E se l’abito fa il monaco arriva XLSSERE


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Forse, «L’abito non fa il monaco, ma è il mezzo più immediato che il monaco ha per esprimere la sua vocazione.» Ebbene, camouflage sia.  Dalla borsa di Mary Poppins alle ballerine di Audrey Hepburn, dalle perle di Coco Chanel agli occhiali della Wertmuller, l’estetica parla di noi e ci caratterizza. In una società che si nutre d’immagine appariamo prima di essere e comunichiamo senza aprir bocca. Ecco come vestemica e oggettemica possono cambiarci la vita.

Quanto è importante, dunque, la scelta dell’abito? Quanto influisce sullo stato d’animo personale e sulle relazioni sociali? Quanto può essere pregiudizievole? Esiste davvero una psicologia dell’abbigliamento? Ne parliamo con Mariella Anzalone, Gaia Girgenti e Marcella Staropoli, rispettivamente consulente d’immagine, architetto e psicologa, menti pensanti e cuori pulsanti di XLSSERE.

 L’intervista a tre donne, cuori pulsanti di XLSSERE

Tre donne e una mission in comune, che cos’è e come è nato il vostro progetto?

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Da sinistra Gaia Girgenti, Mariella Anzalone e Marcella Staropoli

«Mi piace pensare a XLSSERE come ad un’oasi di stile, “una stanza tutta per sé” per citare Virginia Woolf, un progetto nato per le donne che vogliono trovare degli spazi per se stesse, al di là di quella che è la frenesia degli impegni quotidiani. Attraverso la cura e il dialogo che abbiamo con i nostri abiti e con l’ambiente in cui viviamo ci occupiamo di noi stessi: XLSSERE è lo stile quotidiano. XLSSERE nasce dall’incontro di due donne/mamme, che dopo molti anni trascorsi a Milano, rientrano in Sicilia, a Palermo, e qui davanti ad un caffè iniziano a parlare di stile e psiche. Tuttavia è stato l’incontro successivo con l’architetto che ha dato il via al progetto comune.»

Un nome una filosofia, cosa significa XLSSERE?

«E’ l’unione di due parole: XLS ed Essere, la sintesi e la Mission dei nostri corsi. XLSSERE vuol dire integrare corpo e anima, forma ed essenza. Siamo taglie, ma siamo anche noi stessi, e come tali pensiamo, agiamo, vestiamo e abitiamo uno spazio. Ogni momento della giornata può essere scandito dalla bellezza e dal gusto. Dall’abito che scegliamo al mattino, all’aperitivo che organizziamo con gli amici; un benessere a tutto tondo che passa attraverso le scelte che facciamo nel quotidiano.»

Dottoressa Staropoli, uno dei vostri seminari tratta la psicologia dell’abbigliamento, dunque esiste davvero questo tipo di approccio?

«Dietro le azioni quotidiane degli esseri umani possiamo trovare aspetti di origine psicologica. In questo senso anche l’abito che indossiamo parla di noi, comunica i nostri bisogni, i nostri desideri e le nostre emozioni. L’abito quindi è il nostro biglietto da visita nella relazione con gli altri, uno degli elementi che ci colpisce quando incontriamo una persona per la prima volta.»

Quanto può influire sulla psiche di una donna, il sentirsi a proprio agio nei “panni” che indossa? Un abito che ci sta bene, che ci fa sentir bene, potrebbe migliorare anche il nostro carattere, il nostro approccio relazionale?

«E’ importante sentirsi a proprio agio negli abiti che si indossano perché li portiamo con noi tutto il giorno, sono come un contenitore «Capire la forma del proprio corpo è il primo passo per imparare a valorizzarsi. Parte da qui la conoscenza di sé e la ricerca del proprio stile. Inoltre avere una maggiore consapevolezza delle proporzioni, ci aiuta a scoprire come attraverso semplici accorgimenti si possano mettere in luce determinate qualità e camuffarne altre>>.che a contatto con il nostro corpo trasmette sensazioni che influenzano e predispongono favorevolmente o meno alla relazioni con gli altri. Gli abiti, in fin dei conti, ci aiutano a vivere la quotidianità in un clima di piacevolezza utile a noi e agli altri.»

Il modo di vestire può, attraverso codici impliciti, veicolare stereotipi non necessariamente corrispondenti al vero?

«Certamente sì, siamo condizionati fortemente dai codici della cultura in cui viviamo e dalle etichette che ci impone. Il tentativo di XLSSERE è proprio quello di esserne consapevoli e valorizzare l’unicità di ogni singola persona, invitandola a creare una continua autenticità tra il dentro e il fuori, tra l’essere e l’apparire per migliorare il benessere individuale.»

Allora “l’abito fa il monaco” si o no?

«L’abito non fa il monaco, ma è il mezzo più immediato che il monaco ha a disposizione per esprimere la sua vocazione. Funziona così per tutti.»

Uno dei vostri spot recita “E tu di che forma sei?”, architetto, quanto può incidere questo aspetto sulla scelta di un abito?

«Capire la forma del proprio corpo è il primo passo per imparare a valorizzarsi. Parte da qui la conoscenza di sé e la ricerca del proprio stile. Inoltre avere una maggiore consapevolezza delle proporzioni, ci aiuta a scoprire come attraverso semplici accorgimenti si possano mettere in luce determinate qualità e camuffarne altre. Ad esempio insegniamo tecniche per allungare, snellire o allargare alcuni punti critici della figura.»

Quanto è importante il colore nella scelta dell’abbigliamento?

«Ognuna di noi possiede colori che la valorizzano ed altri che, nella migliore delle ipotesi non l’aiutano. Nei nostri seminari esploriamo il complesso mondo dei colori e ne sveliamo molti segreti.»

E lo stato d’animo influisce? Se sì, come?

«Lo stato d’animo influisce a monte. Se sono di malumore generalmente scelgo il nero, ma se invece scegliessi l’arancio? La mia giornata potrebbe prendere una piega diversa.»

Un consiglio per le lettrici di Sicilia&Donna?

«Rispondiamo con una frase di Yves Saint Laurent: “Isn’t elegance forgetting what one is wearing” Occupatevi del vostro aspetto, curate ogni dettaglio e dedicate del tempo allo specchio, ma una volta uscite da casa dimenticate ciò che indossate. Questa apparente noncuranza è uno dei segreti della vera eleganza.»

 

 

 

 

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