“Cos’hanno in meno – si chiedono Confcooperative e Legacoop – gli oltre 20.000 addetti delle oltre 1.000 cooperative sociali siciliane che rappresentiamo rispetto ai lavoratori precari, forestali e quant’altro, per i quali la politica regionale ogni anno si mobilita per trovare le risorse e individuare soluzioni?” Chiaro e forte il messaggio che parte dai rappresentati di Confccooerative Sicilia e Legacoop Sicilia che hanno incontrato la stampa per denunciare l’assenza istituzionale in un settore delicato come quello della cooperazione sociale. “Eppure con la loro attività le cooperative sociali, oltre a garantire il reddito alle famiglie dei propri soci lavoratori – continuano i rappresentanti -garantiscono anche assistenza a tante categorie svantaggiate, dagli anziani ai minori, dai disabili agli stranieri e così via.” E si chiedono se i diversi trattamenti deriv ino dalle mancate forme eclatanti di protesta o da motivi politici, augurandosi risposte negative. “Ci piace pensare che il Governo regionale e gli enti locali guardino con attenzione alla Cooperazione Sociale perché fa parte della Sicilia che lavora e che non si vuole arrendere al degrado e all’assistenza come unica prospettiva Regionale. Essa infatti rappresenta dati economici di tutto rispetto, che genera ricchezza e occupazione stabile”.Oggi la cooperazione sociale in Sicilia assiste almeno 2.630 disabili mentali, 3.600 minori nativi, 4.300 minori stranieri non accompagnati, 2.500 anziani in case di riposo e comunità alloggio, 3.000 anziani a domicilio, 800 anziani in RSA. E sempre di più la cooperativa sociale, visto il progressivo arretramento della capacità di assistenza dello Stato, rappresenta l’unico punto di riferimento territoriale per disabili, anziani, minori e stranieri. Tuttavia questo sistema virtuoso è davanti alla prospettiva del fallimento a causa dei crescenti ritardi nel pagamento delle spettanze per i servizi socio-assistenziali resi a favore questi ultimi. Mancano inoltre risposte su aiuti non prettamente economici. È infatti da anni che le cooperative sociali chiedono ai vari Governi regionali di dare corso a quella integrazione socio-sanitaria, già in gran parte regolamentata, che dovrebbe permettere la necessaria sinergia tra gli assessorati regionali alla famiglia e alla sanità.
Confcooperative e Legacoop, le richieste
“E allora diciamo basta!”, dicono i rappresentanti delle due associazioni e al contempo lanciano un appello al Governo Regionale e alle forze politiche affinché promuovano urgentemente degli interventi finalizzati a:
– Emanare una direttiva finalizzata a stabilire le regole di comportamento degli Enti Locali nei confronti delle strutture che garantiscono i servizi essenziali, rivolti ad anziani, minori nativi, minori stranieri non accompagnati, disabili.
– Sbloccare ed integrare i fondi da trasferire ai Comuni per il pagamento dei servizi di residenzialità a minori -nativi / msna,- anziani , disabili etc.
– Avviare il tavolo di confronto sugli standard strutturali delle strutture residenziali che accolgono soggetti svantaggiati a partire da quelli per minori stranieri non accompagnati, disabili psichici e anziani;
– Avviare senza ulteriore indugio l’effettiva applicazione dell’integrazione socio-sanitaria in Sicilia, lanciando sin da subito e laddove esistano le condizioni, le prime sperimentazioni.
“Stiamo inoltre aprendo una pagina Facebook – concludono i rappresentanti – all’interno della quale evidenzieremo a tutte le cooperative siciliane ed i loro soci l’operato di ciascun soggetto istituzionale e politico sulle questioni di interesse delle cooperative sociali. Evidenzieremo le cattive prassi (ma anche le buone se ve ne saranno) delle istituzioni e dei politici regionali e comunali”.
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