Vittorio Ribaudo: “Non c’è gloria e non c’è pace per gli artisti in Italia”


“Quando dipingo sento ciò che creo ed ogni mia creazione è parte della mia anima; mi piace paragonarmi a mastro Geppetto, perché dal legno nasce un qualcosa d’inimitabile ed unico anche per me”. Così Vittorio Ribaudo, pittore della luce, definisce la sua missione di vita durante il nostro incontro nei locali della proloco di Acitrezza, in occasione di una personale, conclusa il 15 luglio, dedicata alla propria terra natia e all’intensa passionalità del sud. La pittura di Ribaudo, riconducibile al genere classico di tradizione italiana, è poliforme nell’uso dei materiali e delle tecniche; alla semplice tela preferisce utilizzare il legno, il marmo, l’agata del Brasile creando una particolare espressione artistica. “L’ Arte deve emozionare e per suscitare emozioni solo il cuore, i sentimenti, l’anima e “le mani”  di un’umile pittore possono rendere vivo e passionale un quadro”.

 


Cosa prova ogni volta che espone?

“Questa è la seconda volta che espongo ad Acitrezza. Questa mostra è stata una scommessa con il comune e con gli assessori, perché le difficoltà incontrate per la realizzazione di quest’evento sono state tante, ma sono contento di esporre a Trezza, luogo ideale per rappresentare, attraverso i miei quadri, i momenti più intensi della nostra sicilianità. Il momento più bello di una mostra è, secondo me, vedere l’emozione nel viso della gente, constatare lo stupore e la meraviglia per la tecnica utilizzata. Stimolare la curiosità nei visitatori, nel cercare di capire com’è stato utilizzato quel materiale in quello specifico quadro, è la linfa vitale per ogni artista”.

Cos’è la pittura per Vittorio Ribaudo?

“Tutto! Quando dipingo riesco ad estraniarmi dal mondo; infatti creo anche in mezzo alla gente, persino tra la folla. Per me dipingere è una liberazione dell’anima ed è il modo più grande per esprimere se stessi. In ogni quadro c’è sempre una parte del mio essere”.

Lei è famoso per le sue innovazioni nel campo della pittura; infatti utilizza il legno ed in particolare i tronchi degli alberi come tele. Da cosa nasce questa voglia di sperimentazione?

“La mia tecnica si riconosce anche per i materiali utilizzati; ho scoperto la grande espressività del legno nella seconda metà degli anni sessanta e ho sfruttato la naturalità di questo materiale per completare l’opera. Aggiungo alla bellezza del legno la rappresentazione artistica del mio pensiero creando un’opera unica ed irripetibile, poiché come in natura non si può ricreare in modo identico la nodosità della struttura lignea utilizzata le mie creazioni sono pezzi unici. Ogni mio quadro non ha cloni, ma è sempre un’ opera prima”.

Nel 1978 istituisce il Premio Rubens, dedicato alle eccellenze siciliane che si sono distinte nel campo dell’arte, della cultura e dello spettacolo. La trentaquattresima edizione, conclusasi da poco, ha visto la premiazione di nomi importanti, ma cosa deve fare un giovane talento per emergere?

“Il Premio Rubens nasce e vive senza contributi pubblici e si muove grazie alla mia voglia di far emergere il buono e il bello della Sicilia. Le energie economiche non sono tante e valorizzare degnamente i giovani è sempre più difficile. Mi riprometto ogni anno di dare più spazio ai nuovi talenti, ma se le istituzioni, un po’ alla volta, uccidono la cultura per i ragazzi il futuro è troppo difficile se non inesistente”.

Hanno ancora un significato le parole Arte e Cultura?       

“Oggi stanno affossando tutto. Oggi non ci sono più soldi e nessuno pensa a spendere nella cultura, perché oggi si sopravvive e non si vive; i politici sponsorizzano la cultura solo dove c’è il business. Chi vive di arte è castigato e penalizzato, la normale quotidianità diventa, spesso, un ostacolo insuperabile”.

Parliamo dell’esperienza di Brucoli. Lei con la sua arte ha impreziosito il piccolo borgo marinaro dipingendo ogni piccolo spazio. Oggi a distanza di anni cosa le ha lasciato quella esperienza? 

“Ho fatto tutto gratuitamente e per amore, ho voluto donare un segno della mia arte, facendo diventare Brucoli un quadro vivente. Come Van Gogh ha affrescato il suo paese d’origine io ho donato alla mia città parte della mia professionalità. L’amministrazione comunale non ha utilizzato una manutenzione adatta degli affreschi e adesso solo alcuni dipinti sono in buono stato. Quest’esperienza è stata ripetuta anche nei comuni  di Pedagaggi, Buccheri e Cassero, purtroppo, anche qui le autorità competenti non hanno prestato la giusta attenzione alla qualità artistica”.

Le qualità di un buon pittore quali sono?

“Passione, tenacia, abnegazione totale per il proprio lavoro, una buona base culturale e, soprattutto, tanta umiltà. Senza umiltà non si va lontano”.

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