“Tour alla Genovese” è lo spettacolo presentato a Catania da Francesco Baccini e Marco Massa, ospiti della trasmissione Insieme su Antenna Sicilia. E’ la ricetta studiata da due artisti di classe per deliziare il palato fine di chi ama la buona musica con ingredienti da cucina del risparmio (alla genovese appunto), fatta da due soli artisti e da due soli strumenti, piano e chitarra con qualche spruzzata di tromba e ukulele. Anche il repertorio delle canzoni scelte dai due artisti risponde ai canoni della ricetta, riscoprendo nuovi e antichi sapori musicali che fanno riscoprire quella musica che è e rimane nel cuore della gente. In un momento di necessario risparmio, ecco una proposta musicale interessante: due bravissimi artisti “al costo di uno”, ma senza risparmiare sulle energie, le emozioni, la ricerca e l’improvvisazione che nascono immancabilmente sul palcoscenico nel dialogo tra pubblico e artisti.
Li abbiamo intervistati. Iniziamo da Marco Massa.
Come è nata la sua collaborazione con Francesco Baccini?
“Francesco era in tour con “Baccini Canta Tenco”. Ci siamo incontrati per caso. Con me avevo il mio disco e gli chiesi di ascoltarlo. Lui mi ha chiamato dicendomi che gli era piaciuto molto e che potevo aprire i suoi concerti. Da lì è nato il nostro rapporto musicale che continua da tre anni. È un rapporto che definisco “work in progress” , nel senso che nasce e continua sempre sul palco, dove di volta in volta nascono idee diverse. Ho scritto un brano che s’intitola “Tutti a scuola” e ho chiesto a Francesco di cantarlo insieme a me. Lui ha accettato e lo abbiamo cantato insieme ai ragazzi della scuola media Vivaio, una scuola dell’integrazione molto importante di Milano. Al progetto ha partecipato anche Tullio De Piscopo”.
Lei è un cantautore e anche un chitarrista, ma suona anche altri strumenti. Con quale si trova più a suo agio?
“Nasco come chitarrista. Ho studiato col chitarrista jazz Franco Cerri, poi con Renato Sellani. Poi, incontrando nuovi progetti ho sentito il bisogno di suonare strumenti sempre diversi. Adesso suono la tromba, la batteria, il pianoforte. Sono un polistrumentista e mi diverto molto con tutti gli strumenti”.
C’è una canzone di Baccini che preferisce suonare?
“Mi piace “Il cielo di Milano” e durante il tour la suoniamo insieme”.
Francesco Baccini. Perché la scelta di questo titolo per lo spettacolo?
“Ad ottobre dell’anno scorso ho fatto dei concerti piano- voce in Cina. Ho avuto un successo grandissimo e ho pensato di proporre la stessa tipologia di spettacolo anche in Italia. Così ho proposto a Marco di fare un tour teatrale, un tour “alla genovese”, non solo per la provenienza, ma anche perché ci troviamo in un periodo di crisi. Ci serve solo un piano e una chitarra, meglio di così! I concerti che piacciono di più sono quelli dove c’è l’artista con lo strumento e la sua voce, ti avvicinano di più al pubblico”.
Lei ha vinto due volte il premio Tenco e porta le sue canzoni sul palco. Cosa lo lega a lui?
“Innanzi tutto la provenienza, siamo di Genova. Ma non solo questo. Quando avevo 15 anni ho avuto un grave incidente. Sono rimasto un anno fermo. Avevo il gesso in più parti del corpo, ero praticamente una mummia. All’epoca non c’era né Playstation, né telecomando. L’unica cosa che potevo fare era ascoltare la musica. Dei miei cugini più grandi mi portarono dei dischi di De Andrè e di Tenco. Loro sono stati i miei maestri e mi hanno fatto capire che nella canzone il testo è importante. Sono le prime canzoni che ho ascoltato e fanno parte del mio DNA. Inoltre molti hanno notato la mia somiglianza con Tenco. Durante i concerti c’è un pubblico di tutte le età. I ragazzi hanno scoperto Tenco e i meno giovani che lo conoscevano già, alla fine mi abbracciavano e mi dicevano “ Ho visto Luigi sul palco”. Il complimento più bello è arrivato dalla famiglia Tenco che ha rilasciato una dichiarazione stampa che diceva: “ Se Luigi avesse sentito questo concerto, sarebbe orgoglioso”. Per me è il massimo”.
Cosa consiglia ai giovani che vogliono intraprendere il percorso musicale?
“Di essere ricchissimi e di farlo stanotte, perché oggi è un disastro (ride). Purtroppo il mercato della musica è un po’ come il mercatino delle pulci. I dischi non vendono più, adesso è tutto su internet. Una volta facevi un disco e potevi vincere il disco di platino (io ne ho vinti tre). Oggi se ti va bene vendi 10.000 copie. Le case discografiche, quando trovavano un artista bravo, lo impegnavano per 5 album, lovoravano per la sua crescita. Oggi si vende poco e c’è molta concorrenza. Si rischia di essere un giovane “vecchio”. Inoltre la televisione fa il suo gioco. Trasmissioni come Xfactor o Amici creano un’illusione ai ragazzi. Un sacco di gente canta, ma quello si chiama Karaoke, non è fare musica. Il successo non è impossibile, è difficile mantenerlo. È importante avere un senso autocritico. Quando ho iniziato è stato un po’ come un film. Avevo un lavoro sicuro al porto di Genova, ad un certo punto ho lasciato la liquidazione a mia mamma e sono scappato a Milano e ho vissuto un anno in macchina. Non avevo neanche i soldi per una pizza. Ma ero così sicuro di ciò che proponevo che sono andato avanti. I grandi risultati li ottieni solo quando rischi. A tutti piacerebbe vincere facile, ma non è così. Molti di questi giovani ottengono il successo subito e subito lo perdono. Avranno delle grandi delusioni per tutta la vita”.
Quali sono i suoi prossimi progetti?
“Sto preparando un album nuovo dopo 6 anni. Ho lasciato passare degli anni, poi mi sono deciso e a breve verrà trasmesso in radio questo nuovo singolo che s’intitola “Sole matto”. A settembre uscirà l’album intero. “Sole matto” l’ho scritta in un momento in cui soffrivo di attacchi di panico, come tanti italiani. È una canzone auto-rilassante, quando l’ascolto sto meglio, è un angolo paradiso. In un mondo che va a rotoli, voglio trovare un po’ di relax, ascoltando la musica e non pensando a niente per tre minuti. Tornerò in Sicilia a presentarlo”.
Cosa le piace di più della Sicilia?
“Il cibo. Qui vai sempre sul sicuro. Lo dice uno che gira l’Italia…”.
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