Coldiretti a Catania: Allarme strage agrumi


Agrumi

L’allarme sulla strage in atto di agrumi, arance, limoni e mandarini italiani è stato lanciato dalla Coldiretti proprio a Catania, patria dell’arancia rossa, mentre oggi si teneva la mobilitazione nazionale degli agricoltori per difendere l’agricoltura Made in Italy che rischia di perdere i prodotti simbolo. Sono stati infatti migliaia gli agricoltori del Mezzogiorno arrivati a Catania nel giorno del via libera definitivo dell’Unione Europea all’accordo che consente l’ingresso senza dazi di 35.000 tonnellate di olio di oliva dalla Tunisia. A rischio oltre il nostro olio anche pomodori e il grano, sotto attacco delle politiche comunitarie, delle distorsioni di mercato e delle agromafie. “Negli ultimi 15 anni – sottolinea la Coldiretti – sono andati persi 60mila ettari di agrumi e ne sono rimasti 124mila, dei quali 30mila in Calabria e 71mila in Sicilia. Sotto accusa i prezzi pagati agli agricoltori che non riescono neanche a coprire i costi di raccolta a causa della concorrenza sleale dei prodotti importati dall’estero, in una situazione di dumping economico, sociale ed ambientale”. Rischia così di sparire la nostra spremuta considerato che una pianta di arance su tre, circa il 31% è stata tagliata negli ultimi quindici anni. Non va meglio per i limoni addirittura dimezzati e per i mandarini che hanno subito una riduzione del  18%. “Il risultato è un calo dei consumi che sono scesi per le arance sotto i 15 chili a persona all’anno, per effetto di una diminuzione che negli ultimi 15 anni varia da oltre il 20% per le arance ad oltre il 50% per i mandarini – continua la Coldiretti- mentre le clementine sono l’unica tipologia di agrumi in leggera crescita”. Un trend drammatico su cui, come ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo “occorre intervenire con misure di trasparenza per promuovere i consumi sul mercato interno e favorire le esportazioni. Innanzitutto bisogna rendere obbligatoria l’indicazione di provenienza in etichetta della frutta utilizzata nelle bevande e fermare la vendita in Italia delle aranciate senza arance”. Ha aggiunto poi Moncalvo: “Da parte nostra siamo impegnati in uno storico rapporto di collaborazione con l’AIRC (Associazione Italiana Ricerca sul Cancro) con le Arance della Salute per consentire la vendita e la distribuzione delle Arance della Calabria raccolte attraverso le strutture di commercializzazione FAI (Firmato Agricoltori Italiani) che rendono possibile un ritorno economico sostenibile per le imprese e una giusta remunerazione dei lavoratori”.

 

 

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