Massimo Dapporto: “A Catania poche risate ma grandi applausi”


massimo dapporto
Massimo Dapporto

Massimo Dapporto è cordiale. Allegro. Indossa un giubbotto nero, jeans. Lo incontriamo a Catania durante le repliche della commedia Ladro di Razza nell’ambito della rassegna teatrale del Brancati.

Intervista a Massimo Dapporto

 In Ladro di Razza interpreta Tito un simpatico opportunista che muovendosi tra le miserie della seconda guerra mondiale darà prova di coraggio ed umanità. Com’ è stato interpretare questo ruolo?

Massimo Dapporto in "Ladro di razza"
Massimo Dapporto in “Ladro di razza”

“Questo personaggio gioca con la vita e per alcuni aspetti siamo simili. Mi sono trovato bene con Tito. Sono due anni che giriamo l’Italia in lungo e largo e posso dire che Ladro di Razza è uno degli spettacoli che mi ha dato maggiore soddisfazione. Ci tengo a donare al pubblico dei lavori che non annoino e credo in questi anni di non aver mai tradito gli spettatori. Quando recito cerco sempre di capire se dallo spettacolo possa nascere qualcosa di buono”.

Tito alla fine s’innamora della zitella ebrea e decide di subirne il suo destino. Massimo Dapporto, se è possibile saperlo, quali pazzie ha fatto per amore?

(ride)

“Tante. Spostamenti in aereo e molti viaggi ovvero cose che a distanza di anni mi fanno sembrare proprio scemo. Per amore si fanno delle stupidaggini ma guai se non si facessero, probabilmente, non si avrebbero neanche ricordi”.

Nella sua carriera dopo aver interpretato il terribile tenente di Soldati-365 giorni all’alba arrivano una serie di importanti ruoli da buono. Come avviene questo passaggio?

“Improvvisamente. Sono stato chiamato per dare vita alla fiction Amico mio ed è stato il pubblico che ha deciso della mia sorte”.

Lei ha girato l’Italia in lungo e largo ed ha avuto modo di conoscere e capire le differenze tra le varie platee. Come definirebbe il pubblico catanese?

“Catania ha un’educazione teatrale importante, però è abbastanza spiazzante, soprattutto, per gli attori di commedia”.

In che senso?

“Il pubblico teatrale catanese per non disturbare arriva a soffocare la risata e coprire la bocca con le mani. Ridono solo quelli che non ce la fanno a trattenersi. I torinesi e i veneti ridono di più. I catanesi non ridono, ma alla fine applaudono più di tutti regalando un affetto infinito”.

Ha seguito le orme di suo padre Carlo, ma è vero che non voleva che lei facesse l’attore?

“Mi ha sconsigliato di fare questo mestiere, perché pieno d’incognite e precarietà. Mio padre recitando durante la guerra ha fatto la fame, ha vissuto momenti terribili ed era spaventato per me. Quando mi ha visto per la prima volta in scena da protagonista, abbracciandomi, mi ha detto: “Sono contento. Hai il pubblico dalla tua parte continua così”.

Cos’ha provato quando è salito la prima volta sul palco?

“Non si capisce nulla. Nel primo minuto sei nel pallone totale e ti chiedi come mai hai scelto di fare questo lavoro. L’adrenalina va a mille ma è fondamentale anche a distanza di quarant’anni essere carico per affrontare il pubblico, perché gli spettatori capiscono subito i tuoi sentimenti ed ogni platea, anche la più piccola, merita estremo rispetto”.

Come mai, secondo lei, la gente va sempre meno a teatro? Colpa della crisi?

“La crisi va avanti da decenni, non è solo un elemento dei nostri anni. Penso che in Italia si sia stati bene economicamente solo durante gli anni sessanta. La televisione ha ucciso sia il teatro che il cinema. Bisognerebbe dare una smossa anche nella vendita dei biglietti. Dovremmo prendere esempio dagli inglesi con la politica del last minute, che permette di guadagnare di meno ma sicuramente di riempire i teatri”.

Il sacro fuoco dell’arte nella famiglia Dapporto si tramanda di generazione in generazione, anche suo figlio ha seguito la sua strada facendo il regista. Consiglierebbe di fare il suo mestiere?

“Questo è un lavoro che può arrivare a condizionare la vita anche in maniera negativa. Non posso sconsigliare di seguire questo cammino, non sarebbe giusto. Ai ragazzi dico di darsi un tempo di dieci anni per rendersi conto dei riconoscimenti e delle negatività. Se le gratificazioni non arrivano dopo un primo periodo è inutile accanirsi ed è meglio lasciar stare”.

La tournèe Ladro di Razza si conclude nella nostra città. quando ritornerà a Catania?

“A fine anno lavorerò ad una commedia, Quei due, con Tullio Solenghi, che girerà l’Italia dal prossimo anno. Mi auguro di ripassare di nuovo, perché voglio sentire gli applausi scatenati del pubblico catanese”.

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