Oltre alla Palermo delle pagine di storia, delle dominazioni francesi e spagnole, oltre alle bellezze architettoniche arabe e normanne, esiste una Palermo ricca di sapori e odori. Una città tutta da scoprire e visitare non solo con il senso della vista ma anche con quello del gusto e dell’olfatto. Itinerari culinari le cui tappe non sono certo i ristoranti a 5 stelle ma i locali all’aperto o, meglio, la strada. Perché come si suol dire: a sporcarsi le mani c’è più gusto. Lo sanno bene i ragazzi del sito palermostreefood che di questa attrattiva palermitana ne hanno fatto una cultura da conoscere e far conoscere. Arancine e arancinette, pani ca meusa, stigghiola, u mussu, a frittola.
Salvatore Augusta, lei ha creato Palermo Street Food. Come e quando è nata l’idea?
“Palermo Street Food è un sito nato circa un anno e mezzo fa da una mia idea e dall’apporto tecnico di Danielle Aquino, una ragazza italo americana, allo scopo di far rivolgere lo sguardo dei viaggiatori stranieri verso la cultura siciliana del cibo da strada. Lo facevo già da tempo con i miei amici”.
A chi vi rivolgete?
“Il 97% di coloro che ci contattano sono stranieri. Provengono da Scozia, Inghilterra, America, Canada, Australia e Irlanda. Finora abbiamo ricevuto soltanto due richieste dall’Italia, precisamente dal Nord Italia. Ci rivolgiamo soprattutto ai viaggiatori che, diversamente dai turisti, non cercano solo il divertimento ma provano a portare a casa parte della cultura e qualcosa di più concreto del luogo visitato”.
Come finanziate i tour?
“I tour non obbligano i fruitori al pagamento, viene consigliata semplicemente una donazione. Lo spirito del progetto è la sostenibilità. Ciò a cui miriamo è far apprezzare la cultura siciliana e farci pubblicità su Google”.
I tour delle specialità palermitane del cibo da strada sono stabiliti di volta in volta con chi ne fa richiesta?
“Tutti i tour sono personalizzati in base alle richieste. C’è chi vuole andare a caccia di dolci, chi di pesce o di carne. La mattina guidiamo i viaggiatori tra i mercati più famosi di Palermo, come il mercato del Capo o della Vucciria, durante il quale li accompagniamo tra i banconi di frutta e di ortaggi. Durante queste tappe ci chiedono informazioni sulla preparazione dei piatti tipici. Così forniamo anche spiegazioni socio culturali sul modo in cui le varie dominazioni hanno influito sulla preparazione di una pietanza. L’arancina, ad esempio, discende dalla ricetta siriana, in cui l’ingrediente base è il grano; successivamente, dopo le dominazioni arabe e spagnole, la ricetta si è arricchita con l’uso del riso. C’è da dire che i tour sono stagionali e che bisogna spiegare anche la cultura ambulante dei venditori del cibo da strada”.
Quale tour consiglierebbe?
“Sicuramente quello notturno per sperimentare l’aspetto conviviale dello street food. Quindi porterei i viaggiatori il venerdì o sabato notte al mercato della Vucciria dove si può sperimentare questa usanza tipicamente siciliana”.
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