È lunga la lettera che Antonio Fiumefreddo scrive a Rosario Crocetta. Lunga ed esplicita. Lascia l’incarico di assessore l’avvocato catanese che al presidente della Regione rivolge queste parole: “Caro Presidente, la violenza degli attacchi subiti in questi giorni, con il ricorso spregiudicato alla calunnia in un crescendo irrefrenabile di aggressioni, non mi stupisce giacché so bene che combattere Cosa Nostra se mette a repentaglio la nostra vita, insieme e prima di tutto attenta alla nostra reputazione così da confondere ogni cosa; è un metodo vecchio ma sempre in uso. Quel tipo di belva, che è il mafioso, inizia con l’adulazione dei suoi nemici ma quando si accorge di non avere presa ed allora passa ad infangare ed isolare, infine, se tutto è vano, uccide”. E aggiunge: “A questa consapevolezza si aggiunge la mia Fede, che è il Credo in Gesù, figlio di Dio nato dalla Vergine, crocifisso morto e resuscitato, cosicché l’indicibile dolore provocatomi in questi giorni è piccola croce rispetto a quella imposta al Cristo, ma completa, umilmente, quelle sofferenze sante mentre sono già beati quanti sono perseguitati a causa della fede, e quanti perseguono la giustizia. Che tutto ciò, poi, avvenga nella settimana della Passione, è un privilegio di cui non sono degno”.
Poi arriva al dunque: “Allo stesso modo e per questa ragione, caro Presidente, non posso accogliere il tuo invito affettuoso ad accettare il prestigioso incarico di assessore. L’attacco alla mia persona servirebbe in quel caso a colpire il governo, a cogliere ogni occasione per indebolire l’azione di profondo cambiamento da te avviato. Non posso, pertanto, assecondare la tua generosità volendo anche restare libero di portare avanti il mio impegno per la giustizia e la legge, senza doverlo contemperare con le esigenze di temperanza che si impongono a chi governa. Credo, anzi, di poterti essere assai più utile continuando a sostenerti come cittadino intransigente, come avvocato orgoglioso di garantire lo stato di diritto a Caino, come docente universitario impegnato a spiegare agli studenti quanto vale il loro impegno, come editore difendendo un’informazione libera ed indipendente che il mio ruolo di governo inevitabilmente potrebbe condizionare”.
A Crocetta Fiumefreddo rivolge anche un invito: “Ti chiedo, quindi, di andare avanti, di non cedere di un passo, di rendere anzi ancor più radicale l’azione del cambiamento, di mantenere il piglio ed i modi della rivoluzione”.
Non tarda ad arrivare la risposta del Governatore della Sicilia: “Caro Antonio, – scrive Crocetta – Conoscerti, al di là della querelle giornalistica di questi giorni, mi ha dato la possibilità di confrontarmi con la tue autenticità religiose e culturali. Mi ha dato prontezza del tuo impegno sociale contro ogni forma di criminalità organizzata e, soprattutto di voler rilanciare una fase più intensa di quell’impegno senza avere le mani legate da lacci burocratici. Ho sofferto insieme a te in questi giorni, con la consapevolezza di vivere il dolore espiatore e catartico della settimana santa. La sofferenza ci purifica e ci rafforza. Non potrò, per via solamente della tua indisponibilità in questo momento, averti a fianco come assessore. Ti chiedo, però’ di essere disponibile, a condurre insieme, nel ruolo che concorderemo, la lotta contro il malaffare e le mafie”.
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