Anche donne e bambini trasformati in schiavi nelle campagne di Paternó, costretti a trascorrere fino a dodici ore nei campi per 3 euro al giorno. Sono nove in tutto le persone arrestate nell’ambito dell’operazione ‘slave’ dei carabinieri di Paternó che all’alba di oggi hanno eseguito gli arresti di due italiani, sei rumeni ed una ucraina ritenuti responsabili del reato di associazione per delinquere finalizzata alle estorsioni.
Un’organizzazione criminale che operava nel territorio fornendo manodopera a basso costo, reclutata in Romania. Una volta “ingaggiate” le vittime, 41 fino a questo momento, venivano alloggiate in strutture fatiscenti e prive di acqua, energia elettrica e servizi igienici e costrette ad accettare condizioni di lavoro pessime. Locali per i quali le vittime pagano un canone di affitto da decurtare dalla già misera paga. E a chi osava ribellarsi ci pensavano i “Caporali”, i soliti minacciare e picchiare coloro i quali osavano ribellarsi alle gravose condizioni loro imposte.
Sono state le dichiarazioni di cittadini rumeni individuati nel corso dell’attività investigativa e le intercettazioni telefoniche ed ambientali ad incastrare l’organizzazione. “Subiamo di vivere come gli schiavi per qualche spicciolo”, hanno raccontato alcuni di loro.
Gli inquirenti sono risaliti due imprenditori agricoli paternesi quali mandanti ed effettivi beneficiari del reclutamento della manodopera.
Nella “gestione” dei lavoranti loro connazionali gli indagati pretendevano poi parte del denaro guadagnato col lavoro nei campi, quale retribuzione per la loro attività di mediazione.
Registrato anche un episodio di rapina.
Uno degli indagati rumeni è stato riconosciuto colpevole di aver fatto irruzione nell’abitazione di un connazionale e di averlo aggredito e rapinato del portafogli contenente € 400 euro. Al momento sono attive le ricerche di due degli indagati destinatari di misura cautelare.
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