Furbi occhi scuri e lunghi capelli neri incorniciano il volto, dai tipici tratti siciliani, della brillante giornalista del “Corriere della Sera” Viviana Mazza. Catanese d’origine scrive per la redazione esteri, seguendo con passione, coraggio e professionalità storie di donne e di uomini dall’ Alaska al Pakistan. Seduti a cena sorseggiando un buon vino dell’Etna scopriamo come il coraggio e la determinazione di una giovane donna diventi la forza propulsiva per la propria realizzazione personale ed umana. Vincitrice della sezione “Letteratura per Ragazzi” della XXVII edizione del “Premio Letterario internazionale Nino Martoglio” con Il libro “Storia di Malala”, edito da Mondadori, conosciamo un po’ alla volta chi è Viviana Mazza.
“Storia di Malala” è un testo dedicato ai giovani lettori, che parla di una storia vera. Un racconto semplice e toccante, sapientemente corredato dall’ incisività poetica delle illustrazioni di Paolo Altan, che mette a fuoco una situazione complessa e drammatica senza calcare la mano sulla violenza ma ponendo in risalto la speranza per il futuro di giovani a cui il loro paese non ha riservato che divieti, battaglie e morte. Quali ricerche, quali studi ha effettuato per approfondire la complicata vicenda umana e psicologica di questa giovane e coraggiosa bambina e realizzare quindi il libro?
“Ho letto e guardato tutto quello che era possibile trovare su Malala. In italiano non c’era praticamente nulla; ho studiato e reperito materiali per la stragrande maggioranza in inglese ma ho anche avuto la possibilità di approfondire documenti in urdu debitamente tradotti. Tutto quello che riuscivo a recuperare su questa storia è stato oggetto di analisi. Sono stata anche in contatto con le persone che conoscevano Malala come ad esempio suo padre. Il romanzo parte dal 2009 dal giorno dell’attentato; evento drammatico ricostruito attentamente in base alla ricerca degli articoli redatti, in tale occasione, dai vari giornalisti. Ho cercato, anche parlando con i cronisti sul posto, di appurare e verificare bene i fatti, perché c’erano molte contraddizioni sulla cronaca del tragico momento come ad esempio il numero degli spari o la descrizione fisica dell’ attentatore. Ho svolto un vero e proprio lavoro giornalistico. Ho avuto la possibilità di poter leggere il diario personale di Malala, elemento importante che mi è servito a conoscere e vivere i suoi pensieri, le sue emozioni. Non volevo scrivere, e non ho scritto, un libro che rispecchiasse il mio punto di vista ma volevo trasmettere, attraverso la scrittura, il pensiero di quest’eroina dei nostri tempi cercando di rendere merito al suo essere. Mi è stato molto utile anche un documentario girato a casa di Malala da un giornalista pakistano e da un giornalista americano del “New York Times”, perché ho potuto vedere i luoghi in cui questa ragazzina è cresciuta e si muoveva quotidianamente. Ho capito molte cose che solo le immagini ti restituiscono permettendomi di tradurre in scrittura la storia senza dover inventare neanche il più piccolo particolare. Il libro si conclude con il risveglio dopo l’attentato e il ritorno a scuola. È stato utile anche il diario on line, ben dettagliato, dell’ ospedale in cui l’impavida protagonista del mio libro è stata ricoverata. Ho ricostruito la cronaca e tutto il contesto per scrivere un racconto per ragazzi partendo dalla realtà”.
Le Istituzioni come Scuola, Famiglia, Chiesa ed Associazioni Culturali come hanno risposto a questo libro dall’ alto valore educativo non solo per i ragazzi?
“Bene. Sono stata già in varie scuole di tutta Italia ed in occasione del “Premio Martoglio” sono stata anche all’ Itis Galileo Galilei di Belpasso in cui ho avuto modo di appurare e constatare che i ragazzini delle varie classi si sono interessati con molta attenzione e partecipazione alla storia di Malala. Hanno richiesto la mia partecipazione molti “festival letterari per ragazzi”. Presto sarò di nuovo in Sicilia per altri incontri. Le scuole sono molto disponibili e interessate a questo tema; inoltre sono stata contattata anche da varie associazioni culturali e da importanti biblioteche. L’interesse per questo tema e questa storia è molto alto”.
Viviana Mazza una giovane e brillante giornalista siciliana che dal “Giornale di Sicilia” approda al “Corriere della Sera” occupandosi già da diversi anni della redazione esteri. Un settore del giornalismo abbastanza complicato e rischioso. Come si è sviluppato il suo interesse verso tale ambito?
“Nel mio cammino tra il “Giornale di Sicilia” e il “Corriere della Sera” ci sono state diverse esperienze. Sono stata in America per un anno e mezzo, ho fatto un master in giornalismo, ho avuto un’ esperienza in Egitto, sempre di un anno e mezzo, in cui ho studiato diritto internazionale e diritto dei profughi ed ho lavorato per “Egypt Today” occupandomi di ciò che succedeva in quel periodo e sono stata per la prima volta in Pakistan. Quasi contemporaneamente alla mia esperienza nel medio oriente è arrivata la mia assunzione al “Corriere della Sera”. Ho cominciato, quindi, ad occuparmi di esteri ancora prima di lavorare per il Corriere ed una volta assunta era naturale che io venissi inserita nella redazione esteri piuttosto che in un altro settore. Ogni ambito ha la sua importanza e difficoltà in base all’ esperienze immagazzinate e agli studi effettuati. Io rispetto tutti i rami della professione giornalistica dalla giudiziaria, alla nera sino ad arrivare alla cultura; ogni campo giornalistico ha la sua importanza e la sua difficoltà. Per me è stato naturale lavorare in questo settore, perché i miei studi e la mia esperienza sul campo è stata sin dall’ inizio legata al Medio Oriente e agli Stati Uniti”.
Nel 2010 vince il Premio “Marco Luchetta” dedicato ai bambini vittime della guerra. Ha scritto un pezzo forte ed importante dedicato ad una storia di una ragazza iraniana, ancora minorenne, condannata a morte. Come ricorda quest’ esperienza?
“Il Premio è nato anche con la collaborazione della Rai, perché Luchetta era un giornalista della televisione pubblica. Dalla tragica notizia che andava contro la “Convenzione dei diritti dell’ infanzia” promossa dall’ O. N. U. è nato questo pezzo che parla delle atrocità che accadono in guerra parlando di storie di ragazzi destinato però ad un pubblico adulto”.
Il nostro è un giornale che parla di donne e si rivolge prevalentemente ad un target femminile. Essendo anche un’ esperta della situazione medio orientale in cui la condizione della donna è svantaggiata rispetto a quella occidentale cosa ne pensa dell’ attuale situazione femminile e quale messaggio vuole lanciare sulla condizione delle donne oggi?
“Ci sono molte donne, oggi, nel medio oriente che hanno la forza e il coraggio di protestare e difendere i propri diritti esprimendo la propria voce anche attraverso i giornali locali. Penso che, rispetto al passato, le loro voci siano più forti e si facciano sentire sempre di più. È importante, anche oltre i confini, che il senso della solidarietà tra donne diventi sempre più forte e saldo, perché così si possono affrontare meglio i cambiamenti e far sentire la propria voce”.
Catanese d’origine ma cittadina del mondo per motivi lavorativi. Cosa porta con se, durante i suoi viaggi, della sua terra?
“In qualunque parte del mondo mi trovi e mi chiedano quali siano le mie origini io rispondo sempre: “sono siciliana”. La Sicilia è un elemento fondamentale della mia identità. Ricordo sempre a tutti quando mi domandano perché preferisco dire prima siciliana e dopo italiana che la nostra terra ha una storia molto particolare ed ha vissuto in maniera indelebile le conquiste subite ed ha avuto contatti con tanti popoli diversi. La ricchezza e la cultura del nostro passato io la sento dentro di me e la vivo con tanta intensità. Quando mi trovo in Pakistan o in Egitto spesso mi scambiano per una del luogo ed io sorrido raccontando la gloriosa storia della Sicilia. Non avrei avuto, probabilmente, questa voglia di esplorare, di conoscere il mondo e tutto ciò che mi circonda se non avessi appreso nel corso della mia vita l’importanza storico – culturale della nostra terra. Quando vado in giro per il mondo ho la sensazione di conoscere una parte delle mie origini e del mio essere siciliana”.
Oggi la professione giornalistica è un traguardo ambito da molti giovani. Lei, nonostante, la giovane età, ha già conquistato un posto in prima fila cosa consiglia a tutti gli aspiranti giornalisti?
“Consiglio di essere realistici, di guardare com’è, adesso, il mondo del giornalismo, perché a volte si possono immaginare situazioni lontane dalla realtà. È fondamentale capire come funziona il meccanismo. È un settore in crisi ma questo non significa che non ci siano delle possibilità di lavoro. Bisogna capire quali figure servono. Ad esempio è necessario puntare sulla multimedialità e realizzare prodotti digitali; non basta solo saper scrivere ma è utile anche saper girare e montare dei video. Mettere insieme quindi varie forme d’ espressione. Sono capacità che la nuova generazione deve avere se vuole fare questo mestiere. La voglia di conoscere e la voglia d’imparare, a prescindere dal settore scelto, sono elementi inscindibili del nostro mestiere e ci sono cose che non s’insegnano ma bisogna averle dentro ancora prima d’iniziare. Molti dicono di cambiare mestiere, ed è capitato anche a me quando ho iniziato, è un lavoro difficile ma penso che ci siano modi nuovi per approcciare questo lavoro. Non penso che le porte siano totalmente chiuse, anche se certamente non sono totalmente spalancate”.
Prossimi progetti lavorativi?
“Ci saranno ancora tanti incontri con le scuole e tra poco conoscerò Malala a Londra. Sono contenta e curiosa di poterla incontrare e portarle tutte le lettere scritte dai bambini e dai ragazzi italiani. Sarà un bel momento”.
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