Il romanzo di Irwine Welsh, “Trainspotting”, nella versione diretta da Giampaolo Romania, prodotto dal Teatro Stabile di Catania in collaborazione con Spazio Naselli di Comiso, approda alla sala Musco di Catania in programmazione fino al 22 febbraio per la stagione del teatro Stabile del capoluogo etneo. In scena i giovani attori della scuola d’arte drammatica Umberto Spadaro.
Traispotting è un trip allucinogeno che racconta il vuoto di un’intera generazione. Possiamo dire che irrompe nella programmazione dello Stabile portando una forte aria di novità?
“Si è aperti a 360° all’arte ed è inevitabile toccare anche questa forma di teatro contemporaneo, ed è importante che ciò accada”.
C’è ancora speranza di vita per il Teatro?
“Il Teatro è immortale, è lo specchio della vita stessa. Si tenta di ucciderlo ma bisogna essere bravi a capire, in questo momento storico, le diverse sfumature che stiamo vivendo, facendo in modo che l’arte cambi in base a quello di cui si ha necessità”.
La pièce è ricca di personaggi interpretati dagli allievi della Scuola D’Arte Drammatica “Umberto Spadaro”, la stessa scuola che l’ha vista formare. Com’è stato lavorare con le giovani leve e, soprattutto, rivedere in loro se stesso agli inizi della carriera?
“Affascinante e stimolante. È stato un vero gioco di squadra, paragonerei le prove e l’intera creazione dello spettacolo ad una partita di calcio in cui ognuno lavora per ottenere il successo del gruppo. Ci siamo studiati a vicenda, perché i ragazzi mi conoscevano, probabilmente, più come attore ritrovandoci insieme in spettacoli come “Cyrano” o “La Banda degli Onesti”. L’argomento da mettere in scena non è stato semplice, ma dal punto di vista umano lavorare insieme è stato facile ed anche molto interessante”.
Dal romanzo di Irvine Welsh è nata una versione cinematografica di culto diretta da Danny Boyled nel 1996. Il peso di questo film che ha segnato una generazione quanto ha influito nella messa in scena dello spettacolo?
“È chiaro che non abbiamo voluto riprendere il film, ma subirne il fascino è stato inevitabile. Posso dire che il film ha il suo valore ed emoziona, senza però condizionare lo spettacolo. Ho provato il desiderio di sperimentare questo testo mettendo in scena l’adattamento teatrale di Gibson autorizzato dallo stesso Welsh. Sono convinto che il teatro moderno sia un aiuto fondamentale per leggere e capire meglio i classici”.
Trainspotting segna la sua prima volta come regista allo Stabile. Come si è trovato in tali vesti?
“Bene. Mi piace molto, perché amo studiare me e gli altri. Ho fatto tante altre regie ma questo debutto nel teatro che mi ha visto protagonista tante volte sul palcoscenico è, per me, un grande attestato di stima da parte della direzione. Mi sono trovato a mio agio lavorare con gruppo di ragazzacci (ride) ottenendo il rispetto e il riconoscimento per questa prova”.
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