Anno giudiziario a Messina, solita “pompa magna” ma c’è anche la protesta


Il mondo della magistratura messinese ha aperto, come previsto, nella solita “pompa magna” l’anno giudiziario. Un insolito scenario però ha accompagnato la cerimonia d‘inaugurazione sia all’interno che all’esterno dell’Aula di Palazzo Piacentini.

Mentre i Forconi in Sicilia si sono placati, a Messina si sono infuocati gli avvocati e gli edili. Hanno deciso di fare tutto questo per attirare l’attenzione di tutte le personalità intervenute per la formale occasione.

 

 

A gestire la situazione, è stata la triplice sindacale, presente nella piazza antistante al Tribunale insieme ai manifestanti e alle forze dell’ordine. Ma un punto fermo è stato la calma, forse, apparente degli autorevoli personaggi che hanno dibattuto sulla legalità, sui rapporti tra magistratura e politica, sulle problematiche connesse all’organico e alle risorse, sui tempi di gestione dei processi civili e penali.  

   

“La giustizia è al tracollo”. Così si è espresso il primo presidente della Corte d’appello, Nicolò Fazio, sulle condizioni del comparto giudiziario di Messina.

“Finalmente – ha valutato Fazio – sembra attenuarsi il contrasto fra politica e magistratura, che ha dominato la scena istituzionale del recente passato”. Una nota apprezzabile che ha sopito, seppure temporaneamente, le polemiche pregresse tra politica e magistratura. Nota dolente, invece, resta la lungaggine delle cause pendenti.

I processi di cosiddetta autoriforma potrebbero essere un’ottima alternativa alle riforme che tardano ad arrivare. A spiegarlo è ancora il presidente Fazio ovviamente riferendosi “a quelli già avviati in questo distretto come le buone prassi dei protocolli di udienza, le corsie preferenziali per la sentenza delle cause più datate, la tendenziale omologia delle pronunce”.

 

Non potevano mancare gli esponenti del CSM e del Ministero. Per il primo Ferdinando Vignoli, per il secondo Angelo Giorgianni. Entrambi hanno discusso sul sovraffollamento delle carceri assicurando che la Magistratura sta cercando delle soluzioni normative senza perdere di vista il fine ultimo della reclusione cioè quello di riabilitare i detenuti. Si dovrà pensare a razionalizzare anche le spese sia per le strutture penitenziarie sia per le risorse umane.     

A scagliarsi contro la politica è stato il Procuratore Generale di Messina Franco Cassata che ha ribadito la necessità di migliorare le precarie condizioni carcerarie.   

Il Presidente dell’Ordine degli avvocati Francesco Celona non ha deluso le aspettative che lo vedevano sul fronte della lotta. “La situazione dell’avvocatura e della giustizia messinesi – ha affermato – sono disperate e sul punto della paralisi. Abbiamo più volte invitato la nostra deputazione messinese ad intervenire ma non è stato fatto nulla. Se pensano che ci arrendiamo, si sbagliano. Oggi, i magistrati messinesi preferiscono fare la vita da pendolari piuttosto che stare qui”. Celona ha chiesto spiegazioni al CSM in nome della sua categoria e, allo stesso tempo, ha chiarito la ragione di queste note carenze di organico.

 

Ha fatto certamente scalpore in un clima di austerità osservare anche la contestazione degli avvocati messinesi che hanno partecipato all’evento in piedi e svestiti di toga. I rappresentanti più giovani hanno preferito rinunciare. A conclusione dell’intervento molto gradito di Celona, i legali presenti hanno lasciato l’aula indispettiti, quasi ad aver fretta di unirsi ai cori della piazza.   

Anche dalla città dello Stretto è giunto “un grido d’allarme per la tenuta democratica del nostro Paese e del sistema Giustizia”. A lanciarlo è il presidente dei Giovani Avvocati Dario Greco che ha parlato di una “malagiustizia” in caso di “giustizia lenta” ma anche di “una giustizia frettolosa, sommaria e dai costi d’accesso irragionevoli”.

 

 

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