George Hilton: «Il cinema italiano oggi non ha idee»


Sorriso smagliante, sguardo penetrante e il fascino di sempre, per lui, Gary Cooper dei nostri schermi, sembra che il tempo non sia passato. Jeorge Hill Acosta y Lara, in arte George Hilton, uruguaiano di nascita, si è trasferito in Italia attirato dall’industria cinematografica romana degli anni ’60, diventando famoso in una pellicola di pirati del 1965 “Il corsaro nero nell’isola del tesoro”. Fu lanciato nel genere Spaghetti Western da Lucio Fulci divenendo una delle maggiori star del cinema italiano insieme a Terence Hill, Franco Nero e Giuliano Gemma. Dopo grandi interpretazioni in “Le colt cantarono la morte”, “Fu tempo di massacro”, “Il tempo degli avvoltoi”, “Ognuno per sé”, si avvicinò ad altri generi dal dramma, alla guerra, ai polizieschi recitando ad esempio in “Torino violenta” e “Taxi girl”.

A Catania come docente in un workshop sul Western all’Italiana, ecco cosa ha dichiarato ai microfoni di Sicilia&Donna.

George, possiamo di certo definirla un mito, un’icona del cinema italiano, quanto deve al genere Western?

«Gli devo certamente molto perché mi ha reso famoso, ricordo soprattutto “Fu tempo di massacro” e poi “Vado … l’ammazzo e torno” del maestro Castellari.»

Se fosse venuto in Italia oggi avrebbe avuto lo stesso successo?

«In quegli anni si lavorava bene, facevo circa 7 film l’anno, ma sapevo andare a cavallo e sparare, oggi non avrei lavorato allo stesso modo, il cinema italiano non ha idee e non è così noto come un tempo.»

Aveva tutte le carte in regola … e lo studio? Serve?

«Assolutamente sì, lo studio e la vocazione sono importanti, ma non dimentichiamo la preparazione fisica, il genere Western è molto pressante!»

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