Consolo: “L’individuo creativo deve creare non pensare”


 

Ha perfettamente ragione Salvatore Silvano Nigro quando, scrivendo sulle pagine del domenicale de Il Sole24Ore, di Vincenzo Consolo, appena scomparso, annovera lo scrittore  come l’ultimo maestro della triade siciliana formata da Sciascia, Bufalino e dallo stesso scrittore di Sant’Agata di Militello l’unico italiano vivente – come ha ricordato l’amico Domenico Cacopardo – al quale la Sorbona abbia mai dedicato un convegno.

Al posto dei soliti coccodrilli – assai puntigliosi, ma assolutamente privi di anima – abbiamo voluto offrire ai nostri lettori un aspetto più concreto di Vincenzo Consolo riportando l’intervista realizzata con lui dopo la creazione di una delle stanze dell’Atelier sul Mare di Antonio Presti a Tusa – LUNARIA. CONTRADA SENZA NOMEche porta insieme alla sua, la firma degli architetti Ute Pika e Umberto Leone. La stanza prende il nome dall’omonima favola teatrale di Vincenzo Consolo. Narra la storia di un viceré malinconico e della caduta della luna.

“La stanza – dice Consolo – è una metafora del disfacimento del potere, ma anche della cultura e della poesia come illusione necessaria contro la precarietà della vita, capace di rinascere sempre in luoghi imprevedibili e in forme nuove e pure.”

 

 

Per la sua realizzazione sono stati utilizzati due tronchi di ulivo che sono stati sezionati longitudinalmente ricavandone diciannove sculture. Le prime cinque, installate lungo le pareti del corridoio, sono il sentiero che conduce alla stanza, la “Contrada senza nome”, dove al centro, nella forma tonda del grande letto, troviamo la luna. Lungo il perimetro della stanza, sono stati collocate sette “libri giganti”,  alti tre metri, le cui pagine sono sculture tagliate in sezioni molto sottili e montate in modo da formare le pagine di un grande libro, che il visitatore è invitato a sfogliare e leggere lasciando che siano le venature, i buchi, le spaccature, i grovigli dei nodi a raccontare, creando dei continui rimandi  tra l’ulivo simbolo di saggezza e il libro, veicolo per antonomasia di diffusione della Conoscenza.

Com’e’ nato questo sodalizio con Presti e l’idea di questa stanza?

“Ho conosciuto Antonio Presti durante una mostra alla Stesicorea (la Casa della Poesia di Piazza Stesicoro a Catania, ndr). Ho scoperto una persona magnifica. Vengo da un paese dove è applicata la discriminazione, il terrore e dove conosco da vicino le situazioni nelle quali l’individuo non ha una voce, sopraffatto da quella dell’ignoranza che si trasforma materializza in violenza. La “resistenza” che ho percepito in Antonio si nutre di valori diversi”.

Come può  inserirsi un artista in un mondo privo di coscienza di brutture?

“Il ruolo dell’individuo creativo nella società è quello di non pensare strategicamente ma di creare. Quando parlo dell’emergenza, parlo di agire in questo momento della storia. Il ruolo è responsabilizzarsi nella nostra società, di mettere in discussione le complessità e le diversità presenti al suo interno”.

Da dove trae la tua ispirazione artistica?

“Gli stimoli che arrivano dalla realtà in cui vico mi investono in quanto uomo prima che come artista. Le incapacità economiche e sociali, le ingiustizie, l’arroganza, tutto prodotto dall’ignoranza. Io agisco come uomo sensibile. Vengo da una mentalità priva di raziocinio, da un contesto in cui si applicano l’intuizione e l’istinto”. 

Ci può fare una descrizione della stanza?

“Il mare che la natura che circonda l’atelier sono più forti di ogni creatività. Per me era molto importante realizzare qualcosa di intimo, lasciare la natura fuori dall’architettura della stanza stessa. Dal punto di vista umano ho pensato ad uno spazio di condivisione, in cui le due stanze condividono una spazio meditativo e riflessivo. Questi due spazi meditativi offrono alla gente, la condivisione dello spazio e della conoscenza. Ho cercato di creare uno spazio intimo, tutti gli elementi dentro sono ibridi: la stella di Davide, vetrate della chiesa, tappeti afgani, lampade marocchine, sauna finlandese, colori siciliani, taglio architettonico arabo, mettendo in risalto la cultura siciliana stessa. L’acqua è volutamente un elemento centrale perche rappresenta una ricchezza necessaria alla vita che in quanto tale va condivisa e non posseduta. Inoltre unisce perche e vita primordiale, purezza, uguaglianza, natura e bellezza”.

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