Marina Cafà lavora nel mondo della cultura catanese da parecchi anni, nonostante la sua giovane età. È responsabile della gestione delle mostre organizzate dalla Fondazione Puglisi Cosentino di Catania, collabora con l’Archeoclub ed è delegata del FAI, per il quale è la responsabile dal 2008 del primo “GRUPPO GIOVANI” in Italia. Coopera con l’Accademia di Belle Arti, e tiene lezioni per la cattedra di Arte Contemporanea, cui titolare è la Prof.ssa Ornella Fazzina. Ha collaborato con il Teatro Stabile di Catania, l’Assessorato alla P.I. e con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Catania con progetti di educazione ai beni culturali siciliani. Ha lavorato con il “Museum and Fashion” di Marella Ferrera, ha conseguito l’abilitazione come guida turistica della Regione Siciliana.
È docente di materie letterarie presso un liceo paritario di Catania e di Storia, arte e tradizioni di Sicilia presso enti di formazione professionali. È autrice di audio-guide turistiche sul territorio siciliano. L’abbiamo intervistata, per avere notizie sul mondo culturale catanese e per svelarci come un giovane possa fare per lavorare nei Beni Culturali.
Come ha iniziato a lavorare nel settore culturale?
La mia insegnante di storia dell’arte del liceo Maria Teresa Di Blasi, mi ha coinvolta in vari progetti culturali. Così, ho cominciato a tenere le mie prime conferenze d’arte e letteratura per l’Archeoclub di Catania, a prendere parte sempre più attiva nel mondo del volontariato culturale, con la Delegazione Fai di Catania nel 2008. L’attività di volontariato è stata una chiave fondamentale per la mia formazione ed ha accresciuto l’entusiasmo di lavorare in questo settore. Poi, sono iniziate le collaborazioni più importanti con il Comune di Catania, la Fondazione Puglisi Cosentino, Marella Ferrera, il Teatro Stabile, l’Accademia di Belle Arti ed altre istituzioni culturali siciliane e non. Infine, è nata “Identitas”, la mia associazione culturale che si avvale del sostegno di straordinarie professioniste tutte donne, che condividono il desiderio di lavorare concretamente alla valorizzazione dell’identità siciliana: Carmela Elita Schillaci, docente ordinario di
Imprenditorialità, Nuove Imprese e Business Planning all’Università di Catania; Silvana Raffaele, docente ordinario di Storia Moderna all’Università di Catania; Maria Teresa Di Blasi, storica dell’arte; archeologo alla Soprintendenza ai BB.CC. di Catania, esperta in didattica; Ornella Fazzina, docente di Storia dell’Arte all’Accademia di Belle Arti di Catania e critico d’arte; Marella Ferrera, stilista; Valeria Contadino, attrice. Le ringrazio tutte per i preziosissimi insegnamenti che mi hanno trasmesso, e per la carica di entusiasmo che mi infondono. Scegliere di lavorare nel settore culturale comporta una costante motivazione; è facile scoraggiarsi, non c’è continuità, e si investono energie in tanti progetti che, il più delle volte, non vedranno la luce a causa di farraginose burocrazie e di ostacoli d’altra natura.
Quale è la situazione attuale del mondo culturale a Catania?
Catania è tra le città siciliane che si distinguono per fervore culturale. C’è tanta operosità e creatività. I giovani, organizzati in associazioni, partecipano sempre più attivamente alla costruzione di una rinascita tanto desiderata. Quelli che scelgono di restare e di provare a dar vita ai loro sogni sono motivati dalla consapevolezza della straordinaria portata del retaggio culturale di cui siamo eredi e credono fermamente che il settore culturale possa davvero essere la chiave di volta per costruire un futuro migliore. L’amministrazione culturale, si mostra sempre più aperta al dialogo ed alla collaborazione, ma c’è tantissimo lavoro da fare. Spesso, ci si scontra con la limitata capacità di spesa e di investimento a supporto del turismo e dei beni culturali. In Europa in cultura, spendono tutti più di noi, persino la Grecia da questo punto di vista è più virtuosa, nonostante nel nostro paese sia presente il più alto numero al mondo di beni patrimonio dell’umanità. Tra l’altro in Sicilia è presente il 70% del patrimonio artistico dell’intero Paese.
Cosa deve fare un giovane per lavorare nel campo dei beni culturali e offrire novità alla città?
Per prima cosa studiare, avere tanta curiosità, aggiornarsi, svolgere attività di volontariato, affinché si possa rendere meglio conto delle coordinate in cui bisogna muoversi in questo settore. Fare squadra costruendo ponti e sinergie con chi condivide i nostri stessi interessi, perché da soli non si va mai molto lontano. Per partire è utile imparare a muoversi nel complesso mondo dei bandi regionali ed extraregionali, puntando, in particolare, ad ottenere finanziamenti europei.
Quali sono le offerte che attirano maggiormente il pubblico?
Riscuotono sempre molte adesioni le iniziative che coinvolgono il pubblico alla scoperta/riscoperta della città, ad esempio: i percorsi culturali “rivitalizzati” o inediti, che prevedono una rilettura del territorio e delle sue caratteristiche, attraverso drammatizzazioni ed accompagnamento musicale; le attività didattiche per bambini e ragazzi svolte nell’ambito di eventi espositivi o all’interno di siti storico-munumentali; le maratone culturali tematiche o le mostre dedicate a grandi artisti.
Cosa dovrebbe cambiare ?
Non esiste una ricetta da seguire, ogni circostanza è diversa da un’altra, ogni città e momento storico è diverso da un altro, e non si può procedere per formule, similitudini o analogie. La fanno da padrone, però, il senso di responsabilità civica, l’impegno, nonché l’onestà di ciascuno di noi, soprattutto di chi ci rappresenta.
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