Il mito di Adamo ed Eva nell’interpretazione di Paolo Anile


Paolo Anile

Con il romanzo Eden – Un’altra storia (Algra Editore, Viagrande, 2019, pp. 116) Paolo Anile è alla sua seconda prova letteraria dopo il saggio Come Sopra, Così Sotto. L’Unità del Tutto e l’Unificazione della Conoscenza (Prova d’Autore Editore, Catania, 2016).

Eden è un romanzo dal fascino discreto e intenso allo stesso tempo. Oltre al tema, ti catturano subito l’equilibrio dell’impianto narrativo, la sintassi agile e vivace, il linguaggio fresco e discorsivo. Incantevole affabulatore, Anile sembra raccontarti in viva voce ciò che ti scorre sotto gli occhi di lettore: una singolare interpretazione del mito di Adamo ed Eva, due personaggi oscillanti tra reale e surreale, con i loro dialoghi percorsi talvolta da un tocco di ironia e persino di garbata comicità. La narrazione scorre sul filo dello stupore e della sorpresa con toni da commedia leggera, eppure con l’accento della riflessione filosofica. E solo alla fine, come inattesa rivelazione, il lettore scoprirà la vera identità della voce narrante.

Paolo Anile, quali sono le motivazioni profonde che hanno dato vita a Eden?

Questo romanzo nasce come ricerca nella quale unire il mito e il sogno, la storia e l’immaginazione, il reale e l’irreale. Io sono sempre stato attratto da quello che definiamo il Tutto da cui ogni cosa ha origine, quindi anche gli opposti come la dimensione spirituale e quella materiale, la religione e la scienza. È esattamente questo che mi sono impegnato a dimostrare nel saggio del 2016 Come sopra, Così sotto.

È per questo motivo che la sua ricerca l’ha portata a questa suggestiva, ma anche divertita, lettura della Genesi biblica?

Fissiamo subito un punto essenziale: il mito dell’Eden rappresenta contemporaneamente la più grande storia mai raccontata e la più grande balla mai raccontata. Insomma lo possiamo leggere come verità o come fiaba. Perché questo mito è stato utilizzato da un lato per comprovare la nostra grande inferiorità al volere ed alla sapienza divina e, dall’altro, per dimostrare la nostra tensione evolutiva verso la saggezza, verso il divino, verso il rischio responsabile e intelligente dell’acquisizione della conoscenza.

Paolo Anile, la sua formazione di Psicologo e psicoterapeuta ha avuto un ruolo in tale lettura?

Certamente. Il Tutto originario a cui accennavo prima equivale al Caos indistinto, ricco di tutte le possibili potenzialità. È come il bianco che contiene in sé tutti i colori. Dal Caos nasce la dualità, il passaggio dalla confusione alla definizione delle forme, dall’inconsapevolezza alla consapevolezza. L’Eden rappresenta lo stadio immediatamente precedente la nascita della coscienza umana.

Quindi, secondo lei era “necessario” che tutto accadesse come nel racconto biblico.

Mangiare dall’albero della conoscenza, discernere il bene dal male, è un’impresa necessaria; mangiare il frutto non è un peccato ma un atto di responsabilità; trasgredire con intelligenza è necessario, essere coraggiosi è necessario. L’acquisizione della coscienza è un processo faticoso.

Ma lei parla anche della possibilità di leggere il mito dell’Eden come una “balla”.

Dalla parte opposta alla religione giunge Darwin a cavallo del pensiero scientifico, per dirci che discendiamo dalle scimmie. Se così fosse saremmo delle scimmie evolute. Al contrario, secondo

la Bibbia saremmo stati creati a immagine e somiglianza di Dio come esseri felici e perfetti che si sono involuti e decaduti in un mondo inferiore.

La Bibbia e la Scienza possono trovare un punto di incontro?

La strada religiosa e quella scientifica sono ambedue vere solo se riescono a stringersi la mano. Sono convinto che l’essere umano è nato perfetto, ma percorrendo a ritroso la strada tracciata da Darwin è diventato scimmia terrena, volgare, passionale. Da qui intende tornare al luogo perfetto delle origini attraverso l’evoluzione della nostra coscienza. Il passaggio sarebbe così: perfezione, caduta-involuzione ed evoluzione con il ritorno alla perfezione.

Però, perché tanta fatica per ritornare al punto di partenza?

Perché la coscienza per nascere ha bisogno di questo. La nascita in sé è un evento doloroso, per quanto preceduta da un Eden di piacere nei mesi precedenti. Ogni nascita, ogni obiettivo che si realizza è legato a fatica e disciplina. È una legge di natura. E ogni obiettivo interiore include una lotta tra il piacere e il dolore, dove nessuna delle due parti vince, ma sono compagni inseparabili.

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