Il Catania Gay Pride 2015 sfila sulle musiche di Madonna, Raffaella Carrà, Gloria Gaynor, Abba. La parata lungo via Etnea nel capoluogo etneo chiude il Catania pride, organizzato da Arcigay Catania e Queer as Unict, iniziato l’1 luglio. Catania aderisce all’Onda Pride, il movimento nazionale delle realtà LGBT che, con eventi e parate, dal nord al sud del Paese, vuole sensibilizzare sui
temi dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere. Lungo il corteo, in tanti, omosessuali e non, tengono in mano cartelli colorati con scritte varie: “Libera di essere lesbica”; “Alcuni ragazzi amano i ragazzi. Fattene una ragione”. Una donna musulmana, coperta dal suo chador, riprende da un balcone, con il telefonino, la
parata che scorre sotto i suoi occhi: gay con tutù, transessuali con tacchi a spillo, abito lungo e trucco evidente, uomini in mutande, altri con parrucche. Lungo il corteo sfilano più discretamente anche le famiglie Arcobaleno, Amnesty, i componenti della Valigia Rossa con il direttore nazionale in prima fila. Ci sono le donne di Se non ora quando, le Voltapagina, il Gruppo Pegaso. Cardine dell’iniziativa è il concetto di human pride, ovvero la possibilità di ogni individuo di vivere con pari opportunità, dignità e tutele. Non a caso su uno dei furgoncini che sfilano per via Etnea campeggia la scritta: “Lo stesso amore, gli stessi diritti, lo stesso Sì”. Il tema scelto per la città etnea è L’io, il corpo e l’eros, cioè quel processo di autodeterminazione attraverso la costruzione della propria identità psichica, corporea e sessuale al di fuori dei modelli precostituiti e socialmente accettati. Le Rebeldesse (componenti dell’Officina Rebelde) distribuiscono ai passanti il loro manifesto politico. “Vogliamo programmi di rieducazione sessuale asessuata – dicono – rieducazione a una sessualità libera, tutela incondizionata della libertà di scelta estetica, decostruzione del ruolo sentimentale della donna”.
Francesca Milone, vicepresidente di Queer as Unict, spiega: “In in questo momento, in cui assistiamo a una distorsione delle informazioni diffuse sul web, è importante dare lo spunto per la
creazione di una coscienza critica”. Continua Alessandro Motta, presidente di Arcigay Catania: “E’ importante disporre liberamente del proprio corpo perché i corpi sono spesso vittime secondarie di una guerra culturale”.
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