Yosonu è il progetto solista di Peppe Costa, batterista dal 1997 di diverse formazioni di generi diametralmente opposti, dal death metal al reggae, docente e compositore. Con Yosonu, l’architetto calabrese, cambia drasticamente rotta sperimentando e sviluppando l’idea di comporre musica contemporanea senza la presenza di alcuno strumento musicale. Il corpo, gli oggetti di uso quotidiano e la voce, in tutte le sue possibilità, sono i soli strumenti su cui si sviluppa il suo nuovo progetto. L’approccio della musica del corpo e degli oggetti a costo zero è inoltre alla base dei laboratori di propedeutica musicale per bambini di cui lui stesso si occupa, sviluppati in parallelo al suo percorso di studi della linea pedagogica Orff presso la sede italiana a Roma. Il suo primo lavoro in studio è GiùBOX, uscito il 6 marzo2015. Il GiùBOX tour ha suonato in un anno oltre 70 concerti in 18.000 km dal nord al sud da caffè letterari, clubs, a festival, a raduni buskers, incuriosendo pubblico e critica. E poco più di un anno dopo dall’uscita del disco, ad aprile, Yosonu sbarcherà a Londra per 4 spettacoli.
Yosonu, intervista a Peppe Costa
Suoni da quasi vent’anni, perché è arrivato il progetto da solista?
“E’ stata una necessità. Avvertivo l’esigenza di fare qualcosa che fosse mio e solo mio, non per eccesso stravaganza come si può pensare. In realtà avendo la fortuna di suonare con tanti artisti di
formazioni musicali diametralmente opposte, ad un certo punto rischiavo di perdermi e mi sono chiesto: ‘ se dovessi fare qualcosa di solo mio, che cosa farei?’. Da qualche anno poi mi frullava in testa questo tipo di musica sperimentale, non convenzionale, che è anche un rischio. Perché la sperimentazione musicale spesso si palesa in modo ostico alle orecchie degli spettatori. Io invece volevo che il pubblico s’incuriosisse, che alla fine di ogni concerto potessi lasciarli con un semplice interrogativo: ‘Potrei farlo anche io?’. Il mio scopo è quello di avvicinare anche i non musicisti alla musica, eliminando quella distanza che spesso le proprietà degli stessi strumenti musicali creano. Se ad essere suonato è un rotolo di carta igienica, un vasetto, o la tua stessa voce, questo distacco tra persone e strumento non esiste più. E’ stata anche una scommessa con me stesso e con il mio lavoro didattico. Sto seguendo il livello avanzato della metodologia pedagogica musicale di OSI – Orff- Schulwerk, con sede a Roma, dove presto ultimerò la mia tesi. La musica secondo questa linea didattica viene trattata veramente come linguaggio, e la scrittura e la lettura sono processi che arrivano alla fine. S’inizia invece per gioco con processi esperienziali”.
Come sei arrivato ad insegnare body percussion a Catania?
Ho suonato molte volte a Catania, soprattutto all’Ursino Buskers, tramite l’associazione Gammazita. Con loro abbiamo avuto l’idea di aprire una classe di body percussion. Al momento ho 9 allievi, l’età varia dai 20 ai 40 anni. Facciamo musica di gruppo, tutti insieme. Il laboratorio è come una palestra dove sudiamo e sperimentiamo ritmi, timbri, movimenti. Il gruppo sana e sistema, e non solo musicalmente.
Tu, però, suoni da solo. Perché?
Come affermavo prima, la mia è stata un’esigenza personale, volevo scoprire a che punto la mente potesse portarmi a fondo nella ricerca musicale. Da qui anche il nome Giùbox. Questo non vuol dire che io non sia disponibile o voglioso di suonare, anche in questo progetto, con altri. Proprio il 6 marzo ho lanciato un invito, per festeggiare l’anniversario del mio album, a chiunque volesse partecipare inviandomi un video di qualsiasi suono prodotto in qualsiasi modo, da qualsiasi parte dell’Italia, perché la mia idea è quella di creare un’opera collettiva, riunendoli infine tutti. Mi stuzzica la possibilità che anche chi non sia un musicista possa partecipare e fare musica.
Qual è l’oggetto-strumento più strano che hai suonato?
Al momento suono circa 25-26 oggetti-strumenti diversi, ma la lista continua ad ampliarsi e cambiare. Una volta scoperte tutte le possibilità dell’oggetto-strumento, infatti, poi tendo a cambiarlo e sperimentare con altro. Quello più strano per me è stato il bastoncino metallico usato per montare il cappuccino, che io utilizzo per creare suoni striduli come se fosse una chitarra distorta; il pubblico invece è stato molto divertito dall’accoppiata scopa-paletta, e ultimamente dal mio rasoio da barba.
Yosonu, il video
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