Quando la salute e la sicurezza sul lavoro sono anche questione di genere e di benessere organizzativo. Questo il tema del workshop organizzato dalle società ATF Studio ed Ergon Ambiente e Lavoro, che ha coinvolto addetti ai lavori, esperti di settore, organizzazioni sindacali, lavoratori e imprenditori.
Che la motivazione, il coinvolgimento dei lavoratori ma anche la flessibilità e la fiducia siano elementi fondamentali per migliorarne la salute mentale e fisica oltre che la stessa produttività in azienda, è un dato tanto acclarato quanto purtroppo ancora troppo sottovalutato.
Un momento di confronto alla presenza dei due esperti nazionali Daniele Ranieri e Paola Conti con cui si è chiuso il piano formativo SMILE (Sicurezza per il Miglioramento delle Imprese per un Lavoro Efficace), presentato da Atf Studio e interamente finanziato da Fondimpresa, dopo 800 ore di lezioni improntate alla cultura della sicurezza e della diversità di genere, rivolte a un centinaio di lavoratori ad alto rischio sicurezza di una trentina di imprese dei settori manifatturiero e lapideo, agricoltura e pesca, sanità privata.
“Lavoro e benessere non sono fatti per incontrarsi” ha esordito Daniele Ranieri, esperto in psicologia delle organizzazioni di lavoro – “almeno se pensiamo alle comuni definizioni, ma i due significati possono assumere un tratto unificante quando si intende per lavoro lo spazio di ricerca identitaria, individuale e sociale per benessere lo spazio di crescita culturale umana e anche professionale”.
“Così il benessere organizzativo diventa quella capacità dell’organizzazione aziendale di promuovere e mantenere il benessere fisico, psicologico e sociale dei lavoratori “– ha spiegato Ranieri – perché tanto più una persona ne condivide i valori, le pratiche, i linguaggi, tanto più trova motivazione e significato nel suo lavoro”.
Va da sé, però che il contesto sociale e occupazionale odierno, caratterizzato da precarietà e calo di produttività, rimarca un ambiente in cui il carico di stress e di prestazione costituisce un appesantimento ulteriore per i lavoratori” hanno denunciato Margherita Patti, Rosamaria Costanzo e Cesira Ieni, di Cgil, Cisl e Uil presenti al dibattito, che hanno ribadito la necessità per le aziende di modificare i modelli organizzativi, invertire la logica della redditività e segnare una complessiva crescita culturale, perché solo investendo in sicurezza e benessere può aumentare la produttività.
Comunicato stampa
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