Per il terzo anno consecutivo, sarà il Progetto S.E.T.A. (Studio Emotivo Teatro Azione) a inaugurare la stagione del Teatro Coppola di Catania. Dal 6 al 9 ottobre alle 20.45 gli attori porteranno in scena uno spettacolo diretto da Silvio Laviano “Innamorati – Tragicommedia della Purificazione da S. Kane e N. Martoglio”. Lo spettacolo parte dall’esplorazione dell’amore e della morte, due elementi in continua lotta tra loro ma in fondo complementari, e racconta storie di sete d’amore, sentimento che viene puntualmente ostacolato. È una tragicommedia dal linguaggio tagliente, un racconto che ha il sapore della strada di una città ambigua e arrabbiata, un non-luogo di un sud del mondo, proprio come può essere Catania. Ma racchiudere in qualche riga un lavoro di ricerca come “Innamorati” sarebbe riduttivo, per questo ne abbiamo parlato direttamente con l’attore e regista Silvio Laviano, che nel 2014 ha dato vita al Progetto S.E.T.A.
Intervista a Silvio Laviano
Da che idea nasce questa tragicommedia?
“Innamorati è il risultato di un percorso di studio e ricerca del Progetto S.E.T.A. in residenza al teatro Coppola di Catania. Nel 2014 abbiamo debuttato con lo spettacolo “S.O.G.N.O. Ergo sum – Studio di una Notte di Mezza Estate” che è stato molto apprezzato, mentre l’anno successivo abbiamo portato in scena “Diversi – Personaggi in cerca di un Altrove”. Quest’anno concludiamo quella che amiamo definire una trilogia dell’urgenza, urgenza di fare teatro nella nostra città, partendo dal basso. La tragicommedia Innamorati è una rilettura dell’opera “Purificati” dell’autrice britannica Sarah Kane, una donna ambigua, lesbica, carica di rabbia, morta suicida all’età di 28 anni. La storia è ambientata in una città di un sud del mondo, che può essere Catania o persino una città del Sud America, una città che parla la lingua di Nino Martoglio, cioè il dialetto che dà voce alle passioni.”
Dov’è il punto di incontro tra la controversa Sarah Kane e il catanese Nino Martoglio? Cosa accomuna due personaggi apparentemente diversi e lontani nello spazio e nel tempo?
“Nino Martoglio è il poeta catanese più rappresentativo che ha cantato Catania, le sue vicende e le sue donne. Sarah Kane è una donna arrabbiata, che sceglie di togliersi la vita. Io ho colto un collegamento tra lo stato d’animo della drammaturga britannica e Catania, dato che al momento è una città piena di rabbia e che si prostituisce; è una città contraddittoria che da una decina di anni maltratta la cultura, nonostante un tempo fosse considerata il fiore all’occhiello del Sud Italia.”
“Innamorati” è più intrattenimento o denuncia sociale?
“Questa tragicommedia narra di alcuni giovani che combattono per il loro amore, ma vengono schiacciati da un potere superiore rappresentato dal direttore del testo che ostacola il loro sentimento. Così, alle passioni vengono tarpate le ali. Il nostro scopo non è fare un teatro di denuncia sociale, ma neanche quello di limitarci all’intrattenimento. Diciamo che vogliamo trasmettere dei messaggi attraverso l’intrattenimento.”
I principali temi portati in scena sono sicuramente l’amore e la morte. C’è un elemento che predomina sull’altro?
“A volte predomina l’amore, a volte la morte… talvolta la morte dell’amore.”
Come si lega l’acuta frase Antonin Artaud Impazzisci e muori o diventa equilibrato e malsano al vostro spettacolo?
“Questa frase di Artaud sarà visibile in platea. Si tratta delle parole che Sarah Kane scrisse nella sua stanza il giorno in cui si impiccò con dei lacci di scarpe. Naturalmente la frase non è un invito al suicidio ma uno spunto di riflessione. La vita ci offre due opzioni: vivere schiacciati dalla mediocrità o andare fino in fondo, a costo di impazzire. Questo vale anche per gli attori: non ci si dovrebbe limitare a un tipo di teatro borghese, ma bisognerebbe andare oltre.”
Che ruolo avrà la scenografia in questo spettacolo?
“Quest’anno io e gli altri attori saremo sul palcoscenico, ma in mezzo al pubblico ci sarà una sorta di isolotto. La vicenda si svolgerà all’interno di una stessa stanza azzurro cielo che costituisce un non-luogo dell’anima che può diventare cucina, camera da letto, un ospedale psichiatrico, un’aula. I personaggi saranno sul palco dall’inizio alla fine per assistere a questo grande incubo che
qualche volta assume i contorni di un sogno. Inoltre, sulla scena saranno presenti oggetti come scope, sedie, un secchio, una scala: elementi che vengono utilizzati come strumenti di tortura. Anche la musica avrà un ruolo centrale nella narrazione. Si parte dal neomelodico napoletano per poi passare ad inserti musicali in altre lingue. Alle spalle c’è tanta drammaturgia musicale e l’intero spettacolo parte dall’urgenza e dalle proposte dei vari attori.”
Che significato ha per voi debuttare al teatro Coppola, spazio che dal 2011 rappresenta un vero bene comune che vive di autofinanziamento e continua a offrire momenti culturali e sociali alternativi nonostante le numerose minacce di sgombero?
“Il Teatro Coppola è stata l’unica realtà catanese che ha creduto fin da subito in me e nel Progetto S.E.T.A. e gli sono davvero grato per averci permesso di sperimentare. Al momento è l’unico luogo che ospita spettacoli di ricerca contemporanea e tutte quelle piccole compagnie che altrimenti non avrebbero alcun cartellone. In questi anni ho potuto respirare un grande spirito di collaborazione tra il Progetto S.E.T.A e il personale del Coppola. Si tratta di una collaborazione creativa che si è rivelata un aiuto concreto per la preparazione dei vari spettacoli. Infatti, la sottoscrizione volontaria servirà per sostenere sia il Progetto S.E.T.A. che il Teatro Coppola. Tra i miei desideri, c’è quello di portare il nostro spettacolo in altre realtà, uscendo anche col marchio del Teatro Coppola. Quest’anno siamo particolarmente felici di proporre al pubblico una tragicommedia che parla di amore perché crediamo che ci sia davvero un impellente bisogno di rinnamorarsi di Catania, dei nostri spazi e della nostra cultura, riscoprendo l’originario concetto di polis.”
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