Si sono svolti ieri alle 10 nella chiesa del Sacro Cuore nel quartiere Barriera, a Catania, i funerali di Agata D’amore. L’ex insegnante, di 88 anni, era madre dell’inviata Maria Grazia Cutuli del Corriere della Sera uccisa in Afghanistan il 19 novembre 2001, insieme ad altri tre colleghi, da Mamur e Zar Jan. La donna, durante il processo del 2007, si era detta contraria alla condanna a morte del killer della giornalista, affermando “Non ci restituirebbe nostra figlia”. Aveva stupito tutti con una grande lezione d’umanità. Umanità che aveva continuato a dimostrare anche dopo la penosa perdita di Maria Grazia, dedicandosi a pieno alla fondazione ideata per onorare la memoria della figlia. Nel 2005 veniva istituito infatti Il Premio Internazionale di Giornalismo Maria Grazia Cutuli ad opera della Rcs Quotidiani, della Provincia regionale di Catania e del Comune di Santa Venerina.
Lo scopo principale del premio è quello di tramandare la memoria di Maria Grazia individuando e segnalando alla società civile giornalisti – stranieri e italiani – che svolgono il loro lavoro con professionalità e rigore morale, in zone o in situazioni pericolose, affrontando disagi, sacrifici e, spesso, rischi per la propria incolumità fisica. Le categorie premiate sono: stampa estera, stampa italiana, giornalista siciliano emergente. Un’altra sezione è dedicata a neolaureati e/o dottorandi con tesi sui temi del giornalismo (lauree triennali, lauree specialistiche e Dottorato).
Sempre per volontà e merito di Agata D’amore e della fondazione Cutuli nel 2011 è stata costruita una scuola, inaugurata proprio nel luogo dov’era morta la figlia. Ora molti bambini costruiscono lì il loro futuro. “Viviamo nel culto della sua memoria e della sua bontà – dichiarava Agata – Ricordo quante volte Maria Grazia mi disse che se non avesse fatto la giornalista, avrebbe voluto diventare operatrice umanitaria”.
Una donna ricordata da chi l’ha conosciuta come disponibile, di cuore e soprattutto forte come una roccia.
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