“Un nuovo significativo passo avanti verso l’istituzione di un percorso in grado di tutelare realmente le vittime di violenza”. Ad affermarlo Giuseppe Berretta, deputato nazionale PD, a seguito dell’approvazione in Commissione Bilancio dell’emendamento alla Legge di stabilità che prevede l’istituzione del Codice Rosa nei Pronto soccorso. L’emendamento, firmato da Berretta, vede come prima firmataria la parlamentare PD Fabrizia Giuliani. “A livello locale, poi, e in particolare a Catania, abbiamo già avviato un percorso con le Aziende ospedaliere per attuare il Codice Rosa – aggiunge il deputato catanese – procederemo su questa strada, con il coinvolgimento delle strutture sanitarie, della magistratura e delle forze dell’ordine”.
Secondo i dati Istat in Italia circa 6 milioni 788 mila donne hanno subito nel corso della loro vita una violenza: fisica, psicologica o morale e nella maggior parte dei casi sono i propri mariti o compagni a perpetrarla. Proprio per cercare di arginare questo fenomeno di violenza silenziosa, il codice rosa chiede di istituire percorsi protetti per le donne abusate all’interno di tutti gli ospedali italiani.
Il progetto si rifà all’esperienza pilota della Asl 9 di Grosseto con l’obiettivo di identificare subito, all’arrivo al pronto soccorso, le vittime di violenza sessuale, offrendo oltre le cure, la possibilità di denunciare gli aguzzini già in ospedale. Il codice Rosa è un codice virtuale di accesso al Pronto Soccorso, assegnato in casi riconducibili a violenza anche se l’abuso non è dichiarato. Prevede un percorso particolare di accoglienza all’interno di una stanza rosa, un ambulatorio protetto non identificabile, dove la vittima riceve assistenza medica e psicologica e nel caso lo voglia, può chi ha subito violenza potrà trovare nel Pronto soccorso più vicino una struttura adeguatadenunciare. “Il Codice Rosa, come confermano le positive esperienze in atto in alcune Regioni italiane, è un valido strumento per tutelare in maniera efficace le persone vulnerabili, vittime di violenze fisiche o psicologiche – sottolinea Berretta – Grazie a questo emendamento, chi ha subito violenza potrà trovare nel Pronto soccorso più vicino una struttura adeguata e personale in grado non solo di riconoscere segnali della violenza subita ma anche capace di dare tutto il supporto necessario per porre fine agli abusi”. La mozione ha creato comunque non poche discussioni, in particolare tra le femministe che non hanno esitato a far sentire la loro voce, perché
ancora una volta le donne vengono considerate soggetti deboli e incapaci di difendersi. L’emendamento rimane da molti percepito come minaccia alla libertà e ai diritti delle donne che subiscono violenza. Il pericolo è quello che le vittime di abusi rinuncino a curarsi per paura di subire ritorsioni. Le associazioni contrarie alla proposta, spiegano infatti che la richiesta di cure farebbe scattare automaticamente il ricorso all’autorità giudiziaria, mettendo la vittima in una situazione di pericolo perché spesso l’autore della violenza è il marito o il compagno. Con l’obiettivo di perseguire i reati si perde di vista la tutela della vittima e la sua volontà, tagliando fuori i centri antiviolenza che da anni si occupano di questo.
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