Presentati i nuovi abiti da sposa di Marco Strano all’Istituto Incremento Ippico di Catania.
“Sono ideatore e creatore dell’abito – spiega Marco Strano – parto dalla teorizzazione della modellatura che tiene conto della fisicità di chi lo indosserà, fino alla decorazione che invece ne costituisce l’anima”.
Un vernissage tra scenografie teatrali, immagini multimediali con installazioni, manichini e abiti in sospensione, per un approccio quasi intimo con gli abiti che consente di carpirne ogni dettaglio”.
Un evento-mostra, dunque accompagnato per tutta la durata da un aperitivo curato dallo chef Seby Sorbello, patron del Sabir Gourmanderie di Zafferana Etnea.
Luogo suggestivo dunque l’istituto Incremento Ippico per la Sicilia.
E’ uno dei luoghi più antichi della città, ex convento di Gesuiti nel Settecento, Regio Deposito Stalloni a partire dal 1884. Oggi luogo di conservazione, mantenimento e miglioramento dell’importante patrimonio genetico del Cavallo Puro Sangue Orientale.
Location che custodisce ancora tutta l’energia di vite vissute, destini e segreti di un intero popolo, nobili, monaci e stallieri.
Trasformato per un giorno in un grande edificio scenico, grazie:
- agli scenografi Gaetano Tropea e Salvatore Zuccarello,
- al light designer Fabio Ruggiero che ha curato luci e suoni.
Gli ingressi che un tempo davano accesso alle celle, sono diventati nicchie quasi ad incorniciare gli abiti da gran sera.
Gli abiti da sposa di Marco Strano, ma non solo
La parte centrale del salone è stata riservata alla collezione sposa. Il proscenio centrale, trasformato in una quinta nera illuminata dagli abiti dalle vibrazioni di colore verde, – rivela il fashion designer – è il mio colore preferito”.
Il verde con le sfumature dell’acqua, con l’intensità del bosco, con la grazia del lattementa, la luminosità del fluo o sfumato fino all’azzurro declinato nelle gamme dall’acqua marina al Carta da zucchero diventa protagonista della collezione.
Una quarantina di abiti, tra sposa e alta moda.
Ad ispirare la nuova collezione, sono stati i disegni originali di ricami recuperati dagli archivi di antichi ricamifici siciliani.
Un’attenta e intensa ricerca soprattutto del macramè, un merletto creato secondo un’antica tecnica marinara con filati intrecciati e
annodati tra loro, senza l’ausilio di aghi o uncini.
“Adoro il pizzo macramè, riesco ad intrecciarlo ad unirlo incastonarlo in una maniera nuova che perde quella connotazione un po’ vintage e rivive in chiave moderna.
Amo attualizzare le lavorazioni tipiche della nostra Sicilia, dando una visione colta della nostra tradizione, evitando eccessi che ne farebbero costume e folclore”.
“Io utilizzo molto il tulle di cotone intagliato con il lino che rimanda alle tende svolazzanti delle vecchie case nobiliari siciliane, fatte a Palermo fino alla fine all’Ottocento”.
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