L’attrice Donatella Finocchiaro: “La felicità si conquista un pò alla volta”


attrice donatella finocchiaro foto b.bonaccorsi

“Seguire il proprio destino è rischioso, ma doveroso”. Incontriamo l’attrice Donatella Finocchiaro in occasione del riconoscimento conferitole, per la sezione Cinema, alla VI edizione del Ninfa Galatea. “La felicità – sostiene – si conquista un po’ alla volta, il cammino è lungo ma bellissimo”.

L’intervista all’attrice Donatella Finocchiaro

Angela, il suo primo film, è stato il mezzo per arrivare al grande pubblico e comprendere che la carriera del Cinema e del Teatro non era solo una passione da studentessa. Cos’ha provato quando ha visto la sua immagine per la prima volta proiettata sullo schermo e come si è preparata per l’interpretazione del personaggio?

“Per essere il mio primo film è stata sicuramente, e senza alcun dubbio, un’interpretazione complicata; avevo alle spalle solo un po’ di teatro. Ho avuto un esordio straordinario rispetto alla norma, sono stata molto fortunata inutile negarlo; la mia carriera è iniziata grazie ad “Angela” e alla grande Roberta Torre, che voleva a tutti i costi un’attrice siciliana e dopo tantissimi provini ha scelto me. Questo film è stato un dono straordinario: è partito tutto da quest’interpretazione e non finirò mai di ringraziare la mia “mamma artistica”, Roberta Torre, per la grande opportunità che mi ha dato. Scegliere un’illustre sconosciuta è stata una scelta rischiosa, ma alla fine vincente. Non posso non amare Angela”.

Quanto conta un buon regista?

“Io sono convinta che noi attori siamo dei violini da suonare; se non c’è un bravo musicista che sa far vibrare lo strumento rendendolo vivo e pulsante tutto diventa inutile e scontato. La stima reciproca in questo lavoro è la base per poter lavorare bene e sviluppare al meglio la storia”.

L’attrice Donatella Finocchiaro: Il teatro mi ha aiutata

Decide di abbandonare la sicura strada dell’avvocatura, per seguire la rischiosa ed incerta strada della recitazione. Qual è stata la molla che ha scatenato in lei questa scelta?

“All’epoca dell’università facevo teatro con Giovanni Salvo e Gioacchino Palumbo, così mi appassionavo sempre più al modo della recitazione, mentre lo studio del diritto cominciava ad essere un peso. Mi sono laureata solo per un enorme senso del dovere, perché sentivo la mia vita sprecata tra codici e testi giuridici. Volevo ed avevo il bisogno di fare altro. Il teatro mi aiutò molto, sentivo il desiderio di vivere d’arte; ho studiato danza, canto lirico e contemporaneamente cercavo di fare anche il tirocinio come avvocato. Quando arrivò la grande occasione di Angela capii che la giurisprudenza non era la mia strada. Quando ho scelto di fare teatro ero pienamente consapevole della problematica ed opinabile scelta fatta, ma ero felice di rischiare”.

L’ultima fatica teatrale è l’interpretazione di Cesira ne “La Ciociara” per la regia di Roberta Torre. Un ruolo importante ed impegnativo interpretato dai grandi del Cinema e del Teatro. Ultimamente l’abbiamo apprezzata in tre commedie: “Manuale d’Amore 3” con Carlo Verdone, “Baci Mai Dati” della Torre e “Senza Arte né Parte” di Albanese. Riesce a dare vita con estrema facilità, a ruoli drammatici e comici. Com’è stato interpretare un ruolo brillante?

“Cambiare è bello e, soprattutto, è importante non essere etichettata solo come attrice drammatica. Con questi tre film lo stereotipo è stato eliminato e mi sono divertita tantissimo”.

Prossimi impegni lavorativi?

“Inizierò a girare due film a settembre, mentre ci sono altri due progetti cinematografici pronti a decollare per febbraio; dei progetti con scritture molto rare. In “Rito di Primavera” di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini interpreterò un ruolo particolare, sarò un trans di origine sudamericana”.

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