Una mattina del 1968 un bambino e i suoi genitori percorrevano Abbey Road di Londra. Fu un attimo, John Lennon sbucò fuori dallo studio di registrazione e Luca ne immortalò l’immagine, capelli lunghi, occhialini e un elegante abito bianco. Non ne aveva carpito solo uno scatto ma anche l’essenza. Quell’incontro gli cambiò la vita, lo segnò per sempre e lui divenne uno dei leader di una delle migliori band in Italia negli anni ottanta, i Denovo. In realtà dei Beatles aveva assimilato più lo stile di McCartney che non quello di Lennon, invece preso a modello da un altro ragazzo con cui avrebbe diviso la composizione delle canzoni, Mario Venuti.
I decenni sono passati e oggi Luca Madonia è un raffinato compositore e interprete che si scommette per l’ennesima volta, proponendosi dal vivo in chiave acustica, umplugged si direbbe, accompagnato soltanto da un altro chitarrista, Giampaolo Romania. Il concerto si terrà a Ragusa Ibla, nello splendido teatrino barocco di Donnafugata, sabato 26 e domenica 27 ottobre.
Luca ci ha dato qualche anticipazione sull’evento ma è stata anche l’occasione per ripercorrere alcune tappe della sua carriera.
Ci parli di questo concerto.
“Un teatro piccolo che è l’ideale per ripropormi in versione acustica, presenterò la mia storia musicale che passa chiaramente per i Denovo, cover di canzoni che amo, dando più risalto ai testi. Un’ora e quindici di spettacolo per interpretare più o meno diciotto brani”.
Ha in preparazione un nuovo album?
“Il grosso è stato fatto, bisogna limare qualcosa e poi capire il periodo giusto per farlo uscire. La produzione è di Toni Carbone e Carmen Consoli, sarà un concept album di dieci brani inediti che sfugge un po’ alle logiche di mercato, sperando che a seguire possa partire anche un tour. Il disco segnerà un po’ il percorso che ho tracciato a partire dall’ultima esibizione sanremese”.
In questo momento c’è da parte sua la voglia di ritornare ad una dimensione più acustica?
“Sono reduce da un’esperienza esaltante di mie esibizioni in compagnia di un quartetto d’archi, questo perché mi piace spaziare e cambiare registri, anche se posso anticipare che nel nuovo disco ritornerò a sonorità più rock”.
Fu veramente decisivo per lei l’incontro ravvicinato con Lennon e la musica dei Beatles?
“Avevo dodici anni e per me fu un’esperienza indescrivibile, conservo quella foto, scattata a pochi metri di distanza, come una reliquia. Da allora il mio destino è stato segnato, anche se le mie passioni musicali sono state anche altre, già a partire dai Denovo. C’è da dire che il vero rivoluzionario è stato Lennon, che creò capolavori anche dopo la rottura con i Beatles, mentre Paul è rimasto un elegante borghese di talento. Anche io e Mario spesso abbiamo riproposto spesso le cover dei Fab Four e questo ci ha fatti crescere”.
Ha nostalgia del periodo Denovo?
“A proposito vi do un’anteprima. L’anno prossimo io, mio fratello, Mario e Toni torneremo in studio per registrare un nuovo disco di vecchi brani mai incisi. Il nostro produttore Fracassi ha trovato queste vecchie bobine … sarà l’occasione per festeggiare i trent’anni dall’uscita di “Niente insetti su Wilma”. Quello è stato un periodo esaltante per noi, vivevamo una Catania buia e pericolosa e, nonostante tutto ci siamo sentiti i pionieri di una rinascita musicale”.
Domenico Trischitta
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