Negli ultimi tempi il rapporto tra Europa e comunità musulmana è divenuto uno tra gli argomenti più dibattuti a livello politico, sociale e religioso. Col dilagare dell’estremismo islamico che sfocia in terrorismo, diventa essenziale sia riuscire a trovare dei punti di incontro che potenziare i sistemi di sicurezza nei luoghi pubblici, grazie ad una tecnologia sempre più sofisticata. Questa delicata tematica è stata oggetto di uno degli interventi dell’HUB delle tecnologie 2016, tenutosi a Catania la scorsa settimana. Ad approfondire la questione Mariaserena Viceconte della Luiss di Roma e responsabile delle relazioni internazionali dell’azienda Globotel. In un’intervista a Sicilia&Donna, la dottoressa Mariaserena Viceconte chiarisce le dinamiche legate all’integrazione tra stati europei e comunità islamica, senza tralasciare l’importante ruolo svolto dai nuovi sistemi di videosorveglianza nella prevenzione di attacchi terroristici.
Intervista a Mariaserena Viceconte
Secondo la sua esperienza, quale può essere considerato oggi il Paese europeo che rappresenta un modello funzionante in materia di integrazione con la comunità musulmana?
“Credo che il modello migliore sia l’Italia. Lo stato italiano, infatti, ha adottato una costituzione unica tra quelle dei paesi occidentali, poiché ispirata al principio che lo Stato può riconoscere comunità religiose e stabilire con esse intese su base religiosa e culturale. L’ostacolo maggiore risiede nell’assenza di un ordine gerarchico nell’Islam. In mancanza di un rappresentante dei musulmani, a chi bisognerebbe rivolgersi per sottoscrivere un’intesa? La via più semplice sarebbe quella di tante piccole intese a cui le varie comunità islamiche presenti in Italia possono aderire.”
Come si potrebbe superare questo limite per trovare dei punti di incontro con i musulmani residenti in Italia?
“Nonostante non abbia un forte passato coloniale e l’immigrazione sia un fenomeno più recente, nel nostro Paese si stanno facendo passi importanti a favore di una maggiore integrazione. Un ruolo importante lo ricoprono organizzazioni, in primis l’U.CO.I.I.( l’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia), che hanno avanzato delle proposte d’intesa, dei testi che non sono stati approvati finora perché non riescono a contenere le varie sfaccettature dell’Islam che presenta varie interpretazioni.”
Una maggiore integrazione può nascere soltanto da una conoscenza più approfondita della cultura islamica. L’università può rappresentare un canale efficace per debellare l’ignoranza di fondo?
Sì, indubbiamente. In Italia abbiamo diverse eccellenze in questo campo, ad esempio L’Orientale di Napoli che è ottima per l’insegnamento dell’arabo, Tor Vergata per lo studio del diritto, la Luiss che inserisce il diritto islamico all’interno del corso di diritto pubblico comparato. Le università rappresentano gli spazi più aperti e adeguati al dialogo interreligioso. Oggi non si può più evitare di aprirsi, facendo finta di niente. Bisogna prendere atto del fatto che l’Islam è la seconda religione professata in Italia e comprendere che non si tratta esclusivamente di una questione di fede. Infatti, l’Islam non riguarda soltanto la sfera prettamente religiosa ma anche la cultura, il diritto pubblico e quello privato. Il diritto del lavoro italiano dovrebbe quindi tener conto di questo aspetto, in particolare in certi periodi particolarmente sentiti dai musulmani, come il mese del Ramadan.
La laicità francese funziona? Con gli ultimi attentati, la posizione della Francia sembra essersi rivelata fallimentare
“Pare proprio di no. In Francia la presenza musulmana è un dato storico, ma la laicità promossa e imposta dalla Francia non sembra portare davvero all’inclusione dei musulmani, anzi può essere vista come un rifiuto dell’Islam. La neutralità dello spazio pubblico in nome della libertà può essere considerata una delle cause di marginalizzazione dei cittadini francesi di religione musulmana, situazione che è sfociata in fondamentalismo islamico.”
Che dire, invece, riguardo al modello britannico?
“La Gran Bretagna si trova in una posizione diametralmente opposta a quella francese. Si caratterizza per una grandissima apertura alle diverse culture e religioni. Ma anche questo, in tanti casi, porta a forme di marginalizzazione di chi professa la religione islamica. Sicuramente l’elezione di un sindaco londinese musulmano è un evento importante nel periodo storico che stiamo vivendo, in cui l’Islam viene spesso vista dagli europei come una religione altra, professata soltanto da immigrati.”
L’integrazione è essenziale ma dobbiamo rivolgere la nostra attenzione anche all’altra faccia dell’Islam, quello disumano ed estremista da cui si dissocia la maggior parte dei musulmani. A seguito degli attacchi terroristici di matrice islamica avvenuti negli ultimi mesi, come sono cambiate le misure di sicurezza in Italia?
“Si punta tantissimo sulla prevenzione. E si previene sia con l’incremento del numero delle forze dell’ordine sia con i nuovi sistemi tecnologici. Gli obiettivi più sensibili come aeroporti, stazioni e metropolitane sono presidiati, soprattutto a Roma. Dal punto di vista tecnologico, si utilizza il sistema di video analisi permette di prevenire eventuali attacchi terroristici. Grazie a questo tipo di videosorveglianza altamente sofisticata, è possibile intervenire in presenza di una valigia sospetta e si può individuare un soggetto potenzialmente pericoloso, grazie alla funzione del riconoscimento volti già presenti nel database.”
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