Catanese, sessantottenne, ciclista per hobby, in pensione da tre anni. Turi Nicotra vede all’improvviso accendersi i riflettori su di lui per aver onorato la sua carriera professionale con ben 40 anni di servizio, di cui 30 da direttore della segreteria generale, senza aver mai preso un giorno di malattia. Lo incontriamo qualche giorno dopo la sua apparizione sanremese al fianco di Carlo Conti e Maria De Filippi. Sereno, disponibile e sorridente, iniziamo la nostra chiacchierata sorseggiando un gustoso aperitivo.
Ci parli un po’ di lei, Turi…
Sono nato e cresciuto a Catania, dove ho frequentato l’I.T.C. Gemmellaro e mi sono laureato in Scienze politiche nella facoltà della mia città. Sono sposato da 39 anni con Rossella, ho due figli, Pietro e Adele, e un nipotino, Matteo. Quando, ancora ragazzo cercavo lavoro, sono stato assunto fortunosamente, e sottolineo fortunosamente, al Comune di Catania. Sin da subito, ho avuto con il mio datore di lavoro un rapporto oserei dire spirituale, ho sentito il Comune come un mio secondo padre, perché mi ha dato la vita sociale e la dignità. E un padre non si può tradire…
Turi cos’è per lei il lavoro?
Il lavoro per me è un diritto fondamentale per ogni uomo e dovrebbe essere garantito a tutti. Intendo ovviamente qualsiasi lavoro, dal più umile a quello manageriale.
Come fa un uomo che fa ogni giorno il suo dovere a diventare un eroe del quotidiano?
Io non sono un eroe. Sono un uomo che ha sempre operato con senso di responsabilità e che ha tenuto con il suo datore di lavoro un rapporto corretto. Semplicemente.
In molti si chiederanno come ha fatto in 40 anni di servizio a non prendere nemmeno un giorno di malattia. Ha una salute di ferro o cosa?
Io devo ringraziare il Padreterno perché veramente non mi sono mai ammalato. A dire il vero una sola volta, quando ho subito un piccolo intervento chirurgico, ho preso due giorni di ferie. Certo è capitato, come a tutti, di avere un raffreddore o un po’ di febbre, ma questo per me non era sufficiente a marcare visita, perché io sono sempre stato scrupoloso. I dipendenti pubblici svolgono un ruolo fondamentale nella società, erogando servizi per la collettività e, per come la vedo io, non c’è niente di più bello che risolvere i problemi della cittadinanza e dare risposte ai cittadini.
Passi per la malattia, ma perché ha rinunciato a 239 giorni di ferie non godute?
Non c’è un perché. E’ una mia libera scelta. Trattasi di un diritto soggettivo, mio personale e poiché io non ledo gli interessi di nessuno, a questo mio diritto io decido in piena autonomia, di rinunciarvi.
Lei pensa che tutti i dipendenti pubblici debbano agire come lei?
Assolutamente no, io penso che i dipendenti pubblici debbano fare il proprio dovere e trovare soddisfazione nello svolgere le loro mansioni, questo si. E devo dire che la stragrande maggioranza dei dipendenti pubblici opera proprio in questo senso. Veda, nell’ambito delle funzioni che svolgevo, diverse volte mi è capitato di venire a contatto con tanti giovani precari con contratti a tempo determinato. Non le dico quante volte questi ragazzi venivano da me con le lacrime agli occhi quando il loro contratto stava per scadere. Situazioni davvero difficili, molti di loro con storie drammatiche alle spalle. Ed io, venendo il più delle volte a conoscenza di questi contesti che spesso mi coinvolgevano anche emotivamente, con quale coraggio, magari per un semplice colpo di tosse, mi sarei mai potuto assentare dal lavoro?
Cosa pensa dei furbetti?
Penso che cercare di fare furberie non è onorevole. Io esorto, invece, a chi pensa di sottrarsi al proprio dovere, a fare appello alla propria coscienza e andare a lavorare ogni giorno serenamente facendo il meglio che si può.
Due anni fa la pensione e il riconoscimento del Sindaco Enzo Bianco. Ci racconti…
Io devo ringraziare il Sindaco Enzo Bianco, il quale ha organizzato una cerimonia solenne che si è tenuta presso l’aula Consiliare del Comune di Catania, durante la quale mi è stato consegnato l’elefantino d’argento, simbolo della città e che custodisco gelosamente.
Poi un giornalista la contatta e la cita nel suo libro…
Mi ha contattato il famoso Giannantonio Stella, al quale ho rilasciato un’intervista telefonica il cui contenuto è apparso in un articolo del Corriere della sera e nel suo libro “Bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli”. Qui sono state dedicate due pagine alla mia storia, che si contrapponeva a quella di un’infermiera dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna, la quale in nove anni di servizio aveva lavorato soltanto sei giorni, inventando anche gravidanze false.
Giorni fa l’invito a Sanremo…
Nel periodo natalizio sono stato contattato da un giornalista della RAI che mi informava dell’interesse dei conduttori alla mia storia e mi invitava a salire sul palco dell’Ariston per testimoniarla. E’ stata un’autentica sorpresa per me, e naturalmente ho accettato l’invito molto volentieri.
Cosa può dirci di Carlo Conti e Maria De Filippi?
Carlo Conti è un professionista eccezionale, ha un grande carisma e mi ha accolto con tanto affetto. Maria De Filippi, qualche ora prima dello spettacolo, mi ha voluto conoscere e mi ha invitato nel suo camerino. E’ una donna straordinaria, mi ha tranquillizzato e mi ha detto che avrei potuto dire quello che sentivo di dire. Ho apprezzato moltissimo il fatto che lei mi abbia tenuto la sua mano sulla spalla per rassicurarmi durante tutto il mio intervento sul palco.
Ha ricevuto l’invito anche dal programma Quinta colonna. La infastidisce o la lusinga tutta questa attenzione mediatica?
Non sono infastidito né lusingato. Prendo questi inviti come opportunità per veicolare il mio messaggio, che, in sintesi, è questo: se ognuno di noi facesse, nell’ambito del proprio lavoro, il meglio che può, il nostro sarebbe certamente un Paese migliore.
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