Il consiglio direttivo di Siciliaruciruci ha deciso di premiarla per la professionalità e il serio impegno nella partecipazione del corto siculo Campa Cavaddu, come miglior attrice professionista; lei, Fina Sciuto, ha infatti un’esperienza teatrale quarantennale, ma il suo primo amore resta l’insegnamento. Docente di Filosofia a Leonforte e creatrice dell’Associazione culturale teatrale Nuovo Sipario, Fina Sciuto continua ad educare sia a scuola che al teatro, cercando di trasmettere e non far disperdere la bellezza e l’importanza della Sicilianità, non a caso titolo del suo ultimo spettacolo.
Intervista a Fina Sciuto
Perché ha deciso di partecipare al cortometraggio Campa Cavaddu?
La produzione del cortometraggio rientra nel progetto di Giovanni Battista Pollina, Cinema e sicilianità, che punta al recupero del dialetto e di un senso d’appartenenza alla sicilianità, oggi sicuramente meno sentito. Attraverso un confronto tra ieri e oggi e i loro rispettivi valori, il cortometraggio punta l’accento sull’amicizia, l’amore e alla sincerità di questi rapporti antichi, forse, ai giorni nostri, andata dispersa. Campa Cavaddu mantiene uno stile molto semplice, scevro da intellettualismi, tende infatti ad essere nazional popolare. Ricerche e modi espressivi che sono senza dubbio attinenti alle mie idee e all’ultimo spettacolo, Sicilianità, messo in scena nelle scuole e nelle piazze di Leonforte, dalla mia compagnia teatrale Nuovo Sipario. All’inizio ero titubante, più che altro per la distanza: il corto è stato infatti girato a Buseto Palizzolo (TP), precisamente in un antico baglio, che con i suoi antichi cortili, utensili, botti, fontane, è stato davvero una location ideale. Per fortuna alla fine ho accettato l’invito, e ho lavorato, oltre gli altri figuranti, con Sara Favarò, attrice, cantante, ballerina, artista poliedrica, Enzo Rinella, celebre attore dello Stabile di Palermo, e Dario Tindaro Veca, interprete tra l’altro della fiction Il Giovane Montalbano, tutti stretti collaboratori di Pollina. E così, inaspettatamente, è arrivato questo bellissimo premio, una ceramica di Michela Sardisco.
Perché inaspettatamente?
Perché, nonostante io abbia una quarantennale esperienza teatrale, continuo a reputarmi un’insegnante più che un’attrice. Come afferma la mia amica Lucia Sardo: il teatro è una resistenza contro le intemperie della vita. Amo il teatro e il suo messaggio educativo e per questo ho fondato Nuovo Sipario. Da anni accarezzavo l’idea di un’associazione che mi desse la possibilità di allargare gli ambiti di realizzazione del lavoro teatrale e culturale, e mi auguro che questa mia iniziativa possa essere un ulteriore volano di crescita, soprattutto per i giovani che tanto mi stanno a cuore e per i quali ho speso tante energie e a cui voglio continuare a dedicare il mio tempo lavorando con loro, anche se in un contesto più ampio, rispetto a quello specificatamente ed esclusivamente scolastico, finora da me utilizzato. Il teatro resta una forma di educazione estetica, i ragazzi dovrebbero, infatti, educarsi fin da subito alla bellezza. Come ribadisco quando spiego il Romanticismo in classe: l’arte è l’unico mezzo finito che aiuta a tendere verso l’infinito.
All’interno della compagnia teatrale c’è anche qualche suo alunno?
Sì, ma mai alunni contemporanei. Cerco di evitare per rispetto loro e del resto della classe. Rimangono due ambiti diversi e non vorrei creare conflitti d’interesse. Tuttavia quando individuo un talento in classe, non appena finito il liceo, cerco di acciuffarlo e portarlo al teatro. Ovviamente la forma mentis dell’insegnamento mi resta addosso anche quando svolgo attività teatrali.
Parteciperà ad altri cortometraggi?
Sì. Sono stata richiesta per il prossimo cortometraggio di Pollina che verrà girato a Marzo in un altro splendido baglio, Immacolatella a Paceco.
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