L’atmosfera è quella tipica del jazz club, ma le note che vengono fuori dalla sua chitarra e la sua voce appassionata danno un tocco più caldo ed un colore più acceso, alla serata. In occasione della tappa catanese di Emanele Belloni vado a trovarlo all’Enola Jazz Club dove si è esibito e dove finito il concerto s’intrattiene con me con estrema cortesia ed un disarmante, scanzonato sorriso.
Emanuele fai musica già da qualche tempo ma come e perchè ti sei avvicinato ed appassionato proprio alla musica brasiliana?
E’ vero, già da ragazzino strimpellavo con la chitarra, mi piaceva farlo però solo con il tempo, crescendo ho capito che, non solo mi piaceva davvero, ma che volevo fare le cose per benino e così mi misi a studiare seriamente. L’incontro con la musica brasiliana in realtà è stato fortuito o, meglio, diciamo che fu a causa di una donna, una donna che mi fece ascoltare una musicassetta di musica brasileira. Ricordo che fu una sorta di colpo di fulmine, ne rimasi colpito, emozionato, me ne innamorai e da qual momento cominciai ad ascoltare e studiare gli autori, musicisti, cercai di elaborarare e creare delle sonorità che riprendessero quei suoi caldi, profondi. In particolare il suono sussurrato di quelle voci mi affascina da sempre. La chitarra mi ha molto aiutato nell’evoluzione delle canzoni; inizialmente con accordi semplici, certo il testo non trovava la completa sua dimensione, solo piano piano provando, riprovando mi accorsi che con il suono della chitarra riuscivo a tirar fuori da quegli accordi qualcosa di più definito. Diciamo che ho ricercato e sono giunto ad un dialogo intimo con la chitarra, unica nella bellazza anche dell’imperfezione tipica dell’analogico.
Una donna ti ha iniziato, ti ha aperto ad un mondo musicale che non conoscevi e dopo, come sei giunto alle collaborazioni con nomi di prestigio dell’ambiente musicale brasiliano e non solo?
In particolare Guinga ha segnato il mio percorso. Andai ad un suo concerto, fantastico, poi lo raggiunsi nei camerini e gli proposi una collaborazione. Tutto è cominciato così. Lui ha accolto il mio progetto con entusiasmo. Abbiamo arrangiato insieme quattro brani e c’è anche la sua partecipazione come artista nel CD.
Guinga ha detto che la tua è “musica italiana con il profumo del Brasile”; tu che ne dici?
Dico che non è proprio così, in realtà vi sono anche altre influenze di altre culture, nordafricana, jazzistica, un incontro che ha senz’altro divertito e portato dei benefici a tutti gli altri artisti che si sono interfacciati pure con altre dimensioni musicali, di genere
Nel tuo progetto parli di viaggio, cosa intendi?
Il viaggio nel viaggio, sì nel senso di esperienza umana che tutti dovremmo fare. Nel viaggio perdi la strada, poi la ritrovi per altre vie, finisci in un altro percorso che magari prosegue per nuove inaspettate strade o ti riporta sul tuo iniziale cammino…Insomma il viaggio è una dimenione esistenziale in cui metti alla prova te stesso e impari a conoscerti, scoprirti, riscoprirti mentre vivi la vita.
Questo tuo viaggio nella musica ti ha anche portato in Sicilia…
A dirla tutta le mie origini sono in parte siciliane, mio nonno era di Villarosa quindi conosco la Sicilia, sono spesso venuto qui in vacanza. Ricordo anzi un viaggio che mio nonno mi fece fare da ragazzino in giro per l’isola. Fu un’esperienza bellissima della mia vita, non la scorderò mai. Così come i colori, i sapori, gli odori di questa terra che porto nel cuore e dove torno sempre con immenso piacere.
Intanto sei in tour con il tuo nuovo progetto in Sicilia e in Italia in genere, tuttavia, vi sono progetti futuri in programma?
Direi di no, o meglio credo che per adesso sia preferibile concentrarsi sul CD appena uscito. In ogni caso in progetto vi sono delle nuove collaborazioni ma per ora, lasciamo che continui pure questo “viaggio nel viaggio” intrapreso…
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