La suggestiva cornice dell’Ex Convento del Ritiro ad Ortigia, Siracusa, ospita la mostra di pittura contemporanea PHOTONS di Agatino Raciti. La mostra, patrocinata dal Comune di Siracusa e dall’Assessorato alla Cultura, resterà aperta al pubblico fino al 5 agosto. I protagonisti della mostra sono i corpi nudi dei dipinti, le membra e i muscoli massicci, gli abbracci, le danze e le lotte che seguono linee sinuose e vorticose. E poi, la luce e i colori che vanno dal bianco, all’oro, fino ad arrivare ai toni più scuri delle ombre, attirano lo sguardo dei visitatori. Abbiamo intervistato la curatrice, Giusi Viola:
Ci racconta come è nata l’idea per la mostra Photons di Agatino Raciti?
L’idea nasce dall’artista, che dopo un lungo periodo di pandemia, ha avuto la voglia e la necessità di comunicare col pubblico, mostrando un lavoro che aveva avviato già prima del lockdown. Agatino Raciti è un architetto, con la vocazione della pittura.
Qual è la tematica principale?
È l’energia. Raciti ha tratto ispirazione dall’ascolto dell’album di “Ghosteen” di Nick Cave, che attraverso sonorità e testi inquietanti e fuori dal normale, ha voluto la memoria del figlio morto da poco. Queste suggestioni lo hanno portato al processo creativo e ha sentito l’esigenza di comunicare l’energia intima che allo stesso tempo è primordiale e liberatoria. Questo tipo di energia è messaggera di suggestioni oniriche, ma al contempo carnali e terrene. Nelle sue opere c’è un’energia liberatoria.
Perché la scelta del titolo Photons?
Tra queste immagini fantastiche, spiccano delle figure primordiali, prive di connotati morfologici e sessuali, al quale l’artista ha voluto dare il nome di Photons. Il fotone è l’elemento fondamentale della luce e l’artista sperimenta attraverso lo studio dei colori. I volti e le forme diventano così cangianti, dinamiche e fluide.
Come si articola la mostra?
Ci sono tredici grandi tele esposte nell’Ex Convento del Ritiro di Ortigia, in Ci sono dei riferimenti artistici importanti?
Sì, sicuramente c’è un tributo voluto a Masaccio e Van Eych, che conduce in un viaggio intimistico e ancestrale, dove le emozioni e i sentimenti generati dalle azioni umane, rappresentano la necessità di ascoltare la propria coscienza.
Qual è stata la sua idea curatoriale? Cosa ha scelto di mettere in risalto per conquistare gli spettatori?
Innanzitutto ritengo che sia importante tenere in considerazione la personalità dell’artista e poi mediare con lo spettatore, cioè aiutare l’artista a comunicare con gli altri attraverso le scelte delle opere e della loro messa in evidenza. Non tutte le opere possono essere di facile lettura per tutti gli spettatori.
L’arte come può farsi portavoce della condizione umana attuale?
In questo momento può aiutare tante persone a sognare e a liberarsi, anche dalle angosce che ha provocato la pandemia. L’arte è messaggera di sentimenti umani ed energia. Ogni opera suscita sentimenti differenti in ognuno di noi e in momenti differenti della nostra vita.
un’unica sala.
Qual è l’opera che rappresenta maggiormente l’artista?
Fra tutte posso annoverare “Adam, e Adam?”, “Pentascele” e “The nest”, come esempi del lavoro che caratterizzano l’artista.
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