La grinta e l’energia di Marco Ligabue hanno conquistato Catania. Il cantautore di Correggio ha portato il suo tour “Il mistero del Dna” al Caffè del Porto. Ad accompagnarlo Diego Scaffidi alla batteria e Jonathan Gasparini alla chitarra.
Intervista a Marco Ligabue
Il tour prende il nome dall’omonimo album uscito nei mesi scorsi. Come nasce questo nuovo lavoro discografico?
“È nato dal fatto che avevo voglia di raccontare i miei 170 concerti realizzati in un anno – dice Marco Ligabue. Girando tantissimo in tutta Italia, ho raccolto tante storie e tante cose che ho visto. Mi piacciono le diversità e i modi diversi di vedere le cose. Ho conosciuto delle storie nuove e bellissime. Le nove storie che mi hanno più colpito sono diventate musica e canzoni. Ho cercato di mettere in evidenza, nove vite, nove storie e nove Dna”.
All’interno dell’album con il singolo “Spirito Libero”, guardi ad un nostalgico passato. Come mai?
“Una sera facevamo il confronto tra il mondo analogico e quello digitale. La fase analogica, pre telefonini, pre computer, pre social e il mondo attuale. Mi ha molto colpito questo grande cambiamento avvenuto in pochi anni. Da un lato ci siamo facilitati la vita ma dall’altro abbiamo perso il senso di sorpresa. Se oggi, ad esempio, devo venire a Catania, accendo il navigatore e mi dice anche tra quanto tempo arriverò. Una volta dovevi sperare nella cartine geografiche e nei consigli delle persone. Oggi se vuoi cercare un posto per mangiare bene, leggi le recensioni su internet e valuti se andarci. Anche il fatto di conoscere ragazzi e ragazze, ormai è un attimo. Basta che vai sui social, mandi una foto e scrivi un messaggio. Una volta per conoscere delle persone, dovevi andare in discoteca e non era così semplice. Purtroppo, però, siamo diventati un po’ troppo programmatori. L’idea dello spirito libero è proprio questa. Prima forse eravamo troppo analogici ma adesso troppo digitali. Ogni tanto mi viene una sana nostalgia e un po’ di malinconia. In quel periodo la vita ti capitava”.
I social come hanno cambiato il concetto di fare musica?
“Stanno influenzando molto. Le nuove generazioni amano e scoprono la musica attraverso le varie piattaforme. Sono cambiate tante cose. Prima la musica potevi solo comprarla, adesso ne puoi usufruire tutti i giorni. Forse si dà meno peso a quello che ascolti. I social hanno cambiato anche il modo di vedere l’artista. Prima potevi vederlo sul palco mentre si esibiva, oggi sai nel dettaglio tutta la sua vita. Hai modo di viverlo da vicino. Prima era quasi una esclusiva vederlo in concerto, oggi lo segui nel suo quotidiano”.
Le nuove tecnologie aiutano i giovani che voglio entrare nel mondo della musica?
“In realtà c’è maggiore spazio. Con le nuove tecnologie c’è più possibilità di farsi conoscere, pubblicare un cd, realizzare un video o promuovere le proprie cose. Quando ho iniziato, dovevo cercare uno studio di registrazione. Era tutto a nastri. Avevano dei costi che quasi nessuno poteva permettersi. Una volta che registravi qualcosa, magari trovavi i due negozietti del tuo paese che lo mettevano in vendita. Era molto difficile. Oggi ci sono tanti mezzi in più. Sicuramente si è in un mare infinito di musica. Arrivo dal mondo dei cantautori e vedo poca originalità. Ognuno di noi ha storie da raccontare attraverso la musica. Questo, oggi, forse manca. I ragazzi dovrebbero far uscire quello che hanno veramente dentro, in modo da farsi distinguere dagli altri”.
La musica cosa rappresenta nella tua vita?
“E’ la mia compagna ideale. La compagna fedele della mia vita. Mi ha sempre fatto bene, sia ascoltarla, suonarla e comporla. Una cosa che non ti tradisce mai. Ogni volta che salgo su un palco sento di fare qualcosa che mi piace. Quando magari sono un attimo giù di umore, ascolto cinque canzoni giuste e mi cambia la giornata. La musica è terapia. Ha il potere di farti stare bene e di farti riflettere”.
La Sicilia ti vuole bene e lo dimostrano le dieci tappe estive nel giro di pochi giorni. Qual è il tuo rapporto con quest’isola?
“Con la Sicilia ho un rapporto bellissimo. Non è una frase fatta. Vengo in Sicilia dagli anni ’90, dai primi concerti di mio fratello. Pian piano mi sono affezionato a questa terra per mille motivi. Per la bellezza, per la storia, per la cultura e per la gente. Venire in Sicilia è sempre una grande festa. Ogni volta che vengo qui, ne approfitto per godermi un po’ di sole ed un po’ di mare. Per dieci anni ho fatto parte dei Rio ed abbiamo fatto talmente tanti concerti in Sicilia e qui abbiamo realizzato il video per una nostra canzone. Qui ho sposato anche il progetto de “Il silenzio è dolo” di Ismaele La Vardera che mi venne a cercare e mi raccontò della sua inchiesta a Villabate. Mi raccontò di quella parte della Sicilia che vuole cambiare, che crede nei sani valori e nei principi. Sono tornato a casa ed ho scritto questo brano. Da lì è partito un tour in tutte le scuole di Italia dove abbiamo raccontato la voglia di legalità”.
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