama, sono i punti di forza di Claudio Gioè noto al grande pubblico per le numerose fiction televisive di successo come “Il capo dei capi”, “Squadra Antimafia”,“Il XIII Apostolo”, mentre per il grande schermo lo ricordiamo ne “I cento passi”, “La meglio gioventù” e protagonista in questi giorni con “La mafia uccide solo d’estate”.
Premiato per la sezione Cinema alla XXI edizione del Premio Maugeri – Amenano d’ Argento prima che inizi lo spettacolo, nei camerini del teatro Abc tra un pasticcino e una sigaretta, conosciamo meglio il noto attore palermitano.
Tra poco in tv vedremo la nuova serie del “XIII Apostolo”, una fiction innovativa per i tanti effetti speciali utilizzati. Quali saranno le novità di questa nuova edizione?
“Questo nuovo capitolo, secondo me, è più interessante del primo. Mi è piaciuto molto di più. Le novità sono tante come un uso ben fatto e sicuramente migliore degli effetti speciali. Nella prima stagione abbiamo incontrato delle difficoltà oggettive, perché siamo stati i primi in Italia ad esplorare questo mondo ed abbiamo pagato l’inesperienza della nostra industria. Il successo ottenuto è stato tanto e il pubblico ha stimolato un po’ tutti dalla produzione al cast sino ad arrivare alla regia a cimentarci di nuovo in questa serie e, soprattutto, a fare meglio. Senza esagerare credo che stavolta la differenza si noti”.
Padre Gabriel il protagonista del “XIII Apostolo”, personaggio da lei interpretato con grande intensità e bravura, è un personaggio controverso, scomodo e particolare per certi versi. Nella sua carriera non ha mai interpretato un buono. Come si trova nelle vesti dei tanti spigolosi ruoli a cui ha dato vita?
“Non esistono persone interamente buone o cattive. Mi piace affrontare questi ruoli dalla personalità complessa e particolare. Ho dato vita spesso a dei cattivi, che a volte hanno mosso il pubblico verso la compassione. È molto complicato comprendere gli esseri umani ed interpretare un personaggio è sempre una sfida nuova. Padre Gabriel è un uomo pieno di dubbi, di contraddizioni che scopre di avere poteri soprannaturali le cui certezze vengono totalmente sconvolte quando prende coscienza del suo amore per la psicoterapeuta”.
Il suo nome, il suo volto per il grande pubblico è immediatamente associato alla fiction “Il capo dei capi”. La sua interpretazione è stata seguita anche da Totò Riina, il quale ha definito portentosa la sua realizzazione scenica.
(ride)
“Non so se veramente Riina si sia espresso in tale maniera, potrebbe essere una costruzione dei suoi legali. Questo complimento non mi tange più di tanto anche perché ovviamente non posso ricambiare la gentilezza. Il pubblico che segue una serie televisiva è eterogeneo e non posso fare altro che prenderne atto. Sono contento, a prescindere da questo particolare commento, che il pubblico abbia apprezzato il mio lavoro e per chi fa questo mestiere non c’è soddisfazione più grande”.
Da siciliano e da cittadino italiano, a prescindere dal successo ottenuto, non ritiene che sia stata data tanta importanza ad un personaggio così negativo?
“La fiction “Il capo dei capi” non è stata dedicata solo alla storia del boss mafioso, perché parla di un periodo importante del nostro Paese che s’incrocia tragicamente con gli avvenimenti mafiosi. Ci sono stati personaggi come Hitler o Mussolini a cui la cinematografia ha dedicato ampio spazio, perché fanno parte della nostra storia. Non penso che non si debbano dedicare film o serie tv a personaggi cattivi. È importante capire come nella finzione siano descritti gli aspetti della quotidianità familiare in cui, nel caso de “Il capo dei capi”, essere fedele alla moglie o fare una carezza ai figli non impedisce al protagonista di programmare ed attuare omicidi delineando così una personalità malata e psicologicamente inaccettabile”.
Palermitano che per motivi lavorativi si trasferisce a Roma e vive la propria vita lontano da casa. Cos’è Palermo per Claudio Gioè?
“La Sicilia, Palermo per me sono delle grandi occasioni mancate per poter vivere in una terra straordinaria come la nostra senza attualizzare e concretizzare le tanti potenzialità che abbiamo. Questo non è stato, purtroppo, possibile per il mio settore e mio malgrado sono andato via, perché per chi fa o decide di fare questo mestiere Roma è una scelta obbligata. Mi manca molto sapere di non poter tornare qui e rimanerci, perché la situazione, come nel resto dell’ Italia, è peggiorata. È un pensiero amaro, perché non riusciamo a scrollarci di dosso tutte quelle regole mentali di cui noi siciliani in particolar modo siamo circondati”.
C’ è un film da lei interpretato a cui è più legato?
“I cento passi. È stato un film che ho amato molto e mi ha dato tanto. Ogni volta che lo vedo mi commuovo”.
Cosa le piacerebbe fare che ancora non ha fatto?
(ride)
“Una commedia. Mi piacerebbe un ruolo divertente”.
Cosa consiglia Claudio Gioè a tutti quei ragazzi che hanno intenzione di percorrere il suo stesso cammino lavorativo?
“Cambiate lavoro! ovviamente scherzo … (ride). Per fare questo lavoro è fondamentale la passione senza amore non si va avanti, perché in questo momento è tutto da inventare. Ci sono troppi buchi neri in questa professione e il momento non è buono per nessuno. I budget a disposizione sono sempre inferiori e per andare avanti dovremmo escogitare tutti qualcosa. È fondamentale sapere che è necessario essere pronti ad una lotta durissima per poter emergere”.
Prossimi impegni lavorativi?
“Tanti. A gennaio su canale cinque andrà in onda “Il XIII Apostolo”. Inoltre sto girando in questi giorni, sempre per canale cinque, un thriller prodotto da Pietro Valsecchi con Giulia Michelini ed Andrea Sartoretti e l’amico catanese Mimmo Mignemi, mentre nel prossimo ottobre uscirà anche un’ opera prima con Pierfrancesco Favino”
Bravissimo attore,non vedo l’ora di guardare la nuova serie sono tre anni che ti seguo,un giorno spero di incontrarti.
Ciao:)