Donne di Mafia, la pièce teatrale tratta dalla “Trilogia della Malavita” del giornalista calatino Angelo Mancuso, dopo il debutto di Caltagirone, sarà rappresentata per la prima volta a Catania il 23 aprile, ore 21, al Piccolo Teatro. Una messa in scena in cui si racconta “cosa nostra” con gli occhi, il cuore e la passione delle donne siciliane. Un spettacolo Donne di mafia che si propone di
descrivere le diverse facce del fenomeno mafioso con decisione ed interesse sociale. La regia e l’adattamento teatrale sono stati affidati a Gianni Scuto. In scena: Nellina Laganà, Cettina Bonaffini, Marcella Marino e Antonella Scornavacca accompagnate da Loriana Rosto, Mario Sapienza, Gianni Fontanarosa, Giuseppe Carbonaro e Raffaele Alemanno.
Donne di mafia raccontato da Nellina Laganà e Gianni Scuto
Nellina Laganà protagonista di uno dei tre atti unici. Ci racconta come sarà strutturato l’intero spettacolo e su quali basi si muove?
“È un lavoro che narra in chiave poetica il dolore, la sofferenza delle donne che vivono in prima persona il fenomeno mafioso. Sicuramente non è uno spettacolo facile ma di grande impegno emotivo e professionale, perché tocca delle corde emotive molto particolari tentando di smuovere le coscienze”.
Novità di questo testo parlare della mafia da un posizione diversa…
“Sono storie vere ispirate a fatti di cronaca realmente accaduti, ma non c’è alcun riferimento specifico. Le tre donne fanno parte dell’identità culturale della mafia ma sono perfettamente inserite nel contesto criminale, perchè in alcuni casi subiscono e in altre comandano. È un soggetto attuale, al di là del fenomeno criminologico, perché descrive la mentalità e il modo di pensare radicato nella mente di molti che arriva addirittura a legittimare la mafia. Ogni atto unico potrebbe essere rappresentato separatamente, poiché è enorme la forza emotiva che trasmette”.
Qual è stata la scelta registica adottata?
“Ho preferito – continua Gianni Scuto – dare spazio ad un contesto più poetico lasciando però intatti il dolore e la drammaticità provata dalle tre protagoniste sulla scene. Nel primo atto ci avviciniamo alla tragedia greca, invece il secondo è strettamente legato al testo fino ad arrivare all’ultimo momento in cui la vera protagonista è la parola. Ogni momento dello spettacolo è diverso e mai uguale con un ritmo intenso che lascia spazio alle emozioni e ai sentimenti”.
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