Laure Mi Hyun Croset,caso letterario in Francia, ospite al Buk Festival


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Laure Mi Hyun Croset, ospite d’onore al BUK Festival di Catania, è un talento della letteratura europea. Con le sue pubblicazioni Laure Mi Hyun Croset ha ottenuto molto successo ed è divenuta un caso letterario in Svizzera, Francia e Belgio. Vincitrice del premio “Académie Romande”, con la sua scrittura riesce a parlare alla gente. L’abbiamo intervistata e ci ha raccontato in un buon italiano della sua infanzia, dei suoi amici, del suo stile letterario e delle tecniche narrative. È la sua prima volta in Sicilia e non nasconde la gioia di essere qui come scrittrice.

 Lei è alla sua terza pubblicazione e ha ottenuto molto successo in Francia, Svizzera e Belgio. Come ha iniziato a scrivere?

Ho iniziato a scrivere fin da piccola, ma le pubblicazioni sono arrivate più tardi. A 35 anni ho pubblicato il mio primo libro, Les Velletaires. Si tratta di una raccolta di piccole storie molte ironiche sul mondo attuale. Ho descritto la gente che sogna, fa progetti, ma alla fine non conclude niente perché si stanca o non ha il coraggio necessario per portare avanti le idee.

Con la sua seconda pubblicazione, Polaroids, ha vinto il premio “Académie Romande”. Di cosa parla il libro?

Sono storie, frammenti, sulla mia biografia. Narro ciò di cui mi vergogno. Io sono stata adottata e ho vissuto in Svizzera. Sono istanti fotografici, sulla ma vita a scuola, a lavoro, sui momenti di solitudine. Quando ho vinto il premio ho pensato che il lettore aveva capito che il soggetto descritto può essere universale e ne sono stata felice.

Come si deve scrivere per avere successo?

Laure Mi Hyun Croset
Laure Mi Hyun Croset

Io non guardo molto al soggetto, ma il punto di vista del personaggio. Penso che se qualcuno vuole scrivere deve essere modesto e deve leggere i grandi autori ripetutamente. È importante conoscere la propria lingua benissimo e far leggere i propri scritti ad altri, che possano suggerirti come migliorare.

Cosa le piace leggere?

Leggo gli autori classici, gli scritti dei miei amici e la letteratura contemporanea. È un laboratorio per capire come si può parlare dei più vari argomenti. Anche vivere è un’officina per la scrittura.

Di cosa parla il suo ultimo libro?

Ho scritto la storia vera di un mio amico che ha avuto per tanto tempo problemi di droga e ha vissuto l’esperienza del carcere a causa dei debiti. Adesso la sua vita è cambiata ed è riuscito a superare quei momenti. È un libro sulla speranza che dimostra che è possibile cambiare, anche se hai sbagliato tante volte. È un trittico, composto da piccole storie, come un mosaico.

Quando sarà tradotta in Italia?

Stiamo già lavorando alla traduzione dei miei testi e sto comparando due tipi diversi di traduzione.

Come vede l’Italia a livello culturale?

Vivo in Svizzera e lì ci sono diversi tipi di cultura, francese, tedesca, italiana. Adesso che c’è la crisi, mi sembra di notare che ci sia un ritorno della cultura in tutte le parti del mondo. Gli italiani posseggono la cultura come un fattore innato e non hanno bisogno di combattere per ottenerla.  È la mia prima volta a Catania e mi sembra che sia una città molto attiva culturalmente.

E la sua prima volta in Sicilia?

Sì. Ho girato l’Italia, ma non avevo ancora avuto l’opportunità di andare più in giù di Napoli. Venire in Sicilia era il mio grande sogno. La gente è molto simpatica, si mangia bene e c’è una meravigliosa accoglienza.

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