Il processo di integrazione culturale non implica soltanto l’apprendimento della lingua ma soprattutto la conoscenza delle regole di uno Stato democratico, la consapevolezza dei doveri e dei diritti ed anche dei servizi di cui ogni cittadino extracomunitario si può avvalere. Con questo presupposto è stato ideato il progetto “Per un lavoro senza frontiere” che ha portato alla formazione di venti nuovi mediatori culturali in Sicilia. Il progetto è stato realizzato dalle Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani della Sicilia insieme al Centro di Formazione Enaip e al Cospes. L’iniziativa è stata finanziata dall’Assessorato Regionale alle Politiche Sociali e alla Famiglia nell’ambito del Fondo Sociale Europeo. Il corso ha preso il via a maggio 2012 e si è svolto nelle province di Trapani, Agrigento, Caltanissetta e Catania. Articolato in 600 ore di teoria e 540 ore di work experience, al progetto hanno partecipato 20 immigrati- con un elevato livello di scolarizzazione- di origine egiziana, marocchina, palestinese, romena e russa residenti in una delle quattro province siciliane o in possesso del permesso di soggiorno. La mission del progetto era orientata prevalentemente verso il “servizio al lavoro”, attraverso lo studio del diritto, dell’economia e della sociologia, per formare mediatori culturali in grado di incoraggiare i servizi di promozione sociale e gli strumenti di esigibilità. “ Come il patrocinio sociale, l’assistenza ai lavoratori, l’orientamento professionale, la compilazione del modello Isee- spiega Carmelo Sferro, direttore del corso- ed ancora, importantissimo, la promozione dei diritti socio-sanitari, specialmente per le donne che provengono dai paesi arabi”.
E’ stato ideato insomma un nuovo modello di accoglienza che supera i canoni “classici” della mediazione culturale ma che tiene presente le reali esigenze dell’integrazione, fornendo agli extracomunitari gli strumenti per poter incidere nella società, attraverso l’orientamento al lavoro. “Questo progetto – conclude Sferro- si erge a diventare un punto di riferimento a livello europeo”.
Dopo la fase formativa svoltasi a Catania, i 20 corsisti hanno svolto i tirocini presso i Patronati Acli di Trapani, Agrigento, Caltanissetta e Catania, realtà emblematiche dell’accoglienza. Affiancati da tutor, hanno prestato assistenza agli immigrati che si rivolgevano presso gli uffici. A fine giugno verranno rilasciati gli attestati di qualifica di mediatore culturale, professionalità affidabile e “reale”, di cui la Sicilia ha particolare bisogno in questo momento storico.
Nella sede Acli di Corso Italia, a Trapani, hanno svolto lo stage due donne: una romena e una russa. “Questo progetto ha un alto valore sociale perché favorisce concretamente l’accoglienza, che è la più intima missione delle Acli- dichiara Giuseppe Peralta, presidente Acli Trapani- I nostri sportelli hanno registrato un incremento dell’afflusso di extracomunitari, a testimonianza del crescente bisogno di conoscenza e di punti di riferimento che c’è da parte di coloro che decidono di restare nel nostro Paese, di viverlo da cittadini. Auspichiamo di assicurare alla nostra utenza il servizio di mediazione culturale anche in futuro, per poter proseguire il percorso di cittadinanza sociale avviato”.
Il corso si è concluso con un seminario intitolato “Immigrazione e politiche di immigrazione”, svoltosi nei giorni scorsi a Trapani. E’ intervenuto il segretario regionale della FLC CGIL Giovanni Lo Cicero che ha relazionato sul tema “validazione e certificazione delle competenze”.
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