Savi Manna, attraverso il teatro cerco di capire la mia vita


savi manna

Incontrandolo per strada con quel suo fisico minuto, con quella sua aria tranquilla, l’incedere flemmatico, l’espressione sorniona… non lo diresti mai, eppure lui è uno di quegli artisti che una volta sul palco, sotto ai riflettori realmente si trasformano, diventano il personaggio interpretato, rivelando un’ energia incredibile a credersi,  che ti travolge e coinvolge ininterrottamente per tutta la durata della performance.   In particolare, mi riferisco al suo “Turi Marionetta”, visto domenica sera presso il Centro Studi L.A. (nell’ambito degli eventi sociali di promozione dell’Arte in Sicilia  per l’anno in corso) e di cui avevo sentito parlare lodevolmente sia la critica che il pubblico. Si tratta, in effetti, di uno spettacolo intenso ed incantevole, che restituisce allo spettatore suggestioni lontane. Un racconto affascinante su una storia che ci appartiene, fatta di marionette, pupi, pupari e cantastorie. In questa pièce, Savi utilizza la tecnica del “Cuntu” e del “teatro delle Ombre”,  cimentandosi nel ruolo (riuscitissimo nella recitazione, come  nel trucco che lo rende davvero irriconoscibile) di un arzillo anziano, ripercorrendo in questo modo tutta la storia delle marionette, partendo dalla preistoria fino ai giorni nostri, immergendo lo spettatore  in un passato dal sapore di favole o leggenda, lontano e ricco di visioni ed imprese eroiche. Il testo, inoltre, alternando l’italiano accademico al siciliano, è un elogio alla molteplicità dei registri linguistici del dialetto catanese.

“Questo spettacolo- dice Savi Manna –  ha riscontrato il consenso del pubblico in vari teatri italiani e in Canada dove io stesso mi sono sorpreso nel verificare quanto la gente lo avesse apprezzato e compreso così com’è senza i sottotitoli.”

Uno spettacolo, è vero, che cattura l’attenzione, malgrado l’essenziale scenografia, coi suggestivi i giochi di luce che sottolineano la capacità mimica ed espressiva dell’attore, il quale rende lo spettatore quasi un bimbo che attende i racconti del nonno. Un mescolarsi continuo e sapientemente costruito fra un’ antica tradizione orale oramai dimenticata ed un preciso studio di dati ed informazioni storiche ed umanistiche che si alternano a momenti di grande comicità riferiti al quotidiano vivere.

L’intervista a Savi Manna

Savi perché Turi Marionetta? Cosa, come,  chi ti ha ispirato questo, per certi versi,  singolare personaggio?

Come per ogni altro mio personaggio, non vi è stato un perché o un come, io non penso di voler scrivere un testo o creare personaggi. Arrivano così, improvvisamente, in momenti in cui non sto lì a pensare di voler metter giù una storia. No, sono attimi che mi viene quasi improvvisamente da scrivere e devo farlo e non faccio altro che questo per giorni, finché cioè non ho buttato fuori ciò che tengo dentro e che, per forza di cose, prima o poi vien fuori. Magari non mi piace, per un po’ di tempo lo tengo da parte per riprenderlo successivamente, rivederlo oppure, in seguito, non mi convince più e lo distruggo. Nel caso di Turi risaliamo all’inverno del 2009 quando iniziai ad abbozzare  qualcosa su un professore universitario imbranato ma esperto di marionette, la storia però non mi convinceva affatto. Poi, la notte del 21 marzo 2009, non posso dimenticarlo, mentre me ne stavo a letto, prima di dormire, ebbi come una visione : io da vecchio. Non potei resistere, mi alzai e cominciai a scrivere di getto, in quella sola notte Turi Marionetta. Quindi iniziai a lavorare quotidianamente sul personaggio, la sua postura, il timbro di voce, la sua umanità, aspetto per me importantissimo. Tuttavia qualcosa non andava, non ero pienamente soddisfatto, mi rendevo conto che vi erano tre “ruppi” che non riuscivo a identificare  e superare. Perciò nei mesi successivi ne parlai al mio maestro Carmelo Vassallo che si trovava a Milano e alla fine andai a trovarlo. Il Maestro per risolvere queste mie perplessità mi pose due possibilità : o lui dettava ed io scrivevo, oppure mi spiegava come fare e io vi avrei lavorato da solo. Scelsi questa seconda possibilità e in un mese circa sciolsi l’inghippo. Tornai quindi a Catania con una perfetta drammaturgia e con il dono più prezioso mai ricevuto : la conoscenza del personalissimo metodo di scrittura teatrale del Maestro Carmelo Vassallo. “

Vanti fra le varie collaborazioni artistiche nomi di importanti artisti Marcello Cunsolo, Roberta Torre, Gioacchino Palumbo, Yves Bergeret, per citarne alcuni; però quando citi Carmelo Vassallo si percepisce chiaramente una certa emozione…. o sbaglio?

No, no non sbagli è la verità. Io ho un ricordo eccezionale ed indelebile per il grande Carmelo Vassallo, il mio Maestro. Per me un grande drammaturgo, regista attore che mi ha insegnato tantissimo, un artista straordinario con cui ho avuto la fortuna, l’onore non solo di lavorare, quanto di imparare questo mestiere. Con lui, come con altri comunque, ho appreso tanto e ho collaborato con entusiasmo; Giovanni Calvagno per esempio, o Alessandra Pecetta, CaneCavolto… per non dire poi della bottega Cartura con cui ho intrapreso una collaborazione che dura tutt’oggi.

Savi ma com’è che un talentuoso violinista si ritrova attore e quindi drammaturgo?

La passione per il violino l’ho sempre avuta e continuo ad averla. Lo suono da oltre 18 anni e tengo a precisarlo da autodidatta. Il teatro, invece, è arrivato in un momento inaspettato della mia vita ed oggi riflettendo su quanto ho vissuto nel teatro, ho fatto in esso….sono giunto alla conclusione che in fondo io adopero il teatro per cercare di capire qualcosa della mia vita, perché ho imparato e capito che esiste un unico modo di dire la parola, la battuta, ma in realtà i modi sono tanti e tutti diversi perché ciascuno di noi ha un suo personalissimo modo, unico, di pronunciarla. Io nel teatro cerco la follia che vi è nel trovare il modo di dire le parole. Come ho iniziato mi chiedi. Ho iniziato con il teatro amatoriale, presso una compagnia di  seri professionisti, in verità più che amatori, con cui sono rimasto per un certo periodo finché non ho conosciuto una compagnia di bravissimi artisti di strada… ma veramente da strada, nel senso più letterale, i Baternù dove ho fatto la mia più reale esperienza, partecipando a vari eventi ed ho vinto persino un premio nazionale per giovani compagnie nel 2000 con “Giacinta Pezzana”

E non solo nel corso della tua carriera numerosi altri riconoscimenti per il successivo tuo lavoro teatrale “Importante molto importante”.

Anche questo è vero:  nel festival nazionale dei corti teatrali di Catania nel 2010, “Importante molto importante. La trilogia” ha vinto il premio come migliore drammaturgia e nella menzione speciale della Film Commission. Poi nello stesso anno ad ottobre, miglior corto al Festival Potenza Teatro.

E diversi altri riconoscimenti; grosse soddisfazioni dunque per uno che non pensava e non pensa  di scrivere.

(Ride) Sì, sì è vero, ma ti confesso che la maggiore gratificazione dal teatro l’ho ottenuta negli anni in cui ho lavorato con attori diversabili; quegli anni non li scorderò mai, eccezionale esperienza di vita, di umanità…bellissima davvero.

E poi il cabaret, il cinema…insomma non ti sei fatto mancare niente…

(ride ancora) Beh, sì direi proprio di sì, se consideriamo anche il cinema e la fictions per la TV

Al presente sei in giro per l’Italia con questi i tuoi spettacoli; prevedi anche nuove pièces per quest’anno?

Sarò a Benevento il prossimo mese perché ho vinto il bando di un concorso e da lì andrò a Roma per un tour in qualche teatro della città. In Sicilia invece….Sì, qualcosa in cantiere l’avrei ma ancora è prematuro parlarne, magari a Maggio ti farò sapere….

 

 E perché no, in fondo chiacchierando con questo poliedrico personaggio, s’è radicata in me la certezza che da lui artisticamente parlando c’è tutto da aspettarsi.

Bravo Savi!

 

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