Soddisfazione della coppia, dell’Associazione Hera di Catania e dell’intero Collegio difensivo nazionale di avvocati. Dopo appena una settimana dall’ordinanza dei giudici milanesi, anche il Tribunale di Catania ha risollevato con ordinanza di rimessione del 13 aprile 2013 (Giudice Estensore Dott.ssa Maria Paola Sabatino) la questione di legittimità costituzionale del divieto assoluto di fecondazione eterologa, previsto dalla legge n. 40 del 2004 (Norme in materia di procreazione medicalmente assistita), per violazione degli articoli 2, 3, 31, 32 (comma 1 e 2) della Costituzione Italiana.
Il caso riguarda una coppia in cui la partner femminile è affetta da menopausa precoce. Fin dall’inizio (e cioè dal marzo 2010, data in cui è stato depositato il ricorso presso il Tribunale di Catania), la vicenda umana e legale è stata sostenuta dalla Associazione Hera di Catania e curata dal Collegio nazionale di avvocati composto da Maria Paola Costantini del foro di Firenze, Marilisa D’Amico, ordinario di diritto costituzionale di Milano, Sebastiano Papandrea del Foro di Catania e Massimo Clara del foro di Milano. La controparte nel caso è rappresentata dal Centro UMR di Catania di cui è direttore sanitario il dottor Nino Guglielmino. La coppia ha infatti agito contro il Centro, che non aveva praticato l’eterologa per via del limite previsto dalla Legge 40. Ma è da mettere in evidenza che subito i sanitari avevano affermato la loro disponibilità a prendersi carico della coppia e a procedere se non vi fosse stato un divieto assoluto.
Viva è la soddisfazione di tutti i soggetti citati per la decisione del Tribunale di Catania che, a breve distanza dall’ordinanza del Tribunale di Milano, ha deciso di risollevare la questione di costituzionalità davanti alla Corte costituzionale per fare cancellare la norma, che vieta in Italia la fecondazione eterologa.
L’avv. Costantini evidenzia così l’importante delle due ordinanze ravvicinate: “Il Tribunale di Catania, come aveva fatto la scorsa settimana il Tribunale di Milano, ha ritenuto, ancora una volta, che il divieto di fecondazione eterologa si ponga in contrasto con principi costituzionali fondamentali, tra cui il diritto dall’autodeterminazione della coppia, in relazione alla procreazione e al diritto di fondare una famiglia; il principio di eguaglianza tra coppie, discriminate in base al grado di sterilità e infertilità; il diritto alla salute della coppia. Questi sono pilastri ormai stabili e riconosciuti nel nostro ordinamento. E’ venuto il tempo che la Legge 40 sia riscritta. Speriamo che la prossima volta non si debba chiedere ai giudici il riconoscimento di diritti naturali e consolidati”.
“Con questo provvedimento, il Tribunale di Catania ha ribadito finalmente il diritto della coppia ad avere un bambino mediante le tecniche di procreazione assistita anche eterologa e che questo diritto sia protetto da principi fondamentali” – sostiene Francesco Gerardi, presidente dell’Associazione Hera. “Se la Corte costituzionale accoglie la nostra richiesta non sarà più necessario andare all’estero”
“Il richiamo al Legislatore di essere attinenti al mutamento della società e all’evoluzione della scienza nonché il riconoscimento delle metodiche di procreazione assistita come terapie è quanto noi medici abbiamo sempre invitato a fare. Con le ordinanze di Catania e di Milano si riconosce la PMA come parte integrante della Medicina” afferma il dott. Guglielmino, direttore sanitario del Centro UMR di Catania.
“Il Tribunale di Catania ha dimostrato una grande sensibilità ai diritti delle persone. Ora è di nuovo il turno della Corte costituzionale, auspichiamo che questa volta accolga la domanda di giustizia e di equità sociale” ribadisce l’avvocato Papandrea.
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