Miriam Leone è la protagonista del nuovo film di Pif In guerra per amore, nel quale il regista palermitano indaga sui rapporti tra la mafia e gli americani durante lo sbarco in Sicilia, nella Seconda guerra mondiale. L’ex Miss Italia interpreta Flora.
Intervista a Miriam Leone
Come è andato il suo incontro con Flora?
“Io e Pif avevamo voglia di lavorare insieme e ne avevamo parlato spesso. Un desiderio che un giorno si è materializzato attraverso un pacco giallo che mi ha spedito senza preavviso: conteneva la sceneggiatura, era il suo modo di presentarmi Flora…”.
Che cosa l’ha colpita del copione e del suo personaggio?
“La possibilità di interpretare una donna siciliana e di tornare alle mie radici, e poi quella di indagare l’anima del migrante e di poter prendere parte a un progetto che, con intelligenza e ironia, denunciasse un fatto storico che ha favorito la mafia. Da siciliana tutto questo ha per me un valore molto forte e importante”.
Conosceva il periodo storico raccontato nel film, ha fatto un lavoro di ricerca personale per documentarsi su storia, mentalità, costumi e abitudini dell’epoca?
“L’amore e la passione per la Storia, per le storie, mi accompagnano da sempre, anche in questo mestiere. In questo caso, però, sono andata a cercare nelle radici della mia famiglia, negli album delle foto delle mie nonne. Ho ascoltato le storie di mia nonna Angela, che ha 91 anni e mi ha raccontato la sua giovinezza in quegli anni. Poi ovviamente con Pif c’è stato uno scambio continuo che mi ha dato indicazioni precise sul personaggio e sul periodo storico”.
Che tipo di collaborazione e di amicizia è nata tra lei e Pif prima e durante le riprese?
“Ho sempre ammirato il lavoro di Pif, la sua capacità di fare denuncia “planando sulle cose”, per dirla alla Calvino. Abbiamo subito instaurato un ottimo rapporto, veniamo dalla stessa isola e siamo entrambi lontani da casa, felici di tornarci, quando possiamo. Radicati eppure in viaggio. È stata un’occasione di arricchimento lavorare con lui”.
Ricorda qualche momento della lavorazione più significativo o impegnativo di altri?
“Abbiamo girato delle scene a Fiumicino, al porto, alla fine di un pontile, un giorno in cui si erano scatenati tutti i venti gelidi dell’inverno, battevamo i denti e non riuscivamo a dire le battute. Allora qualcuno ci ha offerto un goccio di grappa (ah, Pif è astemio!). Ci è venuta la più classica ridarella, tipo quelle dei tempi di scuola, e non riuscivamo comunque a dire le battute perché ridevamo con le lacrime senza ragione. Forse eravamo semplicemente felici di essere lì”.
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