Moga è una cantautrice nata e cresciuta a Cefalù, in una famiglia di musicisti. Spazia dall’ “urban melodico” all’“ambient pop” con brevi incursioni di Folk, senza però rinunciare all’essenza del rock più tradizionale e genuino. Nella sua attività musicale manifesta una peculiare poliedricità, accompagnandosi e scrivendo la sua musica sia con la chitarra, che con il pianoforte, e mettendo in risalto la sua qualità vocale. L’EP “Una donna dietro le apparenze” è un percorso all’interno del vissuto dell’artista, che ha voluto dare spazio alle sue origini siciliane raccontando della sua terra e delle sue tradizioni in una chiave di lettura innovativa. I brani si susseguono tra emozioni e ritmo. Abbiamo chiacchierato con lei del suo lavoro e delle sue passioni.
Moga. Perché lo ha scelto e che significato ha?
È semplicemente il diminutivo del mio cognome, da sempre molti amici mi chiamano Moga e così, ho pensato di utilizzarlo come nome d’arte.
Come nasce la sua passione per la musica?
Già da piccola, avevo una grande passione per la musica. Ho sempre vissuto a stretto contatto con strumenti e musica, perché nella mia famiglia ci sono molti musicisti. Poi ho studiato al conservatorio, mi sono dedicata al pianoforte e al canto. Quando ero una bambina, ho partecipato allo Zecchino d’oro, portando la canzone “Bolle di sapone” e ricordo le prime emozioni dello stare davanti al pubblico.
“Una donna dietro le apparenze” è il suo ultimo lavoro. Quali sono le tematiche più importanti dell’ep?
Le mie canzoni sono molto dirette, perché mi rispecchiano molto. parlo di temi legati all’amore, ma non solo, anche della vita in generale, del coraggio di lasciare andare ciò che non ci fa star bene.
Si tratta di argomenti autobiografici?
La maggior parte delle storie che racconto, riguardano ciò che accade nella mia vita, ma spesso mi soffermo anche a guardarmi intorno, oltre che dentro, e cerco di capire ciò che avviene. Sono molto soddisfatta quando chi ascolta le mie canzoni mi dice che si rivede e che si rispecchia in quegli argomenti che ho trattato, perché la musica possiede un linguaggio universale, che ci accomuna tutti.
Nella sua attività musicale ci sono degli artisti che l’hanno influenzata? Che genere di musica ascolta?
Non ho un genere musicale preferito, ascolto tanti generi diversi, anche la musica classica, però posso dire che non amo la musica metal. Tutto ciò che ha a che fare con la sonorità mi attira, quindi più che soffermarmi sugli artisti, preferisco ascoltare le canzoni, i testi e gli arrangiamenti. Sono cresciuta dentro casa con le canzoni di Battisti e di Renato Zero, dei quali ho anche suonato delle cover.
Il singolo “La fuitina”, tratta dell’amore fra due ragazze. Sia il testo che il video, mettono in risalto i pregiudizi e la non accettazione, persino da parte dei genitori. Quali possono essere secondo lei gli espedienti contro i pregiudizi?
Innanzitutto è importante essere se stessi, perché la naturalezza aiuta molto, anche nell’essere accettati dagli altri. Purtroppo, ancora oggi, le persone non etero non hanno ancora diritti. Per abbattere i pregiudizi è importante l’educazione che viene data ai giovani, anche dentro gli ambienti familiari. Occorre insegnare ai figli che esiste la liberta delle persone ed è importante rispettarla, senza pregiudizi e senza giudicare. Nel singolo, mi importava mettere maggiormente in risalto l’amore del padre verso la figlia, infatti il punto cardine è ricevere affetto ed essere accettati dai genitori.
Nel testo ci sono delle strofe in siciliano. Perché l’esigenza di utilizzare anche il dialetto?
Prima di tutto perché c’è un legame verso le mie radici e poi perché il dialetto siciliano ha una musicalità adatta alla canzone e mi piace l’idea di farlo conoscere al di fuori della Sicilia, perché voglio portare avanti le tradizioni del nostro territorio.
Lei è una cantautrice, come lavora di solito? Scrive prima la musica o le parole?
Di solito scrivo prima la musica e dopo il testo. Nella scrittura di molti brani di questo EP mi ha aiutato una persona a me molto cara, quasi come un secondo padre, che però purtroppo è venuto a mancare da poco, Francesco Silveri. Come quasi tutti gli artisti, ho dovuto affrontare anche un momento di blocco artistico, che non mi ha fatto scrivere per qualche anno. Adesso ho superato questa fase e ho ripreso a scrivere moltissime canzoni. In quel momento avevo qualcosa dentro, ma non sapevo cosa dire. Ciò che ho scritto prima, non lo sentivo mio. Poi ho fatto un lavoro con me stessa, ho vissuto, ho pianto, ho riso, ho affrontato esperienze dolorose e proprio quelle mi hanno dato l’ispirazione per la scrittura. Quando stai male, la musica diventa anche un percorso terapeutico.
La musica ai tempi del Covid: quali sono le difficoltà per chi lavora nel campo musicale?
Per prima cosa chi lavora nel campo artistico, soffre molto per la mancanza degli spettacoli dal vivo e del pubblico. Ci che manca è soprattutto l’assenza del calore delle persone. I concerti vengono sospesi, le date spostate e per gli artisti è un lavoro che viene a mancare. Anche la gente ne soffre, perché senza cultura, musica e teatro si vive male. Al giorno d’oggi, i cantautori sono aiutati dai social, ad esempio io faccio delle dirette su Instagram, e anche se può sembrare una cosa strana, tengono i legami col pubblico. Era in previsione una promozione dell’EP, partendo proprio dalla Sicilia, ma purtroppo per il momento credo proprio che occorra aspettare qualche mese, prima dei live.
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