Giovanni Veronesi: “il nostro non è un Paese per giovani”


Il regista Giovanni Veronesi
Il regista Giovanni Veronesi ph. Brunella Bonaccorsi

Abbiamo incontrato Il regista Giovanni Veronesi a Catania, durante la conferenza stampa tenutasi al centro studi Lab di Alfredo Lo Piero.

Veronesi parla molto dei giovani e  il malessere giovanile è il tema di “Non è un paese per giovani”, il programma radiofonico trasmesso su Radio 2, condotto dal regista stesso e dal collega Massimo Cervelli. La scelta del titolo del programma da parte di Giovanni Veronesi non è casuale: il regista ha voluto dedicare il programma a tutti quei giovani che hanno abbandonato il Paese in cerca di una vita professionale migliore. Veronesi e Cervelli ogni mattina danno il buongiorno a tutti quei ragazzi che hanno deciso di lasciare l’Italia per cercare fortuna all’ estero. Veronesi non la definisce una fuga di cervelli, “fuggono i ragazzi comuni che se fossero rimasti in Italia avrebbero fatto l’impiegato o il commesso. È un paese il nostro che non dà speranza ai giovani”. Rende più chiaro il suo pensiero raccontando un episodio: “rispondendo alla chiamata di un ragazzo che vive in Australia, questo mi disse che i giovani italiani come lui sono il futuro in quel paese

Il regista Giovanni Veronesi e il regista Alfredo Lo Piero
Il regista Giovanni Veronesi e il regista Alfredo Lo Piero ph. Brunella Bonaccorsi

mentre in Italia erano solo un peso. Questo mi fa capire che non vanno in cerca di soldi ma di speranza per realizzare i loro sogni e desideri”.

Cosa si sente di dire ai giovani che parteciperanno al suo seminario?

“Da 10 anni partecipo e intervengo ai seminari per parlare di cinema, per spiegare ai giovani come si lavora nel mondo del cinema, ma preferisco farlo in silenzio”.  “A me – continua il regista – importa interagire con i ragazzi, lavorare con loro e capire quali sono le loro esigenze. Dare loro dei consigli concreti. Perché se uno non sa recitare, non sa recitare, punto e basta. Se qualcuno partecipa al mio corso deve aspettarsi da me che io gli dica la verità. Io non mi preoccupo di procurare ai ragazzi una ferita in quel momento, perché quella che gli infliggo io è una ferita ben più piccola rispetto a quelle che gli infliggeranno gli altri più avanti. Ferite che faranno pensare ai ragazzi che vanno avanti solo i raccomandati. Sta cosa non è vera, o meglio è vera ma è sempre stata così.”

 Da cosa trae ispirazione per le sue commedie?

giovanni veronesi regista
Il regista Veronesi e l’amico Ernesto . Il film “L’ultima ruote del carro” è ispirato alla sua vita. ph. Brunella Bonaccorsi

Le situazioni che racconto sono tratte da esperienze personali o da racconti di amici, quindi dalla pura realtà. Un esempio ne è ‘L’ultima ruota del carro’, una commedia basata sulla vita del mio amico Ernesto.

Io penso che il dovere di chi fa il mio mestiere non è dare risposte ma porre domande. Perché dare troppe risposte rischia di farti apparire presuntuoso. Quindi bisogna porre domande intelligenti a cui gli spettatori devono dare le risposte da soli dopo una lunga riflessione.

E’ stato considerato il nuovo Monicelli. Si rivede in questi panni e quali sue caratteristiche fanno presupporre questo forte legame di ereditarietà ?

“Penso per il carattere. Il mio rapporto con i giornalisti è sempre stato tempestoso proprio  come quello di Monicelli. Io ho sempre dichiarato che il mio Fellini di riferimento era Monicelli. Alla fine della sua vita siamo diventati amici. Ci frequentavamo molto fino a poco tempo prima che si lanciasse nel vuoto. Ha fatto una morte da ragazzo. Pensate ad un centenario che si butta. Normalmente si buttano i giovani per protestare. Un centenario per cosa potrebbe protestare. Invece lui ancora voleva protestare. Mi è piaciuto fino in fondo. Magari facessi la sua vita, la sua lunga vita, la sua lunga carriera e quella splendida fine volando”.

Ha più volte ribadito che il suo rapporto con il mondo giornalistico è un pò turbolento. Potrebbe spiegarci da cosa deriva questa sorta di contrasto?

“I giornalisti mi odiano perché una volta ho dichiarato che mi fa ribrezzo quando i vecchi registi vengono rivalutati. Non voglio assolutamente essere rivalutato. Se mi invitano a Venezia da vecchio, a 74, 80 o 82 anni, col catetere, m’incazzo. Se decidono di darmi il Leone alla Carriera ad ottantasette anni, vado sul palco a pigliarlo e giuro che glielo tiro dietro. Non voglio essere rivalutato mai”.

Ha mai pensato di girare un film in Sicilia?

La Sicilia è un grande set naturale. Qui si trova di tutto: montagna, neve, mare, grandi città, province, storia, e tutto questo nell’arco di 200km. Si potrebbe dire che la Sicilia è come una enorme Cinecittà. Per non parlare della luce. In quest’isola la luce è straordinaria. La luce che tutti i registi ricercano quando iniziano le riprese di un film”. La Sicilia è davvero un’isola cinematografica.

 

 

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