Covid-19. Teleriabilitazione per ragazzi con disabilità


Teleriabilitazione

In un momento assai difficile come quello che stiamo vivendo a causa dell’emergenza causata dal Coronavirus diventa più che mai fondamentale reinventarsi in tutti i settori, a maggior ragione quelli che riguardano il prossimo e la salute.
Partendo da questo assunto, lo studio psicopedagogico Parentage di Catania ha avviato sin da subito la teleriabilitazione per tutti i pazienti, bambini e ragazzi con disabilità.
“Noi assistiamo bambini la cui età va dai 3 anni in su”, spiega la dottoressa Luana Ferlito: “in questi anni abbiamo fatto molto con loro e uno stop improvviso avrebbe potuto vanificare il lavoro fin qui svolto. Per questo, dopo solo 48 ore in cui ci siamo confrontate, abbiamo sviluppato una serie di strumenti che coinvolgono i nostri assistiti ma anche le loro famiglie. Perché è nostro dovere, ma soprattutto nostro volere, rimanere accanto alle famiglie”.

“Abbiamo creato giochi per tablet, esercizi da poter svolgere in remoto, classi virtuali in base alle fasce d’età. E poi ancora power point di spiegazioni, test. Ogni esercizio pensato per ogni singolo bambino o ragazzo, per un percorso individualizzato grazie alla conoscenza che abbiamo di ognuno di loro. Abbiamo, inoltre, fatto noi stesse dei corsi di aggiornamento per non farci trovare impreparate e per accrescere le nostre conoscenze”, aggiunge la dottoressa Priscilla Mertoli.

Una attività, dunque, quella dello studio Parentage che potrebbe essere uno sprone per altre realtà del territorio e non solo: “sappiamo di molti ragazzi che in questo periodo sono rimasti soli perché non è stata attivata nei loro confronti né una tele riabilitazione né un sostegno a distanza. Noi come studio – aggiunge Valentina Genitori – abbiamo deciso anche di fornire un numero di telefono che può essere usato h24: già prima non mancava il sostegno alle famiglie, ma adesso riteniamo che sia ancora più importante. E poi tre volte a settimana facciamo anche degli incontri in videoconferenza per raccontarci quello che pensiamo, cosa proviamo, cosa speriamo. È un modo per dire che ci siamo e che sempre ci saremo”.

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