L’Attività eruttiva dell’Etna è ufficialmente in totale regressione. Come risulta dai comunicati dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia: “continua l’attività eruttiva dell’Etna con emissione di cenere marrone grigiastra dal cratere di Nord-Est che forma un pennacchio diretto verso sud-est. Tuttavia queste emissioni non sono associate ad attività stromboliana o fontanamento di lava rilevabile con i sistemi di osservazione visiva e termica. Al momento il tasso di occorrenza e la magnitudo degli eventi dello sciame sismico sul versante nord-orientale dell’Etna è in forte diminuzione”. La situazione attuale, oggi, quindi è stabile ma l’allerta, tra la gente, rimane ancora molto alta. Dopo la forte scossa di terremoto registrata giorno 8 dicembre, alle 10.28, di magnitudo di 3.9° sulla Scala Richter ad una profondità di soli 2.1 km, nella faglia Pernicana, sul versante orientale dell’Etna, sono ritornati infatti i timori e i ricordi di esperienze già vissute dagli abitanti dei paesi etnei. Nonostante i comuni più vicini all’epicentro siano stati Linguaglossa a 8 km, Randazzo a 11 km e Maletto e Giarre a 15 km, la scossa è stata avvertita in tutti i paesi etnei. E seppur sia risaputo che il sisma collegato all’attività eruttiva abbia generalmente profondità ridotte tipiche dei terremoti delle nostre zone, è anche vero che ipocentri poco profondi costituiscono un’arma a doppio taglio. Infatti, anche se la dissipazione dell’energia sismica avviene già per distanze di pochi chilometri dall’epicentro, il sisma risulta comunque particolarmente energetico nelle zone epicentrali, anche per magnitudo basse. Un terremoto di magnitudo 3.8 a 2.1km di profondità si manifesta quindi molto forte all’epicentro e può causare anche diversi danni. In coincidenza con i terremoti, del resto, in questi giorni sono state segnalati episodi di fratturazione, con aperture di circa 2-4 cm, che hanno interessato il manto stradale della Mareneve, al di sopra di quota 1450 m sul livello del mare. La situazione ha ricordato, quindi, da vicino quanto accaduto nel 2002, quando nella stessa zona si era verificato un’analoga attività sismica tra 26 e 27 ottobre con danni a Piano Provenzana e una grossa frattura nella strada Mareneve-Linguaglossa e Fornazzo-Linguaglossa. Poche ore dopo iniziava la grande eruzione dalla Bottoniera che distruggeva completamente la zona di Piano Provenzana con le sue strade, strutture e piste sciistiche. Pochi giorni dopo, il 29 ottobre, si verificava infine il forte terremoto di magnitudo 4.4 che provocò danni gravissimi a Zafferana Etnea e Santa Venerina. Ad oggi, in mattinata sono state registrate 46 di scosse di terremoto in prossimità del vulcano, molte delle quali rilevate solo a livello strumentale, la più forte di magnitudo 3.2 alle 11:53.“Le ultime scosse sono state di assestamento -assicura un esperto dell’INGV interpellato da meteoweb- dovuto al fatto che il vulcano si è svuotato e si sta riorganizzando. Quanto accaduto nel 2002 ha avuto luogo in una condizione del tutto diversa da quella attuale. Al momento l’allerta sta rientrando e tutto sta tornando alla normalità.“
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